V, una donna irrequieta che ripercorre la sua vita alla ricerca della sua parte mancante, unica ed insostituibile. E lo fa ponendosi quesiti a cui non riesce dare risposte, domande che la disturbano, la consumano perché tutte queste mancate risposte e tutti questi silenzi assordanti non le danno sicurezza, stabilità.
V indaga su concetti come la giustizia, e l’ingiustizia, ma soprattutto sull’incomunicabilità tra individui, approfondisce tematiche le quali mi hanno fatta commuovere, perché così cruda la verità che ci confessa la nostra bimba irrequieta, che nella sua follia tra un kalmadol e l’altro intuisce una nuova verità che rattrista, quella cattiveria e indifferenza che accumuna un po’ tutti, indistintamente, ipocrisia e perbenismo ci aiutano a sentirci persone migliori, e credo di poter concordare con V quando afferma che molto spesso l’uomo gioisce della disperazione altrui.
La vita di V ha subito cambiamenti drastici, che l’hanno resa irrazionale come la scomparsa del coniglietto Walter, la morte del nonno Wilfredo e l’amicizia con Wilma prende sfumature diverse. I suoi unici punti di rifermento, di sostegno.
Cosa fare? Questi pezzi di vita sono insostituibili, indispensabili.
Questa donna cerca disperatamente rifugio nel passato con la convinzione che se tornasse indietro tutto tornerebbe al suo posto. Sazia e ben vestita, si aggira per la città, esaminando tutto ciò che la circonda, si arrabbia, si intristisce, cambia umore radicalmente, è consapevole, ma non può farne a meno, la ricerca d W l’ossessiona, si sente incompleta, insoddisfatta.
Il testo di Stefano Benni di intelligenza disarmante con ironia rende uno scenario a tratti comico e ad altri malinconico, senza mai mancare di audace ironia.
La regia di Giorgio Gallione guida l’incantevole e sublime Ambra Angiolini che con grande capacità e confidenza si è mossa sul palco. Magnetica, ed espressiva Ambra Angiolini interpreta un personaggio alla ricerca di equilibrio che come un funambolo lotta ogni giorno, per non perdere lucidità, per non cadere nel baratro della tanto temuta solitudine, il confronto tra vecchio e nuovo, nostalgia e paura dell’avvenire, vincere ed essere vinti.
Il palco allestito con elementi essenziali, per lasciar spazio alle parole.
Tutto di color bianco per lasciar colorare allo spettatore le proprie emozioni.
Solamente V e i suoi meravigliosi pensieri.
Scene e costumi di Guido Fiorato, le musiche di Paolo Silvestri, luci di Aldo Mantovani.
Una produzione del Teatro dell’ Archivolto.