Un film e un disco doppio dal vivo, emersi in quel tempo dalla inarrestabile mania nell’affermare il sentimento di essere ancora vivi e vitali in quel difficile 1976. Non importa che la sua uscita abbia contribuito a mettere in ombra il loro ultimo album in studio, “Presence”. E poi, i Led Zeppelin, erano anni che avevano in cantiere la produzione di un film e la pellicola in questione, più del doppio album, permette di farsi un’idea di quel mondo particolare. Dall’utilizzo dello Starship, il loro aereo personale, alle risse dietro le quinte del loro manager Peter Grant alla caccia dei contraffattori del merchandising, al furto dell’incasso di uno dei tre concerti al Madison Square Garden del luglio del 1973, da cui è tratta la maggior parte delle esibizioni dal vivo. Arricchite, in alcuni casi, da filmati dedicati ad ognuno dei quattro componenti intenti a compiere avventure fantastiche sulle note dei loro brani. Tutti girati nell’ottobre del 1973, tranne un paio di sequenza di Jimmy Page filmate nel dicembre dello stesso anno, molto probabilmente destinate per un progetto cinematografico dal titolo “Fantasy” ma mai venuto alla luce.
Il prologo: Grant riceve una telefonata e parte, con sua moglie Gloria, a bordo di una antica fuoriserie, mentre un avventuroso un postino ciclista e, poi, podista si macina chilometri verso Plant, che, insieme a Maureen e Strider, sorveglia divertito i giochi acquatici dei figli Karak e Carmen. Bonham ara il suo terreno. Jones è a casa sua, intento a leggere alle figlie la fiaba “Jack e il fagiolo magico”, mentre Page è in riva ad un lago, suonando, con la sua ghironda, “Autumn Lake”, mai registrata in studio. Jones apre la lettera che sua moglie Mo gli ha passato: «Oh, le date del tour».
John Paul Jones, sulle note di “No Quarter”, viene trasformato in un lord mascherato, “The Scarecrow”, che galoppa a cavallo nella notte insieme ad altri tre cavalieri, che simboleggiano i restanti membri della band, prima di fare ritorno a casa, da sua moglie, per continuare a leggere la fiaba alle sue bimbe.
John Bonham non ha scelto scene fantastiche. Il filmato che si sovrappone a “Moby Dick” lo ritrae con la moglie Pat ed il loro figlio Jason nella loro tenuta di campagna Old Hyde Farm nel Worcestershire. A casa sua con la sua famiglia, lontano dalla loro nostalgia e dalle bottiglie che si scolava per superarne la mancanza durante i tour. Bonzo si mostra come è, con la sua fattoria, le sue automobili, le sue moto e iniziando Jason ai primi rudimenti della batteria che lo porteranno, nel 2007, ad alzare le bacchette al cielo e mostrare il tatuaggio della runa di suo padre.
Jimmy Page, nella sua fantasia, cerca l’Eremita scalando una montagna innevata vicino alla sua Boleskine House (ottava puntata, ndr). L’atto significa la ricerca dell’auto-illuminazione, la profonda comprensione di se stesso. L’Eremita, descritto nei tarocchi come il tenitore della sapienza, è un ostacolo per il cercatore il quale lo deve oltre passare per ottenere la vera illuminazione. Al culmine della sua prova, Page riesce a toccare l’Eremita scoprendo, con stupore, che l’Eremita è lui stesso. La musica non poteva essere che quella di “Dazed and Confused”.
Robert Plant è il cavaliere che corre per trarre in salvo la fanciulla rinchiusa nella torre. La storia inizia sulla note di “The Song Remains The Same”, a bordo della sua piccola barca, sul cui pennone, sventola la bandiera del Galles. L’avventura prosegue con “The Rain Song” , dove il richiamo alle leggende celtiche, così caro a Plant, trova il compimento per la ricerca del suo Graal.
Le edizioni originali del film e del disco non avevano la stessa scaletta (nel film troviamo “Black Dog” che nell’album viene sostituito da “Celebration”), nella riedizione del 2007 viene invece appianata questa differenza ed aggiunti altri cinque brani e, soprattutto, una qualità sonora che, giocoforza, era impossibile da raggiungere trentuno anni prima. Così, come sempre a posteriori, “The Song Remains The Same” acquista una valenza e crediti che, ai tempi della sua uscita, lasciarono i critici abbastanza indifferenti, i fans no. Nemmeno i beneficiari delle loro premiere, dei cui incassi hanno tratto risorse per il proprio fine.
