Il più grande trasformista al mondo è tornato a Roma per stupire grandi e piccini. I suoi repentini cambi d’abito che danno vita a innumerevoli personaggi lasciano come sempre col fiato sospeso. Gli occhi restano sbarrati per cercare di capire il segreto che si cela dietro quei movimenti repentini con cui l’artista si trasforma. In pochi minuti Arturo Brachetti fa il giro del mondo passando dagli abiti cinesi ai costumi cerimoniali africani o a quelli carnevaleschi brasiliani. In un batter d’occhi il completo maschile nero diventa bianco, un pantalone lascia il posto ad una gonna o scompare del tutto. Un esercito di personaggi che prendono vita per pochi secondi e poi scompaiono per riapparire in nuove sembranze. Anche in questo spettacolo, oltre a proporre il meglio del quick change, quell’arte di cui è un vero maestro, dimostra di essere un artista a 360 gradi, capace di evocare atmosfere retrò con “Arturo the great”, un vecchio mago baffuto col cappello a cilindro col quale parodiare un certo tipo di giochi di prestigio, come quello di far apparire bandiere dai posti più insoliti. Non solo. Quest’anno, insieme al regista Davide Calabrese (uno degli Oblivion) e la consulenza artistica di Leo Ortolani dialoga anche con stupefacenti giochi di luci laser proiettate sul palcoscenico con la tecnica del video mapping o con immagini fumettistiche che lo trasportano in un saloon del vecchio west mentra è in atto una rapina. Le nuove tecnologie incontrano la magia di Brachetti per suscitare nuove emozioni. Poetiche, poi, le immagini che evocano la sua infanzia attraverso i disegni fatti con sabbia. Altra novità in questo nuovo spettacolo del performer torinese è che si alternano sul palco anche altri imprevedibili artisti, eclettici ed insoliti: il giovane prestidigitatore di fama internazionale Luca Bono, il duo comico-magico Luca & Tino, definiti da Le Figaro i “Laurel e Hardy italiani”, Francesco Scimemi con i suoi giochi di prestigio con le carte e le allusioni comiche sul cibo e un misterioso traghettatore tra i livelli della vita, Kevin Michael Moore. Sono gli alter ego di Brachetti, le sue varie anime, quella fanciullesca, quella folle e lunatica e quella più ruspante. Peccato solo che in certi loro sketch il ritmo si perda e che spesso le trovate li rivelino delle gag da cabaret un po’ scontato. A tenere insieme lo spettacolo, comunque, il lietmotiv dello smarrimento di una valigia rossa. Arturo Brachetti dovrà affrontare diverse prove prima di poterla ritrovare e capire che la vera magia non si trova negli oggetti della sua valigia ma nei ricordi e nella sua fantasia inesauribile.