Leggero come una pochade, divertente come un vaudeville, esilarante come una farsa: Quattro buffe storie, il nuovo spettacolo di Glauco Mauri e Roberto Sturno in scena al Teatro Parioli di Roma propone quattro atti unici di Pirandello e Cechov reinterpretati dalla maestria di due grandi attori. Lo spettacolo, molto godibile e piacevole, ma di altissimo livello, offre tutta la leggerezza del sorriso, la comicità dell’assurdo e un poetico tocco di malinconia attraverso quattro testi minori, Cecè – La patente di Pirandello e Domanda di matrimonio – Fa male il tabacco di Cechov, di due pilastri del teatro che apparentemente si trovano agli antipodi. Divertente come una pochade, l’atto unico Cecè (scritto per il teatro nel 1913) prende vita in una Roma in cui cinismo e corruzione vanno di pari passo, mentre nella celeberrima La patente, dramma e farsa si mescolano sapientemente nell’inconfondibile tocco pirandelliano fra l’essere e l’apparire. La seconda parte dello spettacolo si pone all’insegna della continuità con Domanda di matrimonio di Cechov, brillantissima farsa che diventa essenza stessa della comicità fino a subire uno stacco-rottura con Fa male il tabacco, piccolo grande capolavoro di Cechov in cui uno strepitoso Mauri si cala nei panni logori di un conferenziere improvvisato confessando al pubblico di una vita meschina e inutile e chiudendo lo spettacolo con un ineguagliabile tocco di poesia pura.
“Un piccolo scrigno con quattro piccole perle per raccontare il contrasto fra la leggerezza ironica di Cechov e il tocco graffiante di Pirandello” aveva detto Glauco Mauri parlando di Quattro buffe storie in occasione della presentazione della stagione del Parioli. E se come sempre Glauco Mauri e Roberto Sturno sono strepitosi, qui calandosi e si trasformandosi abilmente in personaggi che appaiono quasi come tremende caricature, ma sempre perfettamente controllate, il monologo di Mauri nel testo finale di Cechov quando cerca di riscattarsi aprendosi al pubblico è commovente e accorato quasi a creare una sorta di tragico bilancio dei testi precedenti. Deliziosa l’idea di aprire e di chiudere con il titolo dell’atto unico scritto e poi cancellato dagli attori sulle tende. Accanto a Mauri.-Sturno, sul palco del Parioli in Quattro buffe storie, si annoverano la presenza preziosa Laura Garofoli, bravissima nei ruoli molto diversi, quasi irriconoscibile e dell’ottimo Mauro Mandolini, perfettamente a suo agio anche nella prosa farsesca. Sul palco anche Amedeo D’Amico, Lorenzo Lazzarini, Paolo Benvenuto Vezzoso. Le scene di Giuliano Spinelli si aprono su quattro diversi ambienti borghesi, custoditi da una sorta di carta da parati lavorata e i costumi d’epoca sono di Liliana Sotira, le musiche Germano Mazzocchetti. Lo spettacolo è davvero un piccolo gioiello per la bravura degli attori, la tenuta registica, la scelta di svelare con tocco leggero, ma intelligente le due anime di Cechov e di Pirandello: assolutamente da vedere resta in scena al Teatro Parioli di Roma fino al 15 febbraio.