I sei personaggi messi in scena al Teatro Puccini da Gabriele Lavia è uno spettacolo di straordinaria intensità, uno spettacolo assolutamente da non perdere. Tutte le declinazioni in cui si sviluppa la drammaturgia: scene, recitazione, suono, luci, movimento scenico degli attori (considerato il numero di può dire delle masse) sono rigorosamente coniugate. Merito di un grande Gabriele Lavia che si sdoppia nel ruolo di regista e in quello di eccezionale attore. Dobbiamo ringraziarlo anche per non aver ceduto alla tentazione (ammesso che non l’abbia mai avuta) di rileggere Pirandello alla luce di approfondimenti in chiave psicologica, sociologica o “modernista”o semplicemente provocatoria.
Veniamo alla storia. Il dramma narra di un capocomico che, mentre prova sulla scena “Il giuoco delle parti” di un certo Pirandello, vede entrare sul palcoscenico sei misteriose figure che vagano in preda ai loro sentimenti e tormenti si presentano come “personaggi” (il Padre, la Madre, la Figliastra, il Figlio, il Giovinetto, la Bambina) e cercano di convincere il capocomico a rappresentare il dramma che nessun autore ha voluto scrivere.
Cominciano così, quasi a forza, a narrare il loro dramma al capocomico (allora il regista non esisteva), il quale dapprima si dimostra disinteressato e innervosito poi, man mano che si va avanti nella storia, accetta di esaminare la possibilità di ricavarne un testo teatrale. Il canovaccio è melodrammatico: il Padre, dopo essersi accorto che la Madre ama un suo impiegato, la caccia di casa e affida il figlio legittimo ad una balia. Ma quando l’impiegato muore, la Madre, con i figli illegittimi: la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina, si trova in una grave situazione finanziaria ed è costretta ad andare a lavorare come sarta da Madama Pace, la quale ricatta la Figliastra e la obbliga a prostituirsi. Nella “bottega” di Madama Pace la Figliastra è sul punto di unirsi in un rapporto col Padre che non riconosce, quando interviene la Madre ad impedire l’incesto. Il sipario cala. La rappresentazione riprende ed è ambientata, stavolta, in un giardino dove la madre scopre la bambina affogata nella vasca e scorge dietro un albero la figura del Giovinetto che si spara un colpo di pistola, mentre la Figliastra si avvia per sempre sulla strada della perdizione. Amen.
Pirandello ha voluto rappresentare il dramma dei personaggi (cioè dell’immaginazione) e quello degli attori, quindi il dramma nel dramma, la finzione della finzione mettendo in scena una sorta di happening ante litteram.
Per il drammaturgo agrigentino la verità oggettiva non esiste, l’uomo diventa una persona solo sotto lo sguardo degli altri e assume tanti ruoli e tante maschere, quante sono le persone che lo vedono. I sei personaggi sono diversi perché ognuno di loro vive una parte diversa dello stesso dramma. È il dramma della solitudine. Tutti gli accadimenti teatrali sono collegati non da un fatto narrativo, ma da un’empatia teatrale. È uno sviluppo di casi angosciosi, di inibizioni e frustrazioni che Corrado Alvaro definisce come “Il dramma della memoria delle offese patite”. Quel Padre è insieme il grande “raisonneur” pirandelliano e una tragica ambigua figura un po’ carnefice, un po’ vittima, quella Figliastra succinta e provocante diventa con forza e dolcezza l’angosciato fantasma pirandelliano, quella madre dal volto velato di nero, quel loro intreccio inestricabile di ragioni suscitano una grande emozione.
Il bravissimo Gabriele Lavia è un lucido, determinato e commosso padre, la Figliastra interpretata con grande intensità (forse con eccessivo ricorso al linguaggio del corpo) dalla figlia Lucia Lavia è una creatura angosciata che nel finale esaspera i toni dell’asprezza e della rabbia, Rosy Bonfiglio, è una madre di dolorosa efficacia.
Michele Demaria interpreta con parodistica bravura la parte del capocomico nell’impostare la recitazione degli “Attori” sconcertati e straniti dall’apparizione dei sei personaggi.
Di ottimo livello tutti gli altri attori: Il Figlio Andrea Macaluso, Il Giovinetto Ludovica Apollonj Ghetti, La Bambina Sveva Catelani, Madama Pace Marta Pizzigallo, La Prima Attrice Giulia Gallone, Il Primo Attore Mario Pietramala, La Seconda Donna Giovanna Guida, L’Attrice Giovane Malvina Ruggiano, L’Attor Giovane Luca Mascolo, Un altro attore Daniele Biagini, Un’altra attrice Maria Laura Caselli, Un’altra attrice Anna Scola, Il Direttore di Scena Carlo Sciaccaluga, Il Suggeritore Alessandro Baldinotti, Il Macchinista Massimiliano Aceti, L’Attore-Segretario Matteo Ramundo, L’uscere Alessio Sardelli
Le belle scene sono di Alessandro Camera, i costumi di Andrea Viotti, le musiche di Giordano Corapi.
Il meccanismo teatrale funziona perfettamente grazie alla regia attenta, pulita, filologicamente corretta di Gabriele Lavia.