Nel 2008 viene prodotto anche la versione a 33 giri da 180 grammi, e, non contenti, una versione in vinile bianco di sole 200 copie di cui solo la metà è stata posta in vendita sul sito ufficiale dei Led Zeppelin. La manna per tutti i collezionisti. Se qualcuno di voi ce l’ha, il vinile bianco, mandatemi una foto. Please.
Comunque sia se avete la sana tentazione di farvi proprio “The Song Remains The Same”, scegliete l’edizione postuma del 2007, sia il dvd che il cd, finalmente equanimi nei loro contenuti anche se, opinione personale, il lungometraggio con la loro migliore performance resta “Earls Court 1975”, se non altro per la massiccia presenza dell’acoustic set. Forse l’unico segno tangibile, oltre a riff elettrici immortali, che segnano l’assoluta differenza dai Led Zeppelin e i loro presunti competitors o eredi, AC.DC compresi.
Questa è la scaletta dei brani che vi aspetta, considerando che è molto probabile che proprio in questo momento Page stia lavorando all’ennesima remastirazzione che conterrà, quasi sicuramente, perle ancora a noi ignote.
Disco Uno: Rock and Roll, Celebration Day, Black Dog*, Over the Hills and Far Away*, Misty Mountain Hop*, Since I’ve Been Loving You*, No Quarter, The Song Remains the Same, The Rain Song, The Ocean*.
Disco Due: Dazed and Confused, Stairway to Heaven, Moby Dick, Heartbreaker*, Whola Lotta Love.
I brani con asterisco sono quelli aggiunti nell’edizione del 2007, e questo è il trailer:
Arriva il 1977, che si apre sotto I migliori auspici per la band del dirigibile. Plant è di nuovo in piedi, lasciata la sedia a rotelle, è pronto per scatenarsi di nuovo sul palco insieme ai suoi compagni d’avventura.
Viene allestito un tour negli Stati Uniti che inizierà il 27 febbraio a Forth Worth (Texas), le prime date registrano sold out a tempi di record (al “Forum” di Los Angeles i 18.000 biglietti si esauriscono in solo due ore), tutto è pronto dopo il grande rientro on stage, atteso per quasi due anni. Presso i Manticore Studios a Fulham, i Led Zeppelin mettono a punto una nuova scaletta, per mordere di nuovo il suolo degli Stati Uniti. Ma, ancora una volta, non tutto fila per il verso giusto. Plant contrae una laringite e la partenza del tour viene posticipata al primo di aprile.
Intanto i Led Zeppelin si consolano con l’incetta di riconoscimenti che li piovono addosso da ogni parte del globo. La parte del leone, ovviamente, la fanno i premi assegnati, per l’anno 1976, dai lettori delle più importanti riviste musicali degli Stati Uniti e del Regno Unito. Per il quarto anno consecutivo I Led Zeppelin vengono eletti migliore gruppo dell’anno, Page migliore chitarrista (davanti a Jeff Beck e Brian May), Plant migliore cantante maschile. La premiata ditta si afferma anche come migliore autore (precedendo un altro duo famoso, Elton John e Bernie Taupin), Bonham fa il suo personale bis come migliore batterista mentre Jones si deve accontentare del secondo posto, sia come bassista che come tastierista. L’annotazione curiosa è che, nonostante che nel 1976 la band non avesse tenuto nemmeno un solo concerto, vinceranno anche il premio come migliore band dal vivo, forse per merito proprio di “The Song Remains The Same”.
La voce di Plant torna cristallina, ma il ritardo accumulato influisce anche su il tempo a disposizione per la band per provare e riprovare quei brani che hanno scritto e che conoscono perfettamente. Ma il palco manca da due anni e per i Led Zeppelin costituisce una sorta di un nuovo esordio, mentre tutto il loro equipaggiamento parte per gli Stati Uniti.: «Non abbiamo avuto gli strumenti per un mese. Tutto il materiale era già stato spedito e noi siamo arrivati là solo cinque giorni prima dell’inizio del tour. Erano settimane che non avevo potuto toccare le mie chitarre ed ero terrorizzato alla prospettiva dei primi concerti». (Jimmy Page, Led Zeppelin Celebration II, Omnibus Press 2003).
Il tour prende il via il 1 aprile 1977, al Dallas Memorial Auditorium, ma con un aereo diverso da quello usato e visto sino ad’ora. Lo
Starship ha continui problemi al motore, fermo e immobile all’aeroporto di Long Beach (Florida), e i led Zeppelin hanno bisogno di un suo sostituto. In loro soccorso arriva il Caesar’s Chariot, un Boeing 707 che non ha niente da invidiare al suo predecessore. Camere private e
persino un organo Hammond a disposizione, con il logo della “Swan Song” in bella evidenza e 2.500 dollari al giorno per il suo utilizzo, noleggiato, come denuncia il nome, proprio al Caesar’s Palace di Las Vegas.
