di Stefano Massini
regia Alessandro Gassmann
con Ottavia Piccolo
e con Paola Di Meglio, Silvia Piovan, Olga Rossi, Maiga Balkissa, Stefania Ugomari Di Blas, Cecilia Di Giuli, Eleonora Bolla, Vittoria Corallo, Arianna Ancarani, Stella Piccioni
scenografia Gianluca Amodio
costumi Lauretta Salvagnin
light designer Marco Palmieri
musiche originali Pivio&Aldo De Scalzi
videografie Marco Schiavoni
foto di scena Ombretta De Martini
aiuto regista Emanuele Maria Basso
organizzazione Massimo Tamalio
produzione ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Stabile Dell’Umbria, Teatro Stabile Del Veneto
Durata: 1h e 30, atto unico
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Da martedì al Teatro Goldoni di Firenze Ottavia Piccolo guida un cast di 11 donne in difesa della dignità del lavoro e contro l’insicurezza di un domani senza più diritti. Ispirato a una storia vera, 7 minuti è un ‘dramma proletario’, dolente e contemporaneo, scritto dal fiorentino Stefano Massini, autore anche dell’ultimo spettacolo di Luca Ronconi, e diretto da Alessandro Gassmann. Un Consiglio di Fabbrica che sfugge al teatro documento, un ring di teatro di parola che interroga l’Europa dilaniata dalla crisi economica.
È il gennaio 2012. 11 donne, in rappresentanza di più di duecento operaie tessili e impiegate di Yssingeaux, nell’Alta Loira, in Francia, devono votare a maggioranza se accettare o respingere la proposta dei nuovi proprietari della fabbrica. Laddove tutte temevano licenziamenti e tagli di stipendio, l’inattesa proposta dei dirigenti consiste nel rinunciare a 7 minuti su 15 della pausa pranzo. Partendo dalla riunione di quel Consiglio di Fabbrica, Stefano Massini affronta con 7 minuti la lotta di sopravvivenza nel mondo del lavoro dipendente.
“Su quella riunione ho costruito tutto”, dice Massini, “e con grande passione, perché mi sembrava straordinario ritrarre in scena il mosaico estremo di quel conclave tutto di donne, chiamate a votare ‘sì o no’ non solo alla propria sorte, ma anche a quella di chissà quante altre fabbriche nell’Europa della grande crisi.”
Il 35enne fiorentino, Premio Ubu Speciale 2013 ‘per il complesso della sua drammaturgia’, autore anche di Lehman Trilogy, l’ultimo spettacolo di Luca Ronconi, scrive per la scena una vera e propria battaglia, combattuta da eserciti di sole donne che cambiano posizione e alleanza, in un cammino sofferto che le porterà, forse, alla ribellione. Non è consueto assistere a un ring di teatro di parola dove si scontrano dall’inizio alla fine ben 11 protagoniste raccolte dal regista Alessandro Gassmann intorno a una straordinaria Ottavia Piccolo, storica Angelica dell’Orlando Furioso ronconiano, che ha con Massini un sodalizio ultradecennale, protagonista di ben sette dei suoi testi.
“Il linguaggio di Massini è vero, asciutto, credibile, coinvolgente”, interviene Gassmann, “molto attento e preciso nel descrivere i rapporti e i percorsi di vita di 11 donne, madri, figlie, tutte appunto diverse tra loro, ma capaci di raccontarci un’umanità che tenta disperatamente di reagire all’incertezza del futuro.”
