Uscita nel 1978 dalla penna di Beth Henley (Jackson/Mississippi 1952) attrice e drammaturga statunitense, l’opera riceve alcuni premi sia nella versione teatrale, sia in quella cinematografica che ha come regista l’australiano Bruce Beresford.
Il lavoro teatrale in scena al Teatro San Babila propone dopo alterne vicende un cast composto da Benedicta Boccoli, Fulvia Lorenzetti, Paola Bonesi, Cristina Fondi, Marco Casazza e Leonardo Sbragia diretti da Marco Mattolini e racconta il ritrovarsi nella vecchia casa (nel Mississipi), una sorta di nido familiare, di tre sorelle dalle differenti personalità, ciascuna con il suo fardello di dolori e disperazioni raccolti qua e là e tutte alla ricerca di dare una nuova prospettiva alla propria vita recuperando valori un po’ appassiti, se non dimenticati.
Tuttavia la radice di molte sfaccettature del loro carattere che le rende incapaci di vivere con equilibrio il quotidiano dipende da situazioni antiche e per niente positive come la drammatica scomparsa della madre e la presenza in casa di un nonno così egoista da condizionare la maturazione di Lenny, la maggiore delle sorelle, rendendola infantile, insicura e scettica sulla possibilità di costruirsi una vita sentimentale autonoma.
La drammatica ribellione di Babe, la più giovane delle tre, a una pesante situazione matrimoniale accettata per convenienza socio-economica diviene l’occasione per mettere a nudo anche il fallimento delle aspirazioni artistiche di Meg, la mediana, che, se è riuscita e riesce a suscitare invidia per il suo successo con gli uomini e conseguente riprovazione morale da parte dell’ambiente ottuso di parenti e amici, rivela nell’insieme insicurezze, paure e angosce che le hanno impedito di costruire rapporti duraturi di fronte ai quali è fuggita e le hanno determinato una labilità emotiva sfociata in un esaurimento nervoso.
Riusciranno le nostre tre eroine – emblemi di infinite altre donne represse, deprivate di una sana e serena maturazione e colpevoli di ‘crimini del cuore’ – attraverso questo incontro fatto di gioie e di dolori con il disvelarsi di ricordi dimenticati e tensioni sopite a ricostruire un nuovo corso esistenziale in cui realizzare reagendo contro la società un po’ retriva e reazionaria nonché maschilista della remota provincia americana?
Un testo un po’ ambizioso, apparentemente semplice e proprio per questo non facile da interpretare in modo svelto e vivace per le infinite sfumature da caratterizzare – che comunque non necessitano di tempi lunghi e di recitazione sopra le righe nocivi al brio di una pièce – affrontato con grande entusiasmo da parte del cast che riesce a trasmettere elementi di comicità sottesa a una situazione fondamentalmente melanconica.
Molto significativa la struttura scenica decisamente simbolica con azioni forti a inizio e fine spettacolo.