Giorgio Albertazzi è un Maestro! Acclamato protagonista del Teatro Italiano è un Mito Assoluto, un Orgoglio Nazionale!
È un personaggio che vive la sua lunga vita sulle tavole del palcoscenico e recita se stesso, anche quando non recita. Recita da così tanto tempo da essere Attore anche sul passaporto: “Sul mio passaporto c’è scritto: attore – racconta – In realtà faccio anche il regista, lo sceneggiatore, lo scrittore, il riduttore di romanzi per la televisione e l’autore teatrale”.
Anche a Salerno ha regalato la sua arte presentando il suo particolarissimo Shylock.
Non più “l’ebreo rachitico, obliquo ed incartapecorito…anzi, è uno splendido condottiero, un ipnotico sciamano che si muove tra le calli… – Così Giancarlo Marinelli nelle sue note di regia – Shylock per me è magnetico, irresistibile, perfettamente padrone di ogni avventura e sventura, tanto da rendersi conto, nel processo finale, che Porzia si è travestita da giureconsulto: è Shylock che decide di chinare il capo, di perdere tutto. Di tornare giovane dentro a Porzia. Sì, Shylock è l’uomo più bello e più giovane che io conosca. È Giorgio Albertazzi” Ed è proprio così! È ancora bello nella sua istrionica presenza scenica, è ancora il seduttore che incantò il pubblico televisivo con l’interpretazione del principe Myskin “Dopo l’Idiota vissi un momento di euforia (tanto breve che dura ancora!) che definirei misticheggiante: la gente mi credeva il principe Myskin e a me la cosa non dispiaceva: tenni i capelli biondi e mi convinsi, anzi, che i miei capelli erano stati sempre di quel colore – così Albertazzi racconta nella sua autobiografia “Un Perdente di successo”.
“… dopo la quarta puntata, fu pubblicato un comunicato sotto il titolo Record: L’Ufficio Opinioni della RAI-TV, fatti gli abituali sondaggi dopo le quattro trasmissioni de L’Idiota nella riduzione e nell’interpretazione di Giorgio Albertazzi ha concluso che ‘l’indice di ascolto’ è stato il più alto finora registrato: dodici milioni di adulti hanno visto ognuna delle quattro puntate. L’indice di gradimento ha toccato punte del 95%”
Ma già prima – in una rubrica intitolata “Dizionario innocente del Teatro italiano”, che sfornava ritrattini pungenti – così si si parlava di lui – (forse la firma T. si riferiva a Carlo Terron): – Albertazzi Giorgio: giovane attore in vertiginosa ascesa con rimbalzi sempre più energici dal cinema al teatro e viceversa….Aspetto modesto ma ambizione luciferina… si distingue per l’estrema sensibilità nevrotica della recitazione e per l’espressione della maschera sofferente. Scoperto dalla televisione sta per diventare un divo dello schermo fluorescente. I suoi primi piani già tormentano i sogni inconfessabili delle telespettatrici settentrionali in attesa di raggiungere sempre più vasti territori di notturne fantasie femminili mano a mano che la televisione si estenderà verso il sud. –
Era l’Italia degli anni Cinquanta! E ora nel 2015 è ancora lui, Giorgio Albertazzi, magnifico seduttore, ad incantare le platee.
Salerno gli ha voluto dedicare una targa, in riconoscimento dei suoi alti meriti e Giorgio Albertazzi la riceve dalle mani del vice sindaco Enzo Napoli, a fine spettacolo, con la sua solita ironia.
Erano tredici in scena, lui al centro, con i suoi giovani dodici allievi, e così parlò: “Credo di essere l’uomo più targato d’Italia! Ho pensato di attrezzare una parete della mia casa con tutte le targhe che ho ricevuto” e poi non risparmia la sua ramanzina “Ci sono vari tipi di amore: mia nonna, che pure amava mio nonno, la sera a letto non si svestiva ma alzava la sua camicia da notte di quel poco che occorreva alla bisogna… Ecco voi stasera ci avete amato, avete amato lo spettacolo, ma in quella maniera lì, un po’ contegnosa!”
Siamo partiti dalla fine per raccontare uno spettacolo che tutti già conoscono. È una storia di amicizia che vede Antonio (un bravo Franco Castellano, che il pubblico conosce per i suoi ruoli televisivi) pronto ad indebitarsi per aiutare Bassanio (un poliedrico Francesco Maccarinelli), innamorato di Porzia (Stefania Masala), alle prese con l’indovinello dei tre scrigni (indovinata la soluzione delle tre ancelle-scrigno Alessandra Scirdi, Erika Puddu, Francesca Annunziata). Gli amori si intrecciano risplendendo nella giovinezza (nucleo centrale della lettura del regista Giancarlo Marinelli) di Graziano (un brillante Diego Maiello) di Nerissa (Vanina Marini) di Jessica (Ivana Lotito) e di Lorenzo (Simone Vaio).
Molto ben caratterizzata la figura del Doge (un divertente Paolo Trevisi) ed infine molto accattivante la figura di Job (una divertente Cristina Chinaglia.
L’allestimento si avvale delle scene di Paolo Dore, che affida l’immagine di Venezia ad un ponte che attraversa la scena da quinta a quinta e che poi diventa casa, prigione, tribunale ecc.) Belli i costumi di Daniele Gelsi. Perfetto il disegno luci di Luca Palmieri.
Una serata speciale (fuori abbonamento) in onore di Giorgio Albertazzi, a cui diciamo grazie per tutta la sua vita dedicata all’Arte.