«Con il suo itinerario diviso in tre tranches e l’utilizzo di grandi arene, quel tour è diventato un modello per artisti come Bruce Springsteen e gli U2 che baseranno le loro multi milionarie tournèe, negli anni ottanta e novanta, proprio su quell’esperienza dei Led Zeppelin. Allora, nel 1977, Grant e la band stavano solo dettando le proprie regole, senza immaginare di creare un precedente. In quelle quarantaquattro date è incapsulata l’ingombrante grandezza dei Led Zeppelin». (Dave Lewis, 2003)
Resterà la tournèe di maggiore successo della band con un milione e trecentomila biglietti venduti, una media di 72.000 tagliandi al giorno, senza ancora sapere, che sarebbe stata l’ultima in terra statunitense. Ed anche la più turbolenta.
Iniziando dai fratelli Bindon, amici di Grant, che sono incaricati della sicurezza ma, si dice, che siano solo dei gangster da quattro soldi. Droga ed alcool fanno il resto, rivoltandosi contro i membri della band e del suo entourage. Il 9 di aprile, nel terzo dei quattro concerti in programma a Chicago, Jimmy Page collassa sul palco mentre sta suonando l’assolo di “Ten Years Gone”, finisce l’esecuzione seduto su una sedia prima di abbandonare la scena con forti crampi allo stomaco. Sarà il concerto più breve della storia dei Led Zeppelin, solo sessantacinque minuti. Il 19, a Cincinnati, settanta persone vengono arrestate mentre cercano di entrare al concerto senza biglietto sfondando le vetrate di ingresso al Riverfront Coliseum.
Ma il 30 dello stesso mese i Led Zeppelin si riprendono il primato per una esibizione di un singolo artista.
Al Silverdome di Pontiac, Michigan, saranno in 76.229 ad incoronarli di nuovo come i sovrani del palco, battendo le 75.962 presenze degli Who del dicembre del 1975, che avevano osato spodestarli dal trono (decima puntata, ndr). Così vengono aggiunte altre sette date con la conclusione del tour che viene spostata dal 24 luglio al 13 agosto.
«C’era una straordinaria quantità di tensione all’inizio di quel tour, una sensazione strana e negativa. Le persone che avevano intorno, come i fratelli Bindon amici di Grant, tutti quegli eccessi hanno fatto sì che scendesse come un alone di oscurità sul quel tour. Sebbene durante la tournèe i Led Zeppelin abbiano avuto momenti di assoluta grandezza, in alcuni concerti non furono molto ispirati, limitandosi a fare solo il loro mestiere». (Steven Rosen, “Led Zeppelin’s 1977 Tour – A Tragic Ending”).
Le turbolenze proseguono con pervicacia diabolica. Il 3 giugno il concerto al Tampa Stadium viene interrotto a causa di un fortissimo temporale, scatenando una sommossa dei fans, con 19 arresti, 50 feriti e l’uso di gas lacrimogeni, da parte della polizia, per disperdere la folla.
Il 23 luglio è in programma il primo dei due concerti ad Oakland al termine del quale, Bonham, Grant , Cole e uno dei fratelli Bindon vengono arrestati per avere picchiato due promoter dello staff dell’impresario statunitense Bill Graham, colpevoli di avere trattato in malo modo il figlio undicenne di Grant. Bonzo esce dal carcere appena in tempo per esibirsi nella data del 24, l’ultima della band del dirigibile sul suolo americano.
Al termine della performance, Robert Plant riceve una tragica telefonata dalla moglie Maureen, rimasta in Gran Bretagna. Il loro figlio Karak Pendragon, cinque anni, non c’è più. Una subdola infezione lo ha portato via, e a suo nonno, il padre di Plant, non resta che ricordarli insieme: «Karak era la luce degli occhi di Robert. Si amavano incondizionatamente l’un l’altro».
Il 26 di luglio il tour viene cancellato.
«Nel 1977 avevo ventinove anni e quella specie di energia selvaggia che avevamo ai nostri inizi, era arrivata al punto di renderci sbruffoni. Sfortunatamente, non avevamo scelta. Ci esibivamo in posti dove il pubblico andava fuori di testa e non c’era verso di contenere tutta quella insana energia. Diventammo sempre più vittime del nostro successo, ed subentrata la sensazione di essere come un pesce rosso che nuota e vive dentro ad una boccia trasparente, indifeso dagli sguardi e dai giudizi del mondo esterno. Tutto questo poco prima che Karak se ne andasse». (Robert Plant by Allan Jones, Uncut Magazine 2008).
– Continua –