testo, regia, interpretazione Silvia Zoffoli
Scene Leonardo Carrano
Disegno luci Camilla Piccioni
Costumi Maria Grazia Lasagna Mancini
Strutture scenografiche Carlo e Roberto Zoffoli
Produzione Associazione Culturale “FALESIA ATTIVA”
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1°premio Monologhi “Sipario Autori Italiani” 2012
1°premio Testo Teatrale “InediTO Colline di Torino” 2012
2°premio di drammaturgia “Teatro e disabilità” 2011
Spettacolo vincitore di OFFerta Creativa 2014
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Debutta anche a Milano lo spettacolo “Amalia e basta”, di e con Silvia Zoffoli, in scena il 5-6 marzo al Teatro Sala Fontana.
Vincitore di OFFerta Creativa 2014, ha ottenuto il 1° premio Monologhi al concorso Sipario Autori Italiani 2012, indetto dalla Fondazione Carlo Terron in collaborazione con la rivista Sipario, il 1°premio Testo Teatrale” InediTO Colline di Torino”2012 e il 2° premio al concorso di drammaturgia “Teatro e disabilità”2011.
“Amalia e basta” s’inserisce nella stagione del Teatro Sala Fontana come uno degli spettacoli partecipanti al Premio Sonia Bonacina 2014, volto a promuovere il lavoro delle donne all’interno del teatro e la drammaturgia al femminile.
Cosa vuol dire fare i conti con la fragilità? Accettarsi ed essere accettati per quello che si è significa vivere una contraddizione costante fra la ricerca di un’identità precisa e l’insoddisfazione nel non trovarne mai una univoca.
In una società in cui l’importanza degli aggettivi spesso supera quella del sostantivo e le etichette diventano una facile semplificazione, come si può riuscire ad affermare il valore della persona nella sua complessità e il diritto alla sua unicità?
SINOSSI: Amalia lavora come hostess di museo. Una giornata che le sembra non passare mai è occasione per ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita, quella di una ragazza come tante, che però non è come le altre: Amalia, infatti, è sorda dalla nascita. Disabilità “invisibile”, con risvolti talvolta tragicomici, la sordità è per lei una diversità con la quale confrontarsi non solo rispetto agli udenti, ma anche rispetto agli altri sordi, e soprattutto un’occasione per fare i conti con la propria identità di persona, per riuscire infine ad accettarsi per quella che è: Amalia e basta.
NOTE DI REGIA: Quello che ho voluto sottolineare è il valore dell’unicità della persona, che non è riducibile ad un solo ‘aggettivo’. Amalia non ama andare in giro con il “libretto delle istruzioni”, eppure è lei la prima a voler cercare una definizione univoca di se stessa e degli altri, la cerca e al tempo stesso la rifugge, vorrebbe appartenere ad un gruppo in cui trovare i propri simili, eppure sente gli altri ostili. La sua ironia e fresca leggerezza, in realtà, sono il risultato di un percorso di crescita personale non certamente facile che vede la sua catarsi nell’accettazione della fragilità. Se si vuole, questo vale per la sordità come per qualunque altra condizione dell’essere umano: accettarsi ed essere accettati per quelli che si è significa vivere una contraddizione costante fra la ricerca di un’identità precisa e l’insoddisfazione nel non trovarne mai una univoca. Probabilmente c’è un po’ di Amalia in ognuno di noi. Ho voluto giocare su una messa in scena basata sui colori e sulla loro combinazione, sia per l’ambientazione del testo (un museo) e le passioni della protagonista (l’arte e la pittura), sia per dare un’idea visivo-simbolica di una realtà complessa com’è quella dei sordi. Ho voluto poi lavorare su due livelli, percezione di sé e percezione degli altri, giocando su registri diversi di recitazione, per cercare di restituire, al tempo stesso, la fragilità e la forza di questa piccola grande donna.
Silvia Zoffoli