Al Teatro dell’Opera di Roma rivive la Tosca del 14 gennaio 1900 riproposta per la prima volta al pubblico nella ricostruzione del suo allestimento storico: ed è proprio il recupero della tradizione a configurarsi come il fil rouge di questo nuovo sontuoso spettacolo che si fregia soprattutto delle scene e dei costumi del pittore-scenografo Adolf Hohenstein, ideati per la prima dell’opera pucciniana.
Quando si alza il sipario il colpo d’occhio è notevole con le scene originali ricostruite da Carlo Savi nei laboratori del Teatro attraverso un lavoro minuzioso e attento: spazio alla cappella laterale di Sant’Andrea della Valle con angoli e prospettive che si moltiplicano quasi a simulazione della realtà, a Palazzo Farnese in tutta la sua magnificenza, a Castel Sant’Angelo con la vista mozzafiato di Roma.
Lo sguardo sul passato passa anche attraverso i ricchi costumi del Novecento ricostruiti con dovizia di particolari da Anna Biagiotti, tra cui spiccano il raffinato abito stile impero celeste di Tosca nel secondo atto (lontano dalla recente memoria storica del lussuoso abito di velluto rosso con intarsi dorati), l’importante mantello ricamato nel terzo atto, l’elegante completo di Scarpia.
“Questo recupero fa parte del progetto La memoria che il nostro Teatro ha deciso d’intraprendere da questa stagione in avanti – ha spiegato il Sovrintendente Carlo Fuortes – Non si tratta di un’operazione di conservazione o di tradizione, ma di un progetto dal vivo verificare come il nostro occhio e il nostro gusto reagiscano al passare del tempo”.
E il pubblico ha raccolto l’idea dimostrando di apprezzare la tradizione e la rievocazione storica che passa attraverso non solo le grandiose scene e i costumi di Hohenstein, ma anche attraverso una ricostruzione quasi filologica e attenta della regia originale, qui affidata al giovane Alessandro Talevi, al debutto romano. Seguendo solo ed esclusivamente le didascalie contenute e suggerite all’interno del libretto, il regista ha voluto lasciare spazio soprattutto alla musica, eliminando quasi ogni tipo di ingerenza o manipolazione (non senza tralasciare lo spettacolare e atteso Te Deum) con esiti tradizionali e senza sorprese fino alla chiusura del terzo atto che appare invece un po’ debole e poco concitata nella fuga e nel sacrificio di Tosca.
E rientra nel lavoro “filologico” di questo importante allestimento anche la direzione sostenuta e asciutta a tinte forti della fluente partitura operata dal maestro Donato Renzetti. Buone le voci e la presenza scenica del cast (tre in totale): duttile la Tosca di Virginia Tolo (che si alterna con Oksana Dyka, Raffaella Angeletti), convincente il Cavaradossi di Massimiliano Pisapia (che si alterna con Aquiles Machado e Massimiliano Pisapia), sottile l’interpretazione di Scarpia di Claudio Sgura (che si alterna con Roberto Frontali).
Insomma la tradizione piace e fa il tutto esaurito: ultime repliche martedì 10 (ore 20), mercoledì 11 (ore 20), giovedì 12 (ore 20). L’allestimento poi sarà ripreso a giugno (mercoledì 24 (ore 20), venerdì 26 (ore 20) e domenica 28 (ore 16.30) poco prima dell’apertura della stagione estiva del Teatro che si sposta alle Terme di Caracalla.