Lettura teatrale a puntate
dal romanzo di Dino Buzzati
con Alessandro Baldinotti, Michele Demaria, Simone Faloppa, Giulia Gallone, Andrea Macaluso, Alessio Martinoli, Mario Pietramala, Carlo Sciaccaluga
musiche composte ed eseguite dal vivo da Francesca Della Monica, voce Gian Mario Conti, arpa, armonica a bocca e flauto
l’allestimento è curato dal Laboratorio di scene e costumi del Teatro della Pergola
regia Andrea Macaluso
produzione Teatro della Toscana
in collaborazione con Murmuris Teatro e Teatro Bō
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Da lunedì 16 marzo alla Pergola debutta la prima produzione del Teatro della Toscana, Il deserto dei Tartari, lettura integrale del capolavoro di Dino Buzzati, un evento unico in sette puntate. Leggere dalla prima all’ultima parola il romanzo dell’attesa, dell’illusione e dell’ossessione è l’occasione di perdersi in un ‘altrove’ lontano nello spazio e nel tempo, che si ispira al mondo dei grandi sceneggiati anni Sessanta della RAI. Andrea Macaluso dirige un corpo a corpo a più voci, evocativo di tutta la potenza conturbante del testo, accompagnato dalla musica composta ed eseguita dal vivo dalla voce di Francesca Della Monica e dall’arpa, dall’armonica a bocca e dal flauto di Gian Mario Conti. La settima e ultima puntata domenica 22 marzo al Teatro Cantiere Florida.
“Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione.”
Inizia così uno dei più celebri e misteriosi romanzi del Novecento italiano. Scritto nel 1939 in Eritrea, dove Dino Buzzati era corrispondente per il Corriere della Sera, e pubblicato nel 1940, Il deserto dei Tartari – che avrebbe dovuto intitolarsi La Fortezza ed è stato trasposto al cinema da Valerio Zurlini nel 1976 – racconta con uno stile semplice e asciutto la dimensione dell’ ‘oltre’, quella da cui scaturiscono angosce, paure, tormenti. Andrea Macaluso crea una lettura integrale che sottolinea il linguaggio fortemente allusivo e la mancanza di precisi riferimenti spazio-temporali del romanzo, tenendo la vicenda come sospesa in un quadro reso ancora più ‘mitico’ dalle musiche composte ed eseguite dal vivo da Francesca Della Monica (voce) e da Gian Mario Conti (arpa, armonica a bocca e flauto). Sei le puntate alla Pergola (da lunedì 16 a sabato 21 marzo ore 18.45), la settima e ultima al Teatro Cantiere Florida (domenica 22 marzo ore 19.45), che si animerà fin dal mattino con un viaggio attraverso le opere e la figura di Dino Buzzati a cura di Giulia Aiazzi e Alessio Martinoli dal titolo Dove andiamo quando sogniamo?
“Il deserto dei Tartari parla dell’uomo, è materia viva e ha un potentissimo valore metaforico”, spiega Andrea Macaluso, “è il titolo giusto per partire con una operazione come la nostra, cioè portare un capolavoro della nostra letteratura al pubblico teatrale. Il pubblico per sette serate avrà la possibilità di ascoltare, integralmente, dalla prima all’ultima parola, senza nessun intervento sul testo, un grande romanzo che tratta un tema che ci riguarda tutti, in maniera estrema, quasi scabrosa: il senso dello stare al mondo.”
Libro e teatro hanno acquistato almeno un punto in contatto in questi tempi difficili: sono espressioni di una voglia di partecipazione, di condivisione, di espressione di sentimenti. Per uno di quei casi strani che appartengono al fluire del tempo sui fatti della burocrazia, questo evento è anche il primo a portare il marchio del Teatro della Toscana. Una significativa coincidenza, perché rappresenta anche il primo passo nell’esplorazione del rapporto tra libro e palcoscenico che sarà, nei prossimi tre anni, uno dei grandi filoni di lavoro della Fondazione. Sullo sfondo, l’ispirazione “a puntate” derivante dai grandi sceneggiati RAI degli anni Sessanta, quelli ispirati ai romanzi, indimenticabili anche per la presenza di tanti attori di prosa. Non per nulla, ogni puntata si aprirà con l’immancabile ‘riassunto delle puntate precedenti’.
