Il sipario si apre su un’abbagliante scenografia di candidi panni stesi ad asciugare in un basso napoletano. Gennaro Cannavacciuolo si uniforma al colore dominante, indossando un’ampia camicia e dei leggeri calzoni bianchi. Muovendosi leggero inizia a cantare e mimare i testi dialettali, sottolineando il profilo macchiettistico adornandosi di borse e cappelli variopinti.
Come ci trovassimo a camminare in un vicolo, vediamo questo “scugnizzo” (capace di essere tale nonostante l’età!) sottolineare con movenze ironiche i versi di “La donna riccia”, scendere in platea offrendo su un tamburello a mo’ di vassoio bicchierini di caffè mentre intona “O cafè”, proseguire con “La cicoria” di matrice tradizionale, la malinconica e toccante “U pisci spada”, poi la divertente “Io mammeta e tu”.
Giunge il momento dell’omaggio ai suoi maestri d’arte e di vita Eduardo De Filippo e Pupella Maggio, con il dialogo tratto dalla commedia musicale “Tommaso d’Amalfi” messa in scena nel 1963 con Modugno protagonista. I testi di Eduardo sulle musiche del cantautore pugliese raccontano del pescivendolo Tommaso detto Masaniello che, nel 1647, avendo fomentato la sommossa contro le vessazioni fiscali del viceré, viene imprigionato con l’inganno e ucciso dalle guardie. Cannavacciuolo ci offre il toccante dialogo tra la madre e il figlio in carcere, col sostegno della voce registrata di Pupella che volle così contribuire alla messa in scena di questo spettacolo, ideato nel 1987 con la supervisione dello stesso Modugno che concesse, all’allora giovanissimo Cannavacciuolo di cui apprezzava il duttile talento, di realizzare un recital sulla sua produzione artistica. La successiva versione del 2010 ha riscosso un successo crescente in Italia e all’estero. D’altronde, il cantautore pugliese è stato un artista internazionale e la sua “Nel blu dipinto di blu” lo ha identificato come “Mister Volare” in tutto il mondo.
La prima parte del recital è caratterizzata da canzoni ironiche e umoristiche o legate alla tradizione popolare dei cantastorie, sceneggiate con estrema versatilità dall’artista napoletano, flessuoso come un guitto, espressivo come un mimo, guizzante come un ballerino, scenografico come un attore, emozionante e nostalgico come un veterano della canzone, accompagnato sul palco dal trio di musicisti Marco Bucci al pianoforte, Andrea Tardioli al clarinetto e sax contralto e Claudia Della Gatta al violoncello.
Nella seconda parte la scena evoca atmosfere esistenzialiste, e un manichino che indossa un frac fa virare lo spettacolo verso la canzone d’autore. Di nuovo l’attore si uniforma alla tonalità dominante mimetizzandosi col nero, quasi a distogliere l’attenzione da sé per convogliarla sulle melodie, quelle intramontabili del repertorio del Mimmo nazionale: “Vecchio frac”, “Tu si na cosa grande”, “Dio come ti amo”, “Resta cu mme”, “Piove”, “Meraviglioso”. Canzoni interpretate con guizzi di pathos e di personalissima malinconia da artista maturo e poliedrico quale è, fino a “Nel blu dipinto di blu” ritmata da passi di tip tap.
La poesia dei versi di Modugno veicolata dall’elegante eclettismo di Cannavacciuolo produce un mix di nostalgica emozione che esige il bis, per “Volare” tutti insieme nell’empireo delle note.