con Emanuele Dell’Aquila (chitarra), Alex Orciari (contrabbasso) e Stefano Bembi (fisarmonica)
impianto scenico di Paolo Rossi e Andrea Stanisci
musiche originali di Emanuele Dell’Aquila
canzoni di Gianmaria Testa
scritto da Paolo Rossi e Riccardo Piferi
produzione CRT Milano | Centro Ricerche Teatrali
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Conclusa con successo la prima parte delle repliche in gennaio, Paolo Rossi, ritorna sul palcoscenico del CRT/Teatro dell’Arte, nella settimana di Carnevale, dal 17 al 22 febbraio. Da vero Arlecchino, non poteva mancare l’appuntamento.
Più funambolico e lunare che mai, mescola la sua maschera – quella ormai nota a tutto il pubblico teatrale dei suoi ammiratori – con quella di un “Arlecchino nevrotico e surreale in tono con il Terzo Millennio prossimo venturo” (parole di Giorgio Strehler), figura inquietante, meno vicina alle origini bergamasche e più prossima a quella dei personaggi diabolici e farseschi della tradizione popolare francese.
Da perfetto showman, partendo dalle suggestioni nate dalla lettura di Opinioni di un clown di Heinrich Böll, Paolo arriva a raccontare la realtà di questi giorni attraverso la maschera di un moderno Arlecchino, ma soprattutto attraverso la maschera di se stesso.
Storie, ricordi, riflessioni, musiche e canzoni confluiscono in una sorta di prova teatrale aperta e in continuo divenire nella quale anche il pubblico avrà un ruolo fondamentale proprio come nei modi della più tradizionale commedia dell’arte.
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Nota di Paolo Rossi sullo spettacolo
Il titolo di questo spettacolo potrebbe anche essere Opinioni di un Arlecchino, sicuramente influenzato dal romanzo di Heinrich Böll. Così è. Capitano nella vita libri nei quali è inevitabile identificarsi con la vita del protagonista. E capita
anche che ti venga voglia di riraccontarla, raccontando te stesso o viceversa. Certo, nell’opera di Böll, il clown si serviva di una maschera per far critica a un paese che stava nel cuore di un miracolo economico; per il mio Arlecchino la situazione è capovolta.
Ma il percorso di certi comici – quando scelgono di essere voce fuori dal coro e anche se ognuno prende la propria strada – parte comunque dalla stessa via.
Del resto spesso dietro a un racconto, una commedia, un film, si nasconde la struttura di un’altra commedia, di un altro racconto, di un altro film. Nel mio mestiere, ho imparato che quando arriva qualcuno a propormi un’idea che non ha mai avuto nessuno, subito devo rispondere: se non l’ha avuta nessuno, un motivo ci dovrà pur essere!
Il mio Arlecchino, anche se suggestionato da un racconto, è una questione molto personale. Anni fa Giorgio Strehler, con cui ebbi l’onore di collaborare nei suoi ultimi anni di vita, mi spinse a confrontarmi con questa maschera. Mi diede alcuni consigli illuminanti: “cerca di adattare al saltimbanco i tuoi monologhi da stand-up. Che cosa resterà? Da lì improvvisa e assembla… non essere filologico, fallo tuo, se proprio vuoi pensa al primo Arlecchino, quello che andava e veniva dall’aldilà all’aldiquà, più infernale e sulfureo”.
Il destino non volle che si portasse a compimento questa impresa, ma ora si ripresenta l’occasione e chiaramente tengo a mente quei consigli lontani. Non solo. Voglio approfondire un mio modo di vedere e far conoscere il teatro popolare… Così come ho fatto nei miei ultimi lavori, come ho descritto nel mio libro La commedia è finita.
Per questo nel mio Arlecchino saranno presenti l’attore, il personaggio – o se volete la maschera, anche senza maschera – e la persona che lo interpreta. Sarà uno spettacolo del tipo in prova. Assieme a un paio di compagni d’avventura, saltimbanchi musicanti, cercheremo di immaginare insieme al pubblico come adattare a commedia dell’arte il nostro mestiere e anche parte del nostro repertorio; come possiamo trovare nuove strade, dati i tempi in cui vivono i nostri teatri.
Come capitò a molte compagnie nei tempi d’oro della commedia dell’arte, queste strade potrebbero portare anche all’estero, oppure per strada, punto e basta.
Il canovaccio avrà un tormentone: ma se andassimo in una birreria di Amburgo, come potremmo adeguare Arlecchino a quel luogo per sbarcare il lunario?
E se andassimo a Las Vegas? O a Khartoum? E così via… Alla fine sarà il pubblico che deciderà se dobbiamo rimanere o è meglio andare chissà dove.
Lo spettacolo sarà un assemblaggio di monologhi, canzoni in divenire, fatti personali, ricordi, sogni, storiellette e riflessioni sia sulla professione del comico oggi sia su quel che accade nel nostro Paese.
Quindi molta improvvisazione, interazione con il pubblico, per cui come sempre sarà uno spettacolo ogni sera sempre differente. Parental Advisory – Explicit Lyrics.
Paolo Rossi
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Teatro dell’Arte
Viale Alemagna, 6 – 20121 Milano
tram 1, 19, 27 – autobus 57, 61, 94
M 1 e 2 Cadorna Triennale
BikeMi 33
la sede è accessibile alle persone con disabilità
orari spettacolidal martedì al venerdì ore 20.30
sabato ore 19.30
domenica e festivi ore 16.00
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Biglietti
€ 25/22, € 22/20 convenzionati, € 17/15 under 30, € 10/8 under 14,
€ 12.50/11 over 65
biglietteria Teatro dell’Arte
tel. 02 72434258
orari di apertura: dal martedì al venerdì 14.30>19.30
sabato 10.30>18.30
domenica 10.30 >15.00
lunedì chiuso
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Biglietti on line
con l’opzione print-at-home si ha diritto a presentarsi in teatro all’orario d’inizio dello spettacolo
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Info
www.crtmilano.it
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twitter.com/CRT_milano