“Non avremo costumi né scenografie, non ci sarà niente che possa ricondurre a un tentativo di rappresentare Il deserto dei Tartari”, interviene Macaluso, “ci affideremo e fideremo totalmente della parola. La sfida è questa: lavorare con la parola del romanzo, cercando il più possibile di rispettarne e valorizzarne il potere evocativo. La Fortezza Bastiani, il deserto, l’ambiente militaresco, la storia di Giovanni Drogo, dovranno emergere dalle parole lette e dico ‘dichiaratamente’ lette, perché gli attori, seduti su una poltrona accanto al pubblico anziché stare al leggìo, avranno proprio un libro in mano.”
Al giovane Giovanni Drogo si prospetta una brillante carriera. Viene assegnato alla Fortezza Bastiani: per farsi le ossa, come apprendistato, non dovrà soggiornarvi per molto tempo. Una volta teatro di tragici avvenimenti, si tratta dell’ultimo avamposto settentrionale del Regno, la diga militare chiamata a fermare eventuali invasioni nemiche. Drogo guarda al deserto come a un luogo da cui possa venire un cambiamento per il suo futuro. Dall’orizzonte, verso settentrione, dovrebbero arrivare i Tartari. Ma la vita scorre immutabile, uguale a se stessa, giorno dopo giorno, il tempo inizia a correre senza di lui, o meglio, a fuggire da lui e si porta via con sé i suoi sogni, insieme con la sua giovinezza.
“Ho fatto un lavoro preliminare di suddivisione del testo a più voci, non di rielaborazione, perché il gioco appunto è leggerlo dalla prima all’ultima parola”, afferma il regista, “in una suddivisione tradizionale il 99% l’avrebbe dovuto leggere un attore solo. Noi siamo in otto, diversi per tipologia, età e caratteristiche personali. Quindi ho cercato di condurre ampie porzioni di testo ai personaggi, non solo seguendo il discorso diretto che è immediatamente riconducibile a loro, ma provando a individuare quelle porzioni che esprimevano la loro visione del mondo. I personaggi così parleranno non solo in prima, ma anche in terza persona. Allo stesso tempo, nell’arco delle sette puntate capiterà che lo stesso ruolo sia ricoperto da attori diversi: per esempio, come nel romanzo vediamo Drogo invecchiare, così potrà essere letto da attori di età diversa”.
Buzzati rivelò che lo spunto del romanzo gli fu offerto dalla monotonia della vita redazionale che conduceva. Un immaginario quasi kafkiano, fatto di interni bui oppure debolmente illuminati da fiaccole o lampade a petrolio, e ambientazioni esterne per lo più notturne, dominate da colori scuri (grigio e nero), rarefatti o sfumati. La Fortezza Bastiani diventa una sorta di microcosmo, il regno della sospensione vitale, e riesce, con la sua aura di mistero, a imporsi su Giovanni Drogo, che ne viene completamente soggiogato.
“Ho chiesto agli attori di non farne un testo solo tragico”, conclude Andrea Macaluso, “di non ridurlo a una sorta di melanconica storia di un povero uomo, perché c’è anche una vis ironica potentissima. La lettura a più voci ha anche questo vantaggio: presenta le diverse sfaccettature di Giovanni Drogo che è veramente novecentesco, a tutto tondo. Credo che così restituiremo la natura del romanzo e le sensazioni che dà quando lo si legge: la tragicomica e assurda vicenda di un uomo in cui ritroviamo un pezzo della nostra storia.”
Quella storia che è una lunga attesa di qualcosa che verrà, non rendendoci conto che ciò che aspettiamo è proprio ciò a cui abbiamo rinunciato: la vita.
Le sette puntate seguiranno la seguente scansione:
lunedì 16 marzo: capitoli I – IV
martedì 17 marzo: capitoli V – IX
mercoledì 18 marzo: capitoli X – XIII
giovedì 19 marzo: capitoli XIV – XVI
venerdì 20 marzo: capitoli XVII – XXI
sabato 21 marzo: capitoli XXII – XXVI
domenica 22 marzo: capitoli XXVII – XXX
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La Fortezza della lettura
Intervista ad Andrea Macaluso
di Matteo Brighenti
Perché Il deserto dei Tartari?
