Se ancora ci fosse stato bisogno di conferme, è innegabile che queste siano arrivate. La Compagnia dei giovani del Teatro Vascello è una realtà ormai più che solida del panorama teatrale italiano. Un ensemble di attori molto affiatato, che sa valorizzare, nello stesso tempo, la verve e il virtuosismo individuale e la coralità sincronica del gruppo. L’ultimo loro spettacolo (presentato in prima assoluta) è “Aladdin”, in scena fino a domenica 8 marzo al Teatro Vascello di Roma (in via Giacinto Carini 78), con repliche ogni sabato alle 17 e ogni domenica alle 15. La squadra è quasi interamente la stessa del precedente lavoro, il “Peter Pan” di Barrie, di cui abbiamo dato conto all’inizio di gennaio: sette attori (Valentina Bonci, Isabella Carle, Matteo Di Girolamo, Marco Ferrari, Valerio Russo, Pierfrancesco Scannavino, Chiara Mancuso), magistralmente guidati dalla regia di Maurizio Lombardi e resi unici dai costumi (e dalle scene) di Clelia Catalano. Il team si completa con le suggestive videoproiezioni di Paride Donatelli e le canzoni originali di Luigi Parravicini.
La storia di Aladino e della sua lampada meravigliosa, che è tra i racconti più celebri delle Mille e una notte, è arcinota. Più vicino al rifacimento disneyano dei primi anni novanta, lo spettacolo della Fabbrica dell’Attore segue le peripezie del “giovane ladro dal cuore puro”, che sconfiggerà il perfido Jabar, conquisterà il cuore della principessa Jasmine e renderà la libertà al Genio della lampada. Ed è appunto la “libertà” il carattere precipuo dello spettacolo, nelle sue varie declinazioni. Libertà creativa, anzitutto: una vera fiera della attrazioni, un tourbillon frenetico di gag, canzoni, battute, balletti, parti recitate e numeri d’arte varia, che riscuotono l’entusiasmo dei più piccoli (cui lo spettacolo è in effetti rivolto) e il caldo apprezzamento del pubblico adulto. Ma anche libertà come chiave di lettura dell’intera storia: è la ricerca della libertà ad accomunare Aladdin e Jasmine e il Genio (autore di un breve monologo davvero ben scritto e intensamente recitato), come unico spazio dove si può essere felici di se stessi e dove tutti i “desideri”, qualsiasi essi siano, davvero si realizzano.