“Compito della commedia è quello di correggere gli uomini divertendoli”. (Molière)
Tartufo fu scritto nel 1664 e dopo sei repliche lo spettacolo venne proibito e Molière fu costretto a rivedere il finale in seguito all’intervento di Luigi XIV.
“Un capolavoro della drammaturgia”. Così Eros Pagni definisce “Il Tartufo” di Molière, la commedia tragica in cinque atti che, insieme a Tullio Solenghi, porterà in scena al Teatro la Pergola di Firenze fino al 17 aprile.
“Siamo una coppia giovane, non tanto per l’età anagrafica, che artisticamente è nata un anno e mezzo fa. Ci troviamo bene sul palco e siamo molto affiatati”. (Tullio Solenghi)
Lo spettacolo, prodotto dal teatro stabile di Genova, vede la regia di Marco Sciaccaluga. In scena ci sono tanti altri attori a comporre le trame di questa esilarante e tragicomica vicenda.
“Gli altri attori sono quasi tutti allievi dello stabile di Genova che hanno alle spalle un grosso bagaglio culturale e da diversi anni si dedicano al teatro. Chi ha scritto che nulla è lasciato al caso ha scritto la verità dato che ogni parola del testo ha un valore notevole e va valorizzata”. (Eros Pagni)
Tartufo è un astuto mendicante, apparentemente devoto, che Orgone, un ricco nobile parigino, ha incontrato in chiesa e deciso di ospitare nella sua casa, per paura del giudizio finale, vista la presunta fede e il carisma dell’ospite.
“È la prima volta che vesto i panni di Orgone ho già avuto modo di portare in scena Il Tartufo ma mai con questo personaggio, che fu quello a cui dette corpo lo stesso autore. E che è il vero protagonista. Orgone vive una sudditanza psicologica, vede in Tartufo la soluzione dei suoi problemi, mentre invece così facendo sta distruggendo la sua famiglia”. (Eros Pagni)
La figlia di Orgone, Marianna, che è già fidanzata con Valerio, un giovane aitante di lei innamorato, è promessa in sposa dal padre a Tartufo.
“Che arriva in scena solo dopo un’ora. Ma Molière fa parlare di lui gli altri personaggi che quando Tartufo arriva gli regala un’entrata trionfale. Il testo racconta la quinta essenza dell’ipocrisia. Tartufo, falso devoto raccattato sui gradini di una chiesa dal ricco borghese Orgone, diventa quasi un demone e plagia Orgone al quale sottrae tutto dagli averi alla moglie”. (Tullio Solenghi)
Tartufo, però, è segretamente innamorato della moglie di Orgone, Elmira, e a lei infatti in modo truffaldino e ipocrita si dichiara. La donna, respingendolo, promette di non dire niente al marito, a patto che Tartufo rifiuti di sposare la figlia Marianna… fino al colpo di scena finale.
“I nobili e la Chiesa del tempo si riconoscevano in Tartufo, ma non volevano ammetterlo. Così Molière fu costretto a rivedere il finale dell’opera e a far trionfare la giustizia. Va però detto che nella vita fuori dal teatro sono tanti i Tartufi che, ancora oggi, trionfano per la loro condotta poco esemplare. I teatri che per ora abbiamo toccato con la nostra tournèe ci hanno riservato un’accoglienza meravigliosa: lo spettacolo piace; è una commedia dai risvolti amari ma dove prima di tutto il pubblico si diverte”. (Tullio Solenghi)
Impareggiabile testo tragicomico, il Tartufo è un classico “eterno” sulla maldicenza, la bigotteria, l’ipocrisia e il mascherato interesse, capace di parlare a ogni generazione. Molière costruisce con cura e genio una satira dai risvolti comici e tragici, uno specchio deformante per il vizio e la virtù, un complotto che si snoda tra verità e apparenza, una critica feroce alla devozione come mercanzia.
“Il Tartufo è una commedia strutturata a “suspense”: il pubblico, come quasi tutti i personaggi, sa chi è l’assassino; ma, attraverso il comico, siamo tutti costretti a vivere nell’angoscia perché proprio colui che ha il potere in quella casa non se ne accorge, portando così la famiglia alla rovina. Non c’è dialettica interna in questa commedia: c’è solo ciò che vi accade, la determinazione con cui Molière porta una situazione sino alle estreme conseguenze. Ma è proprio questo che insieme ci fa ridere e ci fa paura. Anche in Il Tartufo a Molière riesce l’impresa grandiosa di rendere comica e interessante la stupidità umana.”(Marco Sciaccaluga)
Eros Pagni, Tullio Solinghi; versione italiana Valerio Magrelli; con Marco Avogadro, Massimo Cagnina, Alberto Giusta, Barbara Moselli, Pier Luigi Pasino, Mariangeles Torres, Antonio Zavatteri, Gennaro Apicella, Elisabetta Mazzullo; scena e costumi Catherine Rankl; musiche Andrea Nicolini; luci Sandro Sussi; regia Marco Sciaccaluga; produzione Teatro Stabile di Genova.