Da venerdì 13 a domenica 15 marzo, la stagione di “Top-Teatri Off Padova” propone tre spettacoli per riflettere sulla condizione umana tra prigionia, alienazione del lavoro e potere.
Un fine settimana di spettacoli molto intensi che trattano temi di attualità quali l’isolamento delle donne uscite dal carcere, l’alienante sistema di produzione contemporaneo che trasforma l’essere umano in una macchina artificiale, e le radici brutali del potere. Questa la proposta della prima stagione di Top- Teatri Off Padova nel fine settimana da venerdì 13 a domenica 15 marzo al Teatro de LiNUTILE, al Teatro dei Carichi Sospesi e al Teatro San Clemente.
La programmazione di TOP inizia venerdì 13 marzo alle 21.00 al Teatro de LiNUTILE con “Questa immensa notte”, testo della drammaturga inglese Chloë Moss, con il quale l’autrice ha vinto il prestigioso Susan Smith Blackburn Prize, premio conferito annualmente a un’autrice per un testo di nuova drammaturgia inglese. Portato in scena nella traduzione di Eliana Amadio e Laura Sicignano, lo spettacolo, produzione Teatro Cargo di Genova, diretto dalla stessa Sicignano, vede sul palco le attrici Orietta Notari e Raffaella Tagliabue impegnate in un ritratto di due donne che provano a ricominciare. Quando Lorraine e Marie escono di prigione, il mondo esterno non le può aiutare, ma le soffoca e le intimorisce. Queste due donne hanno storie comuni alla maggior parte delle carcerate. Sono vittime assassine, madri tossicomani o alcoliste; hanno storie infantili di abbandono. Dentro, in prigione, gli è scivolata via la femminilità: sono diventate fantocci asessuati ma nonostante ciò non hanno perso dignità. Il monolocale nella periferia della grande città senza nome dove le due donne si sono rifugiate, uscite di prigione, in realtà non ha pareti. Ma lì dentro loro non sanno far altro che rivivere le relazioni e le dinamiche carcerarie. Sono amiche, madre e figlia, amanti, sorelle, nemiche… il carcere lo hanno nella testa. Eppure dentro a queste vite slabbrate, inesorabilmente sbandate, sconce e disperatamente perdenti, c’è ancora ironia. La capacità di vedersi dall’esterno, di comprendere il proprio fallimento, ma di riderci su, di far le pagliacce tra sorrisi e lacrime che colano di rimmel da pochi soldi, ridere a squarciagola, anche se hai perso un dente per un pugno. Due fragilità che cercano di sostenersi l’una con l’altra non possono che fallire. Riescono solo a scannarsi. O forse no. Forse due donne insieme riescono a ritagliarsi un piccolo angolo di giardino, in quel monolocale di periferia, dove per un’ora al giorno batte anche il sole. Lo spettacolo ha il patrocinio della Camera Penale di Padova “Francesco De Castello”.
L’alienante sistema di produzione contemporaneo è al centro di “Made in ILVA- L’Eremita”, composizione drammaturgica originale, a cura di Anna Dora Dorno, basata sugli scritti e le testimonianze degli operai dell’ILVA di Taranto, in scena sabato 14 marzo alle 21.00 al Teatro San Clemente. Definito un capolavoro di teatro fisico, un esempio di “biomeccanica contemporanea”, lo spettacolo, produzione Instabili Vaganti, con il sostegno di Spazio OFF di Trento, per la regia di Anna Dora Dorno, con Nicola Pianzola, ha ricevuto nel 2014 la nomination al Total Theatre Award al Fringe Festival di Edimburgo, dopo aver collezionato numerosi premi per l’impegno civile e la sperimentazione (Premio Cassino OFF “Teatri di vita” per l’impegno civile nelle arti sceniche 2014; Premio Antonio Landieri – Teatro d’Impegno Civile 2013; Premio della critica Ermo Colle 2013; II° Premio della giuria Museo Cervi al Festival di resistenza 2013; Premio sezione internazionale al 16° IIFUT International Festival 2013 Iran; Progetto di spettacolo selezionato dalla giuria dello STOFF Stockholm Fringe Fest 2012 Svezia; Progetto di spettacolo selezionato dalla giuria Visionari del Festival Kilowatt 2011 – Sansepolcro). L’opera trae ispirazione dal diario di un operaio dell’ILVA di Taranto e dalle testimonianze di alcuni operai, intervistati dalla compagnia che lavorano nella