Come si può descrivere un’emozione? Un’emozione che stupisce, incanta, commuove. Tocca tutte le corde dell’anima. Un’emozione di testa, di cuore e di pancia che non ti dà tregua, non ha pause, che dura l’intero spazio dello spettacolo. Un’emozione che non diminuisce d’intensità anche quando l’impervietà della lingua ne impedisce la piena comprensione lessicale
Detto questo dovremmo ora trovare un aggettivo che qualifichi, descriva, esalti le interpretazioni magistrali di Toni e Peppe Servillo nella drammatica, colorata poesia e musica nella Napoli di ieri e di oggi. Lo spettacolo è un grande omaggio alla lingua partenopea, è un viaggio esistenziale che, da un quartiere all’altro, da un’epoca all’altra, disvela la profonda umanità, l’innocente furbizia, il grande cuore, la filosofia di vita dei napoletani. Un mondo dove anche la morte e la vita eterna vengono dissacrati con rispettoso umorismo come nell’inarrivabile Vincenzo De Pretore di Eduardo. Un mondo dove la necessità di sopravvivere fa premio sui valori etici dove la morale corrente rispecchia la cultura del compromesso. Peppe e Toni Servillo cantano e interpretano con toni ora drammatici ora ironici con voce intensa, espressiva, dalle mille sfumature, con ritmo incalzante, con una gestualità che spesso rende ancillare la parola, gli scritti poetici e le canzoni di Mimmo Borrelli, di E.A.Mario, Raffaele Viviani, Libero Bovio, Salvatore Di Giacomo, Eduardo de Filippo, Raffaele Viviani, Carosone, Enzo Moscato, Michele Sovente… Il segreto del loro successo è che riescono a fondere insieme recitazione e canto, la poesia cioè diventa musica e la canzone parola.
Spesso la comprensione della lingua è ardua, ma è sufficiente lasciarsi coinvolgere in quella sorta di magia che attraverso la parola, la vista e il suono ci traghetta nel poetico, disincantato mondo di quegli artisti.
Chiudiamo con le parole di Toni Servillo: “Mi sento in debito con questa città che mi ha arricchito.Una ricchezza che cerco di trasmettere in giro per il mondo nei suoi aspetti più nobili, riflessivi, tragici”
Ad accompagnare poesie e canzoni un gruppo di bravissimi strumentisti (meglio qualificarli artisti) il quartetto d’archi Solis String Quartet, composto da Vincenzo Di Donna (violino), Luigi De Maio (violino), Gerardo Morrone (viola) e Antonio Di Francia (violoncello). Questi musicisti entusiasmano passando dal jazz a Béla Bartók, da canzoni popolari a musiche di Fabio Vacchi con l’aggiunta di loro brani originali.
A proposito, stiamo ancora cercando un aggettivo che esprima la nostra ammirazione per l’interpretazione di Peppe e Toni Servillo. Non è facile. Straordinari, eccezionali saranno sufficienti?
Meritatissime le ovazioni da stadio.