di G.Donati, J.Olesen e T.Keijser
con Giorgio Donati e Jacob Olesen
regia G.Donati, J.Olesen e T.Keijser
————
È la serata inaugurale della 18° edizione del Festival di Teatro e Musica SCENARI PAGANI
Non si vedono ancora, ma già si sentono. E nel buio (è sempre magica, gravida di promesse, avvolgente nella sua incerta opacità, la dimensione del buio che precede l’esplosione della luce) filtrano schiamazzi, borbottii, ronzii, vibrazioni, rumori, fragorosi vocalizzi come petardi che annunciano lo scoppio imminente dei fuochi d’artificio. E già si percepisce l’eccitazione di qualcosa che sta per accadere: è palpabile l’impazienza. La curiosità aumenta e si sbircia ai lati da dove si sentono le voci.
Il pubblico è pronto, è caldo. È qui la festa!
Comincia fuoriscena lo spettacolo, in un crescendo dinamico di voci indistinte: due piloti ai comandi di elicotteri o forse piccoli aerei in avvicinamento: non si capiscono le parole, ma arriva la concitazione e la convulsa frenetica sonorità del grammelot. Finalmente eccoli! Due attori, due cappelli con i paraorecchie inamidati e tesi come ali di un, non meglio identificato, veicolo volante, in formazione aerea. Uno avanti, l’altro dietro, con le braccia aperte, planano in caduta libera sulla scena Jacob Olesen, alto, allampanato e danese e Giorgio Donati, vivace, guizzante ed italiano. Dopo innumerevoli giravolte, spirali, sorpassi e peripezie si fermano a riprendere fiato ed ossigeno da una maschera che si passano l’un l’altro e che li rende ancor più euforici. Cosa può fare un po’ di aria buona! I due strampalati piloti kamikaze giapponesi, togliendosi i particolarissimi cappelli, si inchinano al pubblico.
È l’ inizio travolgente di uno spettacolo esilarante, impertinente, coinvolgente, intelligente, effervescente, dove l’apparentemente niente diventa suadente. Il talento non mente ma rifulge splendente.
Due grandi attori, musicisti, mimi, funamboli della parola e del gesto, rumoristi, due esperti artigiani del teatro si divertono a regalare generosamente frammenti di gioia con la loro maestria. Ogni espediente è pretesto per una gag . Un fazzoletto in testa, una gonna colorata ed ecco Giorgio Donati trasformato in graziosa fanciulla, improvvisata maestra di danza americana. Ed arriva il momento della luce in sala: si cerca un volontario. Gli spettatori diventano scolari tremanti che si nascondono per sfuggire all’interrogazione. Ma il gioco del coinvolgimento riesce sempre e si va avanti ad imparare i passi di una divertentissima “Oh Susanna” suonata da Jacob Olesen.
Il pubblico è conquistato e partecipa convinto, sottolineando con applausi gli irresistibili sguardi e le straordinarie espressioni dei due sul palco che sono ormai beniamini di ogni spettatore.
L’atmosfera è calda e familiare, quasi dimenticata la distanza fra platea e palco, e quando Giorgio Donati si concede un assolo di “ cucchiai e gambe” o quando suona un bidofono (uno strumento musicale della famiglia dei cordofoni pizzicato composto da una corda tesa ed un bidone rovesciato in funzione di cassa di risonanza) sembra una festa in famiglia, una sagra di paese, siamo al circo, al cabaret, in palestra, in una sala da ballo, siamo a TEATRO, che ben raccoglie e rappresenta le tante situazioni di vita vissuta.
Tanti anni fa un bambino cantava una canzone al Festival dello Zecchino d’oro “Fammi crescere i denti davanti... Sono due ma mi sembrano tanti” ed è proprio così. Spesso la realtà è soggettiva: non è sempre vero ciò che è vero, ma è vero ciò che sembra vero. Sono due gli attori in scena, ma sembrano tanti, perché tanti sono i personaggi che interpretano in un caleidoscopico vorticoso continuo cambio di ruoli, circostanze e situazioni. Un singolare vampiro, un diroccato castello in Transilvania, un improbabile dentista e un malcapitato paziente, due sadici circensi ammaestratori di un criceto che non vuole farsi sparare dal cannone, presentatore e concorrente di un gioco a premi, spericolati motociclisti e… si potrebbe andare avanti ancora per molto.
Ma come ogni bel gioco anche questo spettacolo giunge al finale. Applausi calorosi.
Ed ecco un’ultima sorpresa: appaiono scale invisibili da cui Giorgio Donati e Jacob Olesen salgono e scendono imperterriti con impareggiabile disinvoltura, regalando un’ultima chicca “le scale mobili” salutano il pubblico e scompaiono , ma nell’aria rimane la magnifica vibrazione positiva dello scambio energetico tra pubblico e attori. Non sempre accade, ma stasera siamo tutti più rilassati e contenti grazie a loro.
Capacità, esperienza, bravura, mai ostentate ma presentate con calda umanità. È Amore, è Passione pura. Finisce lo spettacolo e già la nostalgia si infila sottopelle: speriamo di rivederli presto perché sono dei veri Artisti!