Per Ottavia Piccolo Massini ha creato il personaggio di Bianca, l’operaia più anziana del gruppo, eletta portavoce. Accanto a lei ci sono altre dieci attrici dai 20 ai 50 anni, per uno spaccato impressionante del mondo femminile nell’Italia di questi anni: Paola Di Meglio, Silvia Piovan, Olga Rossi, Maiga Balkissa, Stefania Ugomari Di Blas, Cecilia Di Giuli, Eleonora Bolla, Vittoria Corallo, Arianna Ancarani, Stella Piccioni. Una manciata di minuti contro i licenziamenti e il mantenimento del posto. Cosa sono? Nulla. Ma Bianca, che Ottavia Piccolo disegna con intelligente passione, comincia a seminare con le parole i primi dubbi. Nello schema del voto di un gruppo – come accade ne La parola ai giurati di Reginald Rose del 1954, portato al cinema da Sidney Lumet nel ’57 e in teatro dallo stesso Gassmann nel 2008/2009 – emergono le linee di conflitto fra le diverse generazioni, etnie, posizioni sociali.
“Ottavia Piccolo rappresenta, tra questi undici caratteri, la possibilità di resistenza”, commenta il regista, “il tentativo di far prevalere nel caos la logica, la giustizia, una sorta di ‘madre coraggiosa’ che tenta di indicare una via alternativa.”
Per 7 minuti Alessandro Gassmann ha chiesto allo scenografo Gianluca Amodio e alla costumista Lauretta Salvagnin un’ambientazione realistica: l’azione si svolge, infatti, nello spogliatoio della fabbrica, un tavolo, alcune sedie, lungo le pareti gli armadietti delle dipendenti, che sopra agli abiti di tutti i giorni portano i grembiuli da lavoro. Le luci di Marco Palmieri descrivono il passare del tempo, scandito anche dalle musiche originali di Pivio&Aldo De Scalzi. Le videografie di Marco Schiavoni evocano gli esterni della fabbrica, che, a tratti, danno forma ai pensieri e alle emozioni taciute delle 11 operaie.
“Il disegno registico, come mia abitudine, si concentra sul tentativo di dare verità a queste anime”, afferma Gassmann, “descrivendone, in una scenografia iperrealista, tutte le diversità, emozioni, incomprensioni, tentando, come sempre, di amplificare le emozioni già presenti nel testo. Il teatro può davvero essere luogo di denuncia senza mai rinunciare alla produzione di emozioni, questo ho fatto finora e continuo a fare con 7 minuti”.
11 donne, in balia della paura di perdere il lavoro, costrette a uno sforzo eroico di raziocinio per non cedere alla legge della necessità che la Dirigenza della loro fabbrica tenta di usare come strumento di tacito ricatto, per offuscare la loro dignità. La discussione è condotta da Bianca su un piano di logica sottile, obbedendo a una scomoda quanto irrinunciabile etica del lavoro che sembra opporsi al buon senso, dettato dalla necessità.
“La loro storia è una radiografia del presente”, conclude Massini, “in ognuna di loro – nelle storie di ognuna di loro – c’è il paradigma di qualcosa che ci riguarda, ci tocca, e merita di comporre il mosaico di una narrazione contemporanea.”
Il dramma non finisce: l’azione si interrompe prima della dichiarazione di voto dell’operaia che, con la sua scelta, determinerà la maggioranza dei sì o dei no. Il teatro non dà risposte, ha solo domande su cui riflettere e far riflettere.
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Interviste a Stefano Massini e Alessandro Gassmann
Stefano Massini
Come le è nata l’idea di scrivere 7 minuti?
“Ci sono storie che ti vengono a cercare. Sembra che facciano davvero di tutto per essere raccontate, per essere scritte. Una di queste ha raggiunto e conquistato me, e ha a che fare con le operaie tessili di Yssingeaux, nell’Alta Loira. Il fatto di cronaca risale al gennaio 2012, e ha riempito i giornali d’Oltralpe: d’altra parte poteva passare inosservato quel braccio di ferro così spietato fra le dipendenti – tutte donne – di uno dei massimi colossi industriali francesi e i nuovi dirigenti subentrati al controllo? La storia delle operaie di Yssingeaux mi ha dato la caccia per vari mesi. Non potevo aprire un quotidiano o cliccare su una pagina web senza trovarmi di nuovo davanti quei visi femminili, assortiti di ogni età, impegnate in una difesa epica – antica eppure modernissima – della propria dignità di lavoratrici.”
