Franco Branciaroli si confronta per la prima volta con Luigi Pirandello e porta in scena il dramma storico Enrico IV, uno dei testi meno rappresentati e più ostici del premio Nobel di Girgenti e alquanto ostico da rappresentare. Sotto l’aspetto storico e la vicenda della follia simulata di Enrico IV, si cela ancora una volta e genialmente tutta la complicata e drammatica poetica pirandelliana che vede l’uomo fra realtà e finzione, vita e forma, follia e ragione, alle prese con le famigerate maschere pirandelliane. Enrico IV-Branciaroli, mattatore in scena, istrionico protagonista dalle mille sfaccettature, ora tragico, ora ironico, disincantato o severo, dopo Il teatrante e Servo di scena mette nel curriculum un nuovo personaggio di attore in qualche modo confrontandosi con un ruolo già cavallo di battaglia di grandi attori.
La storia è nota: un uomo vive rinchiuso da 20 anni credendo d’essere Enrico IV di Germania, il re che su scomunicato da papa Gregorio VII nel corso della lotta per le investiture, dopo una caduta da cavallo nel corso di una rievocazione storica, una cavalcata in maschera. In realtà ha riacquistato la ragione tenendolo celato a tutti e ha capito che la donna che ha sempre amaro, Matilde Spina (la brava Melania Giglio in versione biondo platino), è diventata l’amante del barone Tito Belcredi (Giorgio Lanza) colui che in pratica lo ha fatto cadere da cavallo. Con consimata padronanza, Branciaroli gigioneggia con dolorosa introspezione e ironia nel lungo monologo quando rivela ai suoi cavalieri, di aver riacquistato la lucidità, ma di continuare a fingersi pazzo per sfuggire a una vita inutile popolata da persone mediocri. E se le realtà è talmente insopportabile da continuare a fingersi pazzo agli occhi altrui, è proprio la pazzia che gli consente di attuare la sua vendetta.
La vicenda si svolge fra i costumi medievali o moderni creati da Margherita Palli che ha curato anche le scene a piani inclinati di decorati con arazzi e ritratti principeschi e il realistico dipinto di uno sfacciato cavallo che guarda con sfida la platea o infantili cavallucci di legno e gli abiti medievali o moderni. Nel suo primo Pirandello e alle prese con un personaggio così imponente, la regia di Branciaroli si concentra non solo visivamente e linguisticamente su Enrico IV (personaggio centrale di cui tra l’altro non si conosce neppure la vera identità), ma cerca di valorizzare anche gli altri personaggi restituendo se non pari, maggiore importanza. Il risultato è uno spettacolo davvero molto pregevole e di intrinseca qualità artistica. In scena fino al 1 marzo al Teatro Parioli Peppino De Filippo di Roma.