I bambini sanno recitare, lo sappiamo. Ma sanno anche cantare, ballare, tenere uno spettacolo per più di un’ora con continui cambi di scena, coreografie e incessanti scambi di battute. È un lavoro importante quello fatto dalla compagnia Il Sentiero di Oz nello spettacolo “Annie. Storia di un’orfanella”, in scena al Teatro Vascello di Roma ogni fine settimana (il sabato alle 17, la domenica alle 15) fino al 29 marzo, con i sei giovanissimi protagonisti – Domiziana Ciarella, Sara Muscarà, Daniele Parri, Nicla Biano,Tiziana Tufo, Flavio Ielardi – di questa delicata e coinvolgente commedia musicale. Un gioco di squadra davvero pregevole, con adulti e bambini che si mischiano sulla scena con grande naturalezza, quello realizzato dalla compagnia diretta da Linda Flacco e Andrea Parri (entrambi in scena, la prima anche regista), attiva da oltre dieci anni nel vasto campo della pedagogia teatrale.
Annie è una bambina di 12 anni, ospite dell’orfanotrofio retto dalla “strega” Miss Hannigan, che tiene gli orfanelli in una sorta di schiavitù (li sfama con semolino “freddo” e li costringe alle faccende domestiche per tutto il giorno). La sua storia, ambientata a New York negli anni trenta, è molto nota negli Stati Uniti perché derivata da una striscia di fumetti di grande successo, “Little Orphan Annie” di Harold Gray. Annie sarà protagonista di varie peripezie: adottata dal “nababbo” Oliver Warbucks, sarà poi contesa da una coppia di truffatori che si fingeranno i suoi genitori, che in realtà l’avevano abbandonata appena nata e di cui si sono perse le tracce, solo perché avidi di una lauta ricompensa. Il lieto fine è assicurato: i cattivi saranno sconfitti o si pentiranno delle proprie azioni, a trionfare saranno l’onesta, l’amore e l’amicizia.
La commedia è ben costruita, molto vivace, con una continua alternanza di momenti comici e sentimentali, parti recitate e canzoni (molto noto è il brano “Tomorrow”, “Domani” nella versione italiana, derivante dalla colonna sonora del film “Annie”, diretto da John Huston nel 1982, a propria volta versione cinematografica di un fortunato musical di fine anni settanta). L’intento pedagogico è ovviamente evidente, ma non risulta stucchevole o sdolcinato, così da rendere lo spettacolo gradevole anche per uno smaliziato pubblico adulto. Un’opera per tutte le età, quindi, che fa riscoprire l’importanza degli affetti e dei legami familiari, e la certezza che inseguire i propri sogni è sempre l’unica via possibile da percorrere.