Adattamento drammaturgico: Roberto Valerio, Umberto Orsini e Maurizio Balò
Personaggi e interpreti:
Leone Gala: Umberto Orsini
Silia Gala: Alvia Reale
Guido Venanzi: Totò Onnis
Dottor Spiga: Flavio Bonacci
Socrate: Carlo De Ruggieri
Barelli: Woody Neri
Regia: Roberto Valerio
Scene: Maurizio Balò
Costumi: Gianluca Sbicca
Luci: Pasquale Mari
Suono: Alessandro Saviozzi
Produzione: Compagnia Orsini in collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola
———–
Roberto Valerio ha riadattato, assieme a Umberto Orsini e Maurizio Balò, Il giuoco delle parti, confezionando un allestimento di particolare suggestione. I tre artisti propongono un Leone Gala che rivive le sorti del triangolo amoroso da una stanza d’ospedale, circostanza che ha portato gli autori a una ricostruzione personale del testo di Pirandello. Seppur freddo, razionale e apparentemente remissivo, Leone pare crucciato da qualcosa di indefinito, forse dal chiedersi se ha capito davvero il “gioco della vita”.
Per Roberto Valerio il gesto assume una funzione dialettica in stretta continuità con il dialogo, strumento necessario dei personaggi pirandelliani che hanno l’urgenza di farsi intendere, in una comunicazione che stenta a raggiungere l’altro. Lo sa bene Umberto Orsini, attore magistrale che accompagna la gestualità alle parole con finezza, convinzione e fluidità. Il grido di dubbio disperato ma consapevole sull’uomo e sulla divinità con cui chiude lo spettacolo è una lezione da manuale. Orsini è un dio del teatro e la sua voce tagliente, ancora sonora, seducente e cangiante nonostante l’età, è oracolo di un saper fare ormai già antico. Alvia Reale irrompe sulla scena con esuberanza da Duse contemporanea. La sua recitazione è intensa e terrigna, mutevole dall’euforia iniziale alla mestizia del presente. Totò Onnis è l’amante destinato al sacrificio, il capro espiatorio delle tirannie psichiche della coppia impossibile. Completano il cast Flavio Bonacci, Carlo De Ruggieri e Woody Neri, gradevoli figure di contorno.
Maurizio Balò per ricreare i diversi ambienti sfrutta un unico sistema di muri semitrasparenti che scorrono al passaggio degli attori, rivelandone a volte posteriormente la presenza, come ricordi che si affacciano alla mente di Leone. Perfezionano l’atmosfera onirica e sinistra le luci e le proiezioni di Pasquale Mari e gli effetti sonori curati da Alessandro Saviozzi, fatti di rumori indefiniti, quelle “voci di dentro” che assalgono l’anziano protagonista. I costumi di Gianluca Sbicca sono coerenti con il 1918, anno previsto da Pirandello.
Applausi calorosi e ovazioni per Orsini da parte del folto pubblico.