“Il deserto dei Tartari parla dell’uomo, è materia viva e ha un potentissimo valore metaforico: è il titolo giusto per partire con una operazione come la nostra, cioè portare un capolavoro della nostra letteratura al pubblico teatrale. Lo si faceva negli anni Sessanta con gli sceneggiati televisivi, si dava la possibilità a coloro che magari non avevano l’attitudine a leggerlo un libro di vederlo rappresentato. Nel nostro caso non si tratta di una rappresentazione, ma di una lettura vera e propria. Il pubblico per sette serate avrà la possibilità di ascoltare, integralmente, dalla prima all’ultima parola, senza nessun intervento sul testo, un grande romanzo, che tratta un tema che ci riguarda tutti, in maniera estrema, quasi scabrosa: il senso dello stare al mondo. Senza fornire delle risposte, da grande romanzo qual è, senza voler avere un intento moraleggiante.”
Come ha lavorato sul testo?
“Questo è un evento, non è uno spettacolo: sarà un’esperienza unica, sia per gli attori che per il pubblico. Vorrei che il pubblico percepisse di entrare in una dimensione di sospensione, in un ‘altrove’, lontano nello spazio e nel tempo, che è la cifra del romanzo. Non avremo costumi né scenografie, non ci sarà niente che possa ricondurre a un tentativo di rappresentare Il deserto dei Tartari. Ci affideremo e fideremo totalmente della parola. La sfida è questa: lavorare con la parola del romanzo, cercando il più possibile di rispettarne e valorizzarne il potere evocativo. La Fortezza Bastiani, il deserto, l’ambiente militaresco, la storia di Giovanni Drogo, dovranno emergere dalle parole lette e dico ‘dichiaratamente’ lette, perché gli attori, seduti su una poltrona accanto al pubblico anziché stare al leggìo, avranno proprio un libro in mano. Entreremo ne Il deserto dei Tartari attraverso le parole e anche grazie all’intervento della voce cantata e della musica (è stato fatto un importante lavoro di drammaturgia musicale da Francesca Della Monica, con il contributo artistico di Gian Mario Conti che suona l’arpa, l’armonica a bocca e il flauto).”
I diversi attori come si intersecano tra di loro?
“Ho fatto un lavoro preliminare di suddivisione del testo a più voci, non di rielaborazione, perché il gioco appunto è leggerlo dalla prima all’ultima parola. Il criterio non poteva essere quello del discorso diretto e indiretto, perché i dialoghi de Il deserto dei Tartari, che pur ci sono, sono ridotti all’osso, la critica li ha definiti ‘afasici’, c’è una difficoltà estrema nel darsi all’altro in un rapporto dialogico, c’è una ristrettezza e un’asciuttezza totale della parola diretta. In una suddivisione tradizionale il 99% l’avrebbe dovuto leggere un attore solo. Noi siamo in otto, diversi per tipologia, età e caratteristiche personali. Quindi ho cercato di condurre ampie porzioni di testo ai personaggi, non solo seguendo il discorso diretto che è immediatamente riconducibile a loro, ma provando a individuare quelle porzioni che esprimevano la loro visione del mondo. I personaggi così parleranno non solo in prima, ma anche in terza persona. Allo stesso tempo, nell’arco delle sette puntate capiterà che lo stesso ruolo sia ricoperto da attori diversi: per esempio, come nel romanzo vediamo Drogo invecchiare, così potrà essere letto da attori di età diversa. Emerge un gioco a più voci sorprendente, sempre nel rispetto delle direzioni che il testo ha di per sé.”
E rispetto alla “interpretazione”?
“Ho chiesto agli attori di non farne un testo solo tragico, di non ridurlo a una sorta di melanconica storia di un povero uomo, perché c’è anche una vis ironica potentissima. La lettura a più voci ha anche questo vantaggio: presenta le diverse sfaccettature di Giovanni Drogo che è veramente novecentesco, a tutto tondo. Credo che così restituiremo la natura del romanzo e le sensazioni che dà quando lo si legge: la tragicomica e assurda vicenda di un uomo in cui ritroviamo un pezzo della nostra storia.”
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PREZZI
Intero 7€
Ridotto 5€ (over 60, under 26, abbonati Teatro della Pergola)
carnet (7 giorni) 25 €
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BIGLIETTERIA
Teatro della Pergola, via della Pergola 18, 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com.
Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.
Online su www.teatrodellapergola.com e tramite la App del Teatro della Pergola.
Circuito regionale Boxoffice.