Scene Gianluca Amodio
Costumi Chiara Aversano
Disegno Luci Marco Palmieri
musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi
Videografie Marco Schiavoni
Aiuto Regia Emanuele Basso
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Personaggi e interpreti
(I nomi tra parentesi sono quelli della versione originale di Radice)
Gli “Acuti”
DARIO DANISE – Daniele Russo (Randle McMurphy)
RAMON MACHADO – Gilberto Gliozzi (Capo Bromden)
MUZIO DI MARCO – Mauro Marino (Dale Harding)
FULVIO CALABRESE – Daniele Marino (Billy Bibbit)
GIACOMO BUGANÈ – Marco Cavicchioli (Scanlon)
MANFREDI DELLE DONNE – Alfredo Angelici (Cheswick)
ADRIANO BERNARDI – Giacomo Rosselli (Martini)
Il Personale
SUOR LUCIA – Elisabetta Valgoi (Infermiera Ratched)
Dr. GRAZIANO FESTA – Giulio F. Janni (Dr. Spivey)
ASSISTENTE ESPOSITO – Gabriele Granito (Assistente Warren)
ASSISTENTE LORUSSO – Antimo Casertano (Assistente Williams)
INFERMIERA SPINA E TITTY LOVE – Giulia Merelli (Inf. Flinn/Candy Starr)
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Qualcuno volò sul nido del cuculo è il romanzo che Ken Kesey pubblicò nel 1962 dopo aver lavorato come volontario in un ospedale psichiatrico californiano; racconta, attraverso gli occhi di Randle McMurphy – uno sfacciato delinquente che si finge matto per sfuggire alla galera – la vita dei pazienti di un ospedale psichiatrico statunitense e il trattamento coercitivo che viene loro riservato. Nel 1971 Dale Wasserman ne realizzò, per Broadway, un adattamento scenico, che costituì la base della sceneggiatura dell’omonimo film di Miloš Forman, interpretato da Jack Nicholson e entrato di diritto nella storia del cinema. Oggi, la drammaturgia di Wasserman torna in scena, rielaborata dallo scrittore Maurizio de Giovanni, che, senza tradirne la forza e la sostanza visionaria, l’ha avvicinata a noi, cronologicamente e geograficamente. Randle McMurphy diventa Dario Danise e la sua storia e quella dei suoi compagni si trasferiscono nel 1982, nell’Ospedale psichiatrico di Aversa. Sarà il talento registico di Alessandro Gassmann, con la sua inconfodibile cifra stilistica elegante ma al tempo stesso appassionata, a portare in scena in prima assoluta al Teatro Bellini di Napoli la forte carica emotiva e sociale di Qualcuno volò sul nido del cuculo, con una messinscena personalissima ma, contemporaneamente, fedele alle intenzioni dell’originale.
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Note di regia
La malattia, la diversità, la coercizione, la privazione della libertà sono temi che da sempre mi coinvolgono e che amo portare in scena con i miei spettacoli. Temi tutti straordinariamente presenti nello spettacolo che mi accingo a mettere in scena, “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Dale Wasserman, tratto dall’omonimo romanzo di Ken Kesey, la cui versione cinematografica diretta da Miloš Forman è entrata di diritto nella storia del cinema.
Con Maurizio de Giovanni, che ha curato l’adattamento del testo, abbiamo deciso di ambientare la vicenda in una clinica psichiatrica italiana nel 1982. Tutto ha inizio con l’arrivo di un nuovo paziente che deve essere “studiato” per determinare se la sua malattia mentale sia reale o simulata. La sua spavalderia, la sua irriverenza e il suo spirito di ribellione verso le regole che disciplinano rigidamente la vita dei degenti, porterà scompiglio e disordine ma allo stesso tempo la sua travolgente carica di umanità contagerà gli altri pazienti e cercherà di risvegliare in loro il diritto di esprimere liberamente le loro emozioni e i loro desideri.
Dario (il mio McMurphy) è un ribelle anticonformista che comprende subito la condizione alla quale sono sottoposti i suoi compagni di ospedale, creature vulnerabili, passive e inerti. Da quel momento si renderà paladino di una battaglia nei confronti di un sistema repressivo, ingiusto, dannoso e crudele, affrontando così anche un suo percorso interiore che si concluderà tragicamente ma riscatterà una vita fino ad allora sregolata e inconcludente. E, attraverso di lui, i pazienti riusciranno ad individuare qualcosa che continua ad esser loro negato: la speranza di essere compresi, di poter assumere il controllo della propria vita, la speranza di essere liberi.
Un testo che è una lezione d’impegno civile, uno spietato atto di accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra Individuo e Potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell’uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e che fa riflettere.
Come sempre lavorerò sui complessi rapporti psicologici tra i vari personaggi, immergendoli in uno spazio scenico realistico e asettico.
In questo caso, le videografie, che spesso utilizzo nei miei spettacoli, mi permetteranno di tradurre in immagini i sogni e le allucinazioni dei cosiddetti “diversi”. L’obiettivo che mi pongo è, come sempre, quello di riuscire a far emozionare un pubblico di ogni età, soprattutto i più giovani che forse non conoscono quest’opera che è un vero e proprio inno alla libertà.
Alessandro Gassmann
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Info spettacoli:
Teatro Bellini
dal 10 al 19 aprile 2015
Orari: Mart./Giov./Ven./Sab. h. 21:00 – Merc./Sab.11/Dom. h 17:30
Prezzi biglietti: da euro 12,00 a euro 30,00
Durata: 2 h. con intervallo