Come raccontare tutto questo in teatro?
“Il pretesto me l’ha fornito, come sempre, non il filone principale bensì uno dei tanti aneddoti di cui è costellata la drammatica trattativa di quei giorni: la lunga riunione del consiglio di fabbrica che doveva decidere se accettare o meno una rinuncia ai propri diritti acquisiti. Su quella riunione ho costruito tutto. E con grande passione, perché mi sembrava straordinario ritrarre in scena il mosaico estremo di quel conclave tutto di donne, chiamate a votare ‘sì o no’ non solo alla propria sorte, ma anche a quella di chissà quante altre fabbriche nell’Europa della grande crisi. Come in tante occasioni – di cui la Storia è piena – si ha davvero la sensazione che nel piccolo di quella riunione a Yssingeaux si sia realizzato il modello in miniatura del più tremendo dramma del nostro tempo: il dibattito fra quelle undici donne, diversissime, è in fondo il sismografo di un inizio secolo iper-contraddittorio in cui la bussola del lavoro sbanda impazzita, tirando nel vortice la stessa identità del cittadino europeo moderno.”
Cosa rappresenta per lei la lotta di queste 11 donne?
“La loro storia è una radiografia del presente, in ognuna di loro – nelle storie di ognuna di loro – c’è il paradigma di qualcosa che ci riguarda, ci tocca, e merita di comporre il mosaico di una narrazione contemporanea. Ecco perché ho ceduto alla pressante preghiera di quelle donne, che dalle foto dei giornali mi chiedevano di essere raccontate. E se nell’immediato dopoguerra, Reginald Rose con La parola ai giurati utilizzò l’espediente geniale di una composita giuria per scandagliare i fondali limacciosi della società americana, io sono convinto che un consiglio di fabbrica possa quanto mai servire, oggi, per indagare i movimenti tellurici dell’Europa dilaniata dagli spread.”
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Alessandro Gassmann
Di cosa parla 7 minuti?
“In questo passaggio storico 7 minuti è il testo che andavo cercando. Parliamo di lavoro, di donne, di diritti, dando voce e anima a 11 protagoniste operaie che ci permetteranno di raccontare con le loro diverse personalità̀, le paure per il nostro futuro e per quello dei nostri figli, le rabbie inconsulte che situazioni di precarietà̀ lavorative possono scatenare, le angosce che il mondo del lavoro dipendente vive in questo momento. Il linguaggio di Massini è vero, asciutto, credibile, coinvolgente, molto attento e preciso nel descrivere i rapporti e i percorsi di vita di undici donne, madri, figlie, tutte appunto diverse tra loro, ma capaci di raccontarci un’umanità che tenta disperatamente di reagire all’incertezza del futuro”.
Chi è Blanche interpretata da Ottavia Piccolo?
“Ottavia Piccolo rappresenta, tra questi 11 caratteri, la possibilità di resistenza, il tentativo di far prevalere nel caos la logica, la giustizia, una sorta di ‘madre coraggiosa’ che tenta di indicare una via alternativa.”
Per cosa si caratterizza la sua regia?
“Il disegno registico, come mia abitudine, si concentra sul tentativo di dare verità a queste anime, descrivendone, in una scenografia iperrealista, tutte le diversità, emozioni, incomprensioni, tentando, come sempre, di amplificare le emozioni già presenti nel testo. Il teatro può davvero essere luogo di denuncia senza mai rinunciare alla produzione di emozioni, questo ho fatto finora e continuo a fare con 7 minuti”.
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BIGLIETTI
INTERI
Platea € 15,00 ● Posto palco € 12,00
RIDOTTI (escluso domenica) OVER 60, UNDER 26, SOCI UNICOOP FIRENZE
Platea € 12,00 ● Posto palco € 10,00
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BIGLIETTERIA
Teatro della Pergola
via della Pergola 18 – Firenze
Tel. 055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com.
Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.
Online su www.teatrodellapergola.com e tramite la App del Teatro.
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