Luci, paillettes, musica, danza, al teatro Rossetti di Trieste: questa sera con Cinecittà è andata in scena la storia del cinema italiano e uno straordinario Christian De Sica ha fatto da mattatore per più di due ore di spettacolo. Cinecittà è stato scritto da Christian De Sica, Riccardo Cassini, Marco Mattolini e Giampiero Solari che ne ha firmato anche la regia. Un’orchestra di 19 elementi diretta dal Maestro Marco Tiso permette a De Sica di cantare e ballare come solo un professionista di storia e talento può fare. Protagonista indiscusso della serata, De Sica lavora con 6 ballerini e 3 attori. Guardando ad oggi il teatro italiano ci si chiede perché non abbia fatto un monologo, il nome avrebbe attirato comunque e la bravura lo avrebbe sostenuto. Invece no, lui decide di realizzare uno spettacolo dando spazio anche ad altri, quindi attore di grande generosità, di vera passione che il teatro regala a fine serata dopo le fatiche e la stanchezza, l’attore non è solo dietro il sipario, non fissa la tenda rossa e sente da solo gli applausi ma li condivide. Verso la fine dello spettacolo dedica una canzone alla moglie, ma anche al pubblico e dice “perché voi siete molto importanti per me”. Ora, lasciando stare la frase ad effetto, che pure ci sta, è una verità: l’attore è nulla senza un pubblico ma non tutti gli attori si regalano come ha fatto Christian De Sica. Con lui sul palco Ernesta Argira, Daniele Antonini, Alessio Schiavo, le coreografie del grande Franco Miseria, la scenografia di Patrizia Bocconi e i costumi di Ester Marcovecchio. Con Cinecittà l’attore racconta aneddoti e storie di quando, nella Hollywood romana, giravano personaggi come Rossellini, Fellini, Mastroianni. De Sica balla e canta come nei bei vecchi spettacoli di varietà, come quando per apparire in teatro o in televisione bisognava faticare nel senso di sforzo, di lavoro, di impegno, di professione, di possedere un’arte da mostrare. Con grande intelligenza ed ironia l’attore protagonista negli ultimi tempi di innumerevoli cinepanettoni si ritrova al centro di una sagace premiazione proprio dedicata al genere demenziale. Scherza, beffeggia se stesso e deride alcune scene da lui girate in questi film che poco hanno, se non niente, di intellettuale. Dimostra ai tanti ragazzi presenti in sala che forse lo conoscono solo per le gag con Massimo Boldi che lui è un vero attore capace di cantare, ballare, recitare e “tenere un pubblico”. Il rapporto con Cinecittà per Christian De Sica è profondo e antico: ha visto, da piccolo, tante volte girare il padre Vittorio, gli attori che erano protagonisti negli anni d’oro della mecca del cinema italiano erano spesso a casa sua a cena e il grande Alberto Sordi era per lui come uno zio. Cinecittà è uno spettacolo che è il racconto di un tempo passato ma è anche narrazione di una vita intima che si schiude a chi, lontano dalla fretta, vorrà ascoltare.