Regia: Michele Placido
Cast: Ambra Angiolini, Raoul Bova, Michele Placido, Valeria Solarinno
Soggetto e sceneggiatura: Giulia Calenda e Michele Placido
Musiche: Luca D’Alberto
Origine: Italia
Anno: 2015
Durata: 86’
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Michele Placido affascinato da L’innesto – commedia drammatica scritta da Luigi Pirandello (Agrigento 1867 – Roma 1936) nel 1917 ispirandosi come fa generalmente a sue novelle (in questo caso Scialle nero e L’altro figlio) e rappresentata nel 1919 (poi pubblicata nel 1922 dai Fratelli Treves) presso il Teatro Manzoni di Milano con molto scalpore dato il riferimento all’aborto, tema scabroso e criminoso, ancorché diffuso e praticato, fino alla legge 194 del 1978 che l’ha reso legale – ne ha compiuto un attento lavoro di attualizzazione e di adattamento al linguaggio cinematografico.
Mai più messa in scena (salvo in un laboratorio di Luca Ronconi con gli allievi della sua scuola di teatro in Umbria), l’opera ha come protagonista una coppia simpaticamente serena e alla frenetica ricerca di un figlio. È ambientata (anche per riconoscenza dell’aiuto fornito dalla regione Puglia al cinema italiano) a Bisceglie – diversamente dalla commedia pirandelliana che si svolge a Roma nell’ambiente della borghesia di cui sono analizzate le reazioni – cittadina poco conosciuta, ma ricca di fascino antico con le sue viuzze dai forti tratti mediterranei e dai retaggi di una mentalità ancestrale che vede ogni uomo schiavo dell’ambiente e del giudizio degli ‘altri’.
Laura (un’Ambra Angiolini convinta e matura) è un’insegnante di coro del locale Conservatorio entusiasta del suo dare agli altri e in particolare ai suoi piccoli alunni e profondamente legata alla famiglia e a Giorgio, suo coniuge (un Raoul Bova ben calato nella parte di un giovane popolano che si è costruito con le proprie forze una posizione) che in occasione di un compleanno della sposina si dà da fare per creare quel clima di affettuoso calore che si confà alla ricorrenza.
Il destino, però, sovverte i tranquilli e sereni piani della coppia sconvolgendone l’equilibrio attraverso un’improvvisa violenza (nella pellicola accennata con pochi tratti) tanto destabilizzante da mettere in discussione l’affetto tra i due tanto più che poco dopo la protagonista si scopre incinta e la sua giusta gioia è per Giorgio fonte di rabbia, orgoglio, virilità ferita, dubbio sulla paternità del bimbo e rifiuto del medesimo. Un conflitto fatto di silenzi e rifiuti, forse troppi in una coppia che ha un dialogo vero e non superficiale, giustificati dalla forte sofferenza vissuta da Laura, donna forte che riuscendo a non piangersi addosso non subisce, ma metabolizza il dolore, e da una mentalità retriva che imporrebbe al marito della vittima piuttosto che a lei, o perlomeno a una disamina ragionata da parte di entrambi, il da farsi sulla prosecuzione della maternità.
Trionfano nella rivisitazione di Michele Placido come in Pirandello il rifiuto in ogni donna al di là delle singole situazioni di un evento traumatico come l’aborto e la capacità femminile di amare con assoluta abnegazione e di emanciparsi uscendo dai soliti schemi con una tenacia e una perseveranza non scevre da dolce tenerezza. Importante in quest’ottica il contributo di Giulia Calenda (cosceneggiatrice), incinta nel periodo in cui è stato girato il film e quindi in grado di sentire e trasmettere quelle sottili vibrazioni che si possono percepire in alcuni momenti della vita femminile come quando si compie il ‘miracolo della vita’.
Placido costruisce intorno ai due un simpatico ed eterogeneo ambiente in cui gioca un ruolo particolare Francesca (sorella ‘confidente’ di Laura) interpretata dalla brava Valeria Solarino e arricchisce il film con una colonna sonora in sintonia con le singole situazioni.