Di Giancarlo Marinelli, tratto dall’omonimo racconto di Arthur Schnitzler
Con Ivana Monti, Caterina Murino, Ruben Rigillo, Rosario Coppolino, Andrea Cavatorta, Francesco Maria Cordella, Serena Marinelli, Simone Vaio e Carlotta Maria Rondana
Scene Andrea Bianchi
Costumi Adelia Apostolico
Musiche Roberto Fia
Light designer Mirko Oteri
Regia Giancarlo Marinelli
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All’abbassarsi delle luci allo spettatore non è più concesso nemmeno un attimo di distrazione: uno dei personaggi informa il pubblico in più di un’occasione che è necessario spegnere i telefoni cellulari, vietato masticare gomme, tossire, respirare rumorosamente… Marito e moglie, una figlia e una suocera factotum lasciano presumere allo spettatore un matrimonio ordinario ma solido, probabilmente felice. Le verità di volta in volta confessate dai due coniugi rivelano ombre inaspettate e mettono in crisi il dottor Fridolin a tal punto da spingerlo nel vortice del dubbio ossessivo che lo porta a congetture visionarie e a una notte di follia e rivelazioni in cui incontra una serie di misteriosi e affascinanti personaggi. Una pièce teatrale ricca di colpi di scena in cui si alternano atmosfere da thriller e oniriche a frammenti di realtà, una trama complessa e articolata che porta il pubblico all’interno delle menti della coppia protagonista: il dottor Fridolin e sua moglie Albertine attraversano un percorso interiore e inconscio alla fine del quale scoprono simultaneamente amore, morte, senso di colpa, peccato e riscatto. La scenografia cambia continuamente adattandosi alle fantasie ossessive del protagonista e ne diventa parte integrante: gli specchi – come in Eyes wide shut di Kubrick che si ispira al testo di Schnitzler – posti sulla scena sono parte integrante del doppio sogno vissuto dal Dottor Fridolin e da Albertine che alla fine di una lunghissima notte finalmente si specchiano l’uno nell’altra e riconoscendosi si lasciando andare a un abbraccio catartico che non può fare a meno di purificare anche il pubblico.