stessa fabbrica, per incontrare i testi poetici di Luigi di Ruscio e Peter Shneider. La trasposizione artistica fa riferimento alla vicenda reale dell’acciaieria più grande d’Europa che condiziona la vita dell’intera città di Taranto e dei suoi lavoratori intrappolati tra il desiderio di evadere e fuggire dalla gabbia d’acciaio incandescente e la necessità di continuare a lavorare per la sopravvivenza quotidiana in quell’inferno di morti sul lavoro e danni ambientali. L’attore spinge il proprio corpo all’estremo attraverso funamboliche sospensioni, azioni acrobatiche e ripetitive, interagendo continuamente con suoni che diventano ritmi ossessivi e che si trasformano in musiche eseguite dal vivo (scritte e interpretati da Anna Dora Dorno), in cui le note si intrecciano col canto di una voce femminile che gli ordina “Lavora! Produci! Agisci! Crea!” Egli pone il suo rifugio in una scena composta da strutture metalliche, resa cangiante dall’uso di video-proiezioni che rievocano il contesto della fabbrica, delle numerose fabbriche che ancora esistono come fantasmi di un’epoca moderna ormai trascorsa. Immagini e suoni popolano i suoi sogni, come residui archeologici che si trascinano ancora in vita, come agonizzanti, nella memoria e nei ricordi ossessivi di chi ancora oggi lavora in simili luoghi. L’eremita contemporaneo insegue una salvezza impossibile, nel tentativo di sentire la propria carne calda, il proprio vivere organico, in contrapposizione al ferro-freddo, al processo di inorganicità al quale ci spingono le regole di produzione dell’attuale sistema sociale, reprimendo la libertà creativa dell’uomo e dell’artista.
Tre bagni. Tre loculi accessoriati. Un luogo oscuro, un “non luogo” che potrebbe essere ovunque: da un autogrill ai sotterranei di Montecitorio. Questa è l’ambientazione di “Diss(è)nten” di Gabriele Paolocà, produzione Vico Quarto Mazzini, diretto e interpretato da Michele Altamura, Riccardo Lanzarone e Gabriele Paolocà. Vincitore del “Next>Generation Festival 2014”, lo spettacolo andrà in scena domenica 15 marzo alle 21.30 al Teatro dei Carichi Sospesi di Padova. “Diss(è)nten” è una favola che vuole sondare il terreno dove le radici del potere attecchiscono, dove la luce dell’informazione ha accesso vietato, dove tutto è lecito e le parole non hanno bisogno di essere mascherate. Due uomini fuoriescono dal buio e ciascuno nella sua cella, cominciano le regolari procedure che regolano il particolare habitat di un bagno: guanti di lattice e perlustrazione. Parole e respiri sono l’unico mezzo di comunicazione nell’unico luogo in cui tali parole possono avere spazio altrove, perché troppo esplicite, fatalmente vere. Ma questa volta i due non sono soli. Nel loro linguaggio cifrato appare l’ombra di un’organizzazione più grande. I due sembrano avere ruoli diversi: si intuisce che uno ha il compito di regolare le attività dell’organizzazione e l’altro di promulgarle. Rumore di passi che si avvicinano. Una terza deformità si appresta ad occupare quel bagno rimasto vuoto: quello centrale, quello del potere. E’ una riunione ai massimi Vertici, una riunione tra tre emeriti pagliacci, degni rappresentanti di chi il potere l’inventa, lo promuove e lo detiene. L’oggetto della riunione è nero come lo spazio che avvolge i suoi partecipanti, gli intenti sono esageratamente inverosimili e il male che ne scaturirebbe sarebbe il parossismo del declino politico, civile e sociale. Una favola acerba, da raccontare quando si vuole impartire una lezione, quando si vuole che un errore non venga più commesso.
Biglietti: Intero: 10 € Adulti e bambini superiori ai 12 anni; Ridotto: 8 € Studenti con “Studiare a Padova Card”, corsisti TOP, fino ai 12 anni; Gratuito: Bambini fino a 3 anni
Carnet TOP 5: 40€. Acquistando il Carnet TOP 5 al prezzo di 40€ puoi vedere 5 spettacoli delle Rassegne TOP al prezzo di 4.
La rassegna di “Top-Teatri Off Padova” è realizzata con il Patrocinio della Regione del Veneto, della Provincia e del Comune di Padova.
Per informazioni
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