con Ambra Angiolini
regia Giorgio Gallione
scene e costumi Guido Fiorato
musiche Paolo Silvestri
prodotto da Teatro dell’Archivolto
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Ambra Angiolini interpreta il ruolo di una donna alla ricerca di sé, alla ricerca di quella parte che ha perso, un giorno, non si sa come nè perché, e per la cui mancanza ora soffre. W è una donna disorientata, non ha più equilibrio come una W senza una V, e ci porta dentro i suoi pensieri alla ricerca di quella persona che ha perso e che ha portato via la sua V.
Nel flusso del monologo W ripercorre la sua vita soffermandosi sulle persone -tutte che hanno l’iniziale del nome V- importanti che ha avuto e che poi ha perso. Analizza ogni evento senza mezze misure, con la dura schiettezza e la pietà che, a volte, solo i pazzi hanno. Non perde tempo ad approfondire tutti i temi, il nostro pensiero non fa così, li tocca, cogliendoli nel loro centro e si collega ad altro. Ecco quindi che dalla sua nascita eccezionale e funambolica, passa a parlare dei bambini mendicanti che le fanno pena ma anche rabbia. Senza nessi apparenti parla della tv, delle immagini commoventi dei bambini in guerra e delle coppie di amanti che si uccidono; racconta degli anziani e delle loro file alle poste la fanno riflettere su ciò che è vecchio e ciò che è nuovo; in seguito ripercorre le sue storie personali: il nonno, il fidanzato, l’amica e il suo coniglio di quando era piccola.
Interessante come la scenografia sia riuscita a rendere questo interno celebrare, una scena bianca, illuminata da neon appesi, e condivisa con dei conigli di pezza. Il bianco è il colore dominante della scenografia, quasi a lasciare libera la scena per dare il giusto spazio alla costruzione plastica dei ricordi di W. Il bianco è usato simbolicamente: è un colore freddo, quasi asettico, quindi un po’ straniante, che rappresenta la condizione di inadeguatezza e di disagio di W; tuttavia è anche il colore della spiritualità e della purezza, le due caratteristiche fondamentali di questa donna, che senza mezzi termini indaga se stessa per trovare una nuova strada.
Alcune scelte registiche invece di puntare all’essenzialità hanno caricato lo spettacolo, già connotato dalla scrittura di Benni e dalla duttilità, forza e bravura di Ambra. L’uso del microfono ha reso tutto più artificiale, e l’uso di musiche, luci e gesti, sono stati a volte didascalici, come se servisse sottolineare il senso e il sentimento del racconto. In uno spettacolo così’ denso di parole, temi e sentimenti, la forzata dinamicità dei gesti e della voce è stata a tratti ridondante: in un monologo al contempo comico, surreale ed intenso l’essenzialità avrebbe forse dato più respiro al tutto.
La Misteriosa scomparsa di W è in definitiva uno spettacolo disarmante, a tratti cinico, intimista e divertente, insomma surreale, proprio come W, proprio come ognuno di noi.