traduzione Alessandra Serra
con Paolo Graziosi, Alessandro Averone, Antonio Tintis, Elia Schilton, Andrea Nicolini, Arianna Scommegna
regia Peter Stein
produzione Teatro Metastasio Stabile della Toscana/ Spoleto56 Festival dei 2Mondi
————-
Il ritorno a casa è forse una delle opere più intense del premio nobel Harold Pinter. andò in scena in prima mondiale a Londra nel 1965, tra il pubblico vi era il giovane Peter Stein che fu colpito dalla cupezza dell’opera. The Homecoming è un testo di svolta nella drammaturgia di Pinter perché segna la chiusura dei “testi della minaccia”, diventando l’opera di riferimento di questa prima fare dello scrittore.
Dopo il debutto nell’ambito del 56esimo Festival di Spoleto del 2013 dove ottenne unanime consenso di pubblico e critica, e dopo una tournè che ha toccato importanti teatri italiani, riparte per il secondo anno consecutivo, con tappa ad Ancona, Il ritorno a casa diretto da Peter Stein.
Affacciati sul soggiorno, in pieno stile “english”, vediamo la vita di una famiglia inglese: il padre Max, il fratello Sam e i figli Lenny e Joey. I quattro uomini vivono in un clima acre, addolcito solo dal ricordo della madre defunta. Una notte torna a casa Teddy, il fratello maggiore, con sua moglie Ruth. L’arrivo di questa donna scatena in tutti i familiari reazioni contrastanti e animalesche. Viene subito considerata una puttana, la disprezzano e la vogliono sottomettere, ma lei sa il fascino che esercita sui loro appetiti e sta al loro gioco. Ruth acconsentirà a lasciare il marito per vivere da prostituta, madre, e moglie di tutti, ma sarà lei ormai a dettare legge. Sarà lei, alla fine, a sedere sulla poltrona del capofamiglia; quella poltrona, al centro della scena, dalla quale Max troneggiava insultando, comandando, e umiliando gli altri, sarà conquistata dall’unica donna della casa.
Famiglia e rapporto tra i sessi quindi, due temi tanto attuali quanto classici, che Pinter tratta senza mezze misure. Le dinamiche e i dialoghi tra i famigliari sono distorte, squilibrate, e taglienti, come se ognuno vivesse solo e allo stesso tempo a scapito degli altri. La violenza dell’uomo sull’uomo viene quindi individuata proprio in quello che per la società è il nucleo fondante, la famiglia, rivelando così un’intrinseca ineluttabilità del disordine e del male tra gli uomini.
Un plauso va agli attori eccezionali, capaci di immergersi e immergere il pubblico in un’opera dai dialoghi sferzanti, ma anche dai tesi e profondi silenzi, con misura, fisicità e realismo.
Una forte carica emotiva, è questa la sostanza di cui è costituito Il ritorno a casa. È uno spettacolo che più che riflettere, fa sentire intimamente di che cosa si sta parlando. Gli attori, la scena, i dialoghi e la regia, lacerano, con questo spettacolo, il velo della realtà quotidiana, mostrando di che cosa è fatta la vita, la famiglia e gli uomini. Il ritorno a casa rende, così, sommo omaggio al teatro, inteso come luogo di appropriazione della realtà.