Niente di mestamente angoscioso, anzi uno spettacolo assolutamente esilarante con una superba Silvana Fallisi, attrice di origine siciliana ormai naturalizzata ‘nordica’, che, ricordando usi e costumi della sua amata terra – complice l’elegante regia di Corrado Accordino – ha costruito insieme all’intelligente penna di Michela Tilli una pièce che riesce a fornirci forti pennellate sull’ambiente provinciale di questa bella isola.
In una serata dei mitici anni ’60, in cui la massa è infervorata nelle lotte politiche tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista in vista delle lezioni, in un remoto paese siculo, Tanina, una maestra elementare anzi la decana della zona – ancora piacente, ma carica di inibizioni e complessi dalla punta dei capelli fino alle unghie dei piedi tanto da avere partorito una passione quasi morbosa per i funerali – si reca con sincera e orante devozione verso la casa della sua collega Vituzza, passata a miglior vita, per dare inizio alla veglia funebre, cerimonia di aggregazione tipica nel passato in quelle zone anche per esorcizzare un evento tanto doloroso.
Ormai avvezza a tali riti, porta in una capiente borsa il materiale di prima necessità tra cui un bel crocifisso con cui, memore di Fernandel, inizia una serie di riflessioni con un Salvatore che tendenzialmente silente è quasi costretto a rispondere con la mediazione della loquace Tanina.
Dopo la mesta condivisione del dolore, dall’intimo della nostra ‘eroina’ fuoriesce ribollendo una colata di lava sempre più strisciante di delusioni, frustrazioni, mortificazioni, insuccessi e avvilimenti che evidenziano il carattere represso e pieno di pregiudizi, gelosie e oscurantismi di un’isolana che, orgogliosa e sicura nel suo micromondo di apparenze costruite a fatica in anni di onorato servizio (non sempre così super partes e volto al bene dei pargoli), sente come una vera e propria iattura l’arrivo di una collega milanese estroversa, disinibita ed espansiva che la scalza dai piccoli e all’apparenza insignificanti privilegi ottenuti negli anni.
Tra un segno della croce e una giaculatoria si vanno acuendo l’eruzione di scontento e di umiliazione repressi e lo stupore per essere l’unica che si è presentata in casa della morta per allestirne la veglia funebre, ulteriore riprova della posizione peccaminosa della ‘nordica’ abusiva, rivoluzionaria e dalla casa disordinatissima, la cui passione per la modernità tuttavia rappresenta una tentazione…
Ogni tanto uno sguardo nella stanza dove giace riversa l’apparente amica, in verità la terribile antagonista-rivale finché la realtà disvela una situazione paradossale: perché non approfittarne allora per cercare di portare comunque a buon fine il proprio sogno distruttivo per riconquistare il ‘potere’ perso?
Uno spasso continuato che rivela la capacità di compiere un’analisi assolutamente convincente di situazioni sociali così diverse e contraddittorie e una satira nei confronti di bigottismo, conformismo, connivenza, mafia… grazie a una recitazione appassionata e trascinante in cui spuntano giocoforza espressioni in lingua siciliana: perché non consegnare un glossarietto di 15/20 parole tradotte per dare a tutti gli spettatori il piacere di godere meglio della mordente ironia della pièce? da non perdere per la singolare piacevolezza!