di Luigi Pirandello
con Franco Branciaroli
e con Melania Giglio, Giorgio Lanza, Antonio Zanoletti, Tommaso Cardarelli, Valentina Violo, Daniele Griggio, Sebastiano Bottari, Andrea Carabelli, Pierpaolo D’Alessandro, Mattia Sartoni
scene e costumi Margherita Palli
luci Gigi Saccomandi
regia Franco Branciaroli
produzione Teatro de Gli Incamminati, CTB Teatro Stabile di Brescia
Durata: 2h e 25’, con intervallo
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Da martedì alla Pergola Franco Branciaroli è per la prima volta l’Enrico IV di Luigi Pirandello. Lo spettacolo, da lui diretto, è un’indagine sulla maschera, l’umorismo, l’identità tra forma e vita e la contraddittorietà tragicomica dell’esistenza umana. Uno studio sul significato della pazzia e sul tema, caro a Pirandello, del rapporto, complesso e inestricabile, tra personaggio e uomo, finzione e verità.
Dopo i recenti successi ottenuti con Servo di scena, Il Teatrante e Don Chisciotte, Franco Branciaroli continua la sua indagine sulle grandi figure del teatro portando sulla scena l’Enrico IV, dramma in 3 atti di Luigi Pirandello, scritto nel 1921 e rappresentato per la prima volta il 24 febbraio 1922 al Teatro Manzoni di Milano. Il personaggio di Enrico IV, del quale magistralmente Pirandello non svela mai il vero nome, quasi a fissarlo nella sua identità fittizia, è vittima della follia, prima vera poi cosciente: stritolato nel modo di intendere la vita di chi gli sta intorno sceglie di ‘interpretare’ il ruolo fisso del pazzo.
“Enrico IV non è pazzo”, spiega Franco Branciaroli, “è un attore che interpreta lucidamente il ruolo del re, vittima dell’impossibilità di adeguarsi a una realtà che non gli si confà più. È un ruolo che mi piace, è congeniale al mio carattere.”
In una villa solitaria della campagna umbra vive un uomo che crede di essere l’imperatore Enrico IV. Questa sua follia è iniziata il giorno in cui, durante una mascherata storica nella quale impersonava il sovrano di Franconia del 1100, è caduto da cavallo e ha battuto violentemente la testa: al risveglio era convinto di essere il sovrano. Per assecondarlo, il nipote, il giovane Marchese Carlo di Nolli (Tommaso Cardarelli), ha allestito la villa come una reggia, mettendo al suo servizio consiglieri segreti e valletti, in realtà giovani stipendiati per prestarsi al gioco. Dopo 12 anni Enrico guarisce e comprende che il Barone Tito Belcredi (Giorgio Lanza) lo ha fatto cadere intenzionalmente per rubargli l’amore della Marchesa Matilde Spina (Melania Giglio), che poi ha sposato e da cui ha avuto una figlia, Frida (Valentina Violo). Enrico decide allora di proseguire nella sua pazzia per riuscire a sopportare, in qualche modo, il dolore che gli procura la presa di coscienza della realtà. Pirandello definì il testo “un dramma storico”, ma nell’Enrico IV la Storia ha davvero un ruolo marginale, perché la sua vera sostanza risiede piuttosto nel dramma personale, intimo del personaggio nel suo rifugiarsi nella pazzia: il protagonista senza nome rappresenta noi stessi; nella vita tutti recitiamo un ruolo.
“L’Enrico IV si fonda essenzialmente sull’interpretazione”, osserva Branciaroli, “e questo indica anche il motivo per cui non viene rappresentato di frequente: è un’opera che richiede un interprete che abbia una sua forza, un suo originale tipo di recitazione. È un testo pirandelliano, ma allo stesso tempo potrebbe dirsi perfino shakespeariano, soprattutto in riferimento ai vari toni utilizzati nel corso della vicenda.”
Branciaroli, più volte protagonista per il compianto Luca Ronconi, ha affilato con il maestro il suo immenso talento, restituendo ora la lucida lettura di un testo che aiuta lo spettatore a percorrere con felicità il labirinto del mistero scenico, i controluce razionali di un capolavoro che i primattori non hanno fatto mancare al loro palmarès. Margherita Palli, non a caso scenografa per Ronconi, disloca il racconto su un impianto a più livelli, parallelepipedi, pedane, scalini, vuoti perimetri che, ammantati di drappi, si trasformano in volumi, un luogo neutro, vagamente sgradevole, in cui i visitatori arrivano su una specie di ‘automobilina-carrello’. Qua e là i segni del Medioevo, dai cavalli alle aste da torneo, sono rivisitati, snelliti, in alternanza cromatica con i costumi, sempre della Palli, e le luci di Gigi Saccomandi.
“L’aspetto davvero interessante, che emerge dalla recitazione, è la spietatezza del personaggio”, riconosce Franco Branciaroli, “questa è una caratteristica che non è mai stata ben sottolineata: la finzione della pazzia da parte di questo signore viene perpetrata con spietatezza nei confronti di chi lo circonda, anzi si avverte proprio il grande piacere con cui lui adora ridicolizzare gli altri che gli stanno intorno.”
Vent’anni dopo l’incidente si ritorna al punto di partenza. Matilde, Belcredi, la loro figlia e il Dottor Dionisio Genoni (Antonio Zanoletti) fanno visita a Enrico. Lo psichiatra è molto incuriosito dal caso e per tentare una guarigione consiglia di ricostruire la mascherata e di ripetere la caduta da cavallo. Durante la messinscena, Enrico si trova davanti la figlia della donna che ama da sempre. La giovane Frida è identica alla madre e lui non può fare a meno di abbracciarla. Belcredi non tollera che le si avvicini, ma quando tenta di opporsi Enrico sguaina la spada e lo ferisce a morte.
“Ha rivelato ai suoi finti consiglieri stipendiati che tutta la faccenda è una pura commedia”, precisa Branciaroli, “il nipote lo è venuto a sapere e adesso dovrà uscire dal mondo che si è costruito per vivere la vita vera che lo attende, ma lui, piuttosto che ritornare nel mondo reale, così imbecille e squallido, compie un gesto di pazzia e uccide Belcredi, il suo rivale, apparentemente a causa di una gelosia retroattiva. In verità, per sfuggire definitivamente alla realtà, decide di fingersi pazzo per sempre.”
Con voce del tutto sana lo comunica agli uomini della corte, dice loro della condanna che li attende: sarà per sempre Enrico IV, un sovrano, esistente e, al tempo stesso, inesistente.
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Intervista a Franco Branciaroli
di Angela Consagra tratta da ‘Pergola in sala’
Lei ha affermato che Enrico IV è l’opera più compiuta di Pirandello, anche più dei Sei personaggi in cerca d’autore…
“Sì, è vero. Infatti, non a caso, gli americani considerano Enrico IV un capolavoro, alla stessa stregua, per esempio, di Amleto. Il testo è stato scritto appositamente pensando all’attore e all’interpretazione che lo caratterizzerà. L’Enrico IV si fonda essenzialmente sull’interpretazione e questo indica anche il motivo per cui non viene rappresentato di frequente: è un’opera che richiede un interprete che abbia una sua forza, un suo originale tipo di recitazione. È un testo pirandelliano, ma allo stesso tempo potrebbe dirsi perfino shakespeariano, soprattutto in riferimento ai vari toni utilizzati nel corso della vicenda.”
Il rapporto tra finzione e realtà, personaggio e uomo, così come l’analisi sul significato della pazzia, sono argomenti che appaiono senza tempo…
“La questione realtà-finzione è addirittura quasi automatica nei testi di Pirandello, però nell’Enrico IV l’aspetto davvero interessante, che emerge dalla recitazione, è la spietatezza di questo personaggio. Questa è una caratteristica che non è mai stata ben sottolineata: la finzione della pazzia da parte di questo signore viene perpetrata con spietatezza nei confronti di chi lo circonda, anzi si avverte proprio il grande piacere con cui lui adora ridicolizzare gli altri che gli stanno intorno. Per questo Enrico appare terrorizzato quando viene scoperta la sua finta pazzia: ha rivelato ai suoi finti consiglieri stipendiati che tutta la faccenda è una pura commedia e adesso dovrà uscire dal mondo che si è costruito per vivere la vita vera che lo attende, ma lui, piuttosto che ritornare nel mondo reale, così imbecille e squallido, compie un gesto di pazzia ed uccide Belcredi, il suo rivale, apparentemente a causa di una gelosia retroattiva. In verità, per sfuggire definitivamente alla realtà, decide di fingersi pazzo per sempre.”
Per un attore è stimolante rappresentare il sentimento della spietatezza?
“Certo, è un aspetto grandioso. Un divertimento meraviglioso per l’attore. D’altronde, Enrico IV non è pazzo, ma è un attore che interpreta lucidamente il ruolo del re, vittima dell’impossibilità di adeguarsi ad una realtà che non gli si confà più. È un ruolo che mi piace, è congeniale al mio carattere.”
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BIGLIETTI
Prezzi
INTERI
€ 32,00 PLATEA ● € 24,00 PALCHI ● € 16,00 GALLERIA
Ridotti (escluso domenica)
OVER 60
€ 28,00 PLATEA ● € 20,00 PALCO ● € 14,00 GALLERIA
UNDER 26
€ 20,00 PLATEA ● € 16,00 PALCO ● € 12,00 GALLERIA
SOCI UNICOOP FIRENZE (martedì e mercoledì)
€ 25,00 PLATEA ● € 18,00 PALCHI ● € 13,00 GALLERIA
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BIGLIETTERIA
Teatro della Pergola, via della Pergola 18, 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com.
Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.
Online su www.teatrodellapergola.com e tramite la App del Teatro della Pergola.
Circuito regionale Boxoffice.