Siamo a 100 anni dalla infausta data delle 1° guerra mondiale, ed il gruppo CANZONETEATRO di Mondovì ha portato qui il suo ultimo lavoro, un omaggio al corpo forse più simpatico di tutto l’esercito Italiano. Il Teatro Incontro, sala capiente e abbastanza centrale della città, era piena. Si trattava di aiutare l’associazione Anapaca ONLUS, molto attiva con progetti ed iniziative rivolte alla cittadinanza e l’Associazione Nazionale Alpini, reduce da L’Aquila non si è tirata indietro. Il clima era festoso ed allegro, ed anche se l’età media dei presenti era piuttosto alta, pochi stavano in silenzio. Diciamo subito che non è stata un’esaltazione della guerra, anzi spesso nei loro interventi, sia cantati che recitati, si è ribadito più volte la tragedia ed il dolore che è costata quella guerra, pagata soprattutto da chi non la voleva. Erano presenti, come si diceva, rappresentanti di varie generazioni di alpini con relative famiglie (la presenza femminile era preponderante, forse a ricordare a tutti noi che sono state soprattutto le donne a pagare l’assenza di uomini, impegnati a farsi massacrare in campagne nefaste), fino ad un Colonnello Maggiore in divisa per quelli di oggi. Emergeva soprattutto l’orgoglio di appartenenza e tutti, chi più chi meno, hanno o hanno avuto un parente od un amico che teneva al cappello-simbolo più di qualunque altra cosa. In scena musicisti e cantanti/attori hanno impostato il loro lavoro inquadrando dapprima la storia del corpo, come è nato e dove è stato impiegato, contemporaneamente ci hanno dato un ritratto storico degli avvenimenti che hanno poi portato a quel tragico 24 Maggio 1915. Il ritmo alto alternava racconti e letture a canzoni, dell’epoca e non. Siamo passati da Il bersagliere ha cento penne a È scabroso le donne studiar per passare a Tu non sei più la mia bambina, a Ma cos’è questa crisi e Mille lire al mese non tralasciando Girotondo e La ballata dell’eroe (famose canzoni antimilitariste di De André) per finire con Fru Fru e Fieri alpini (un motivo tradizionale di questo corpo, famoso anche per l’amore per il vino e per il rapporto, bellissimo, con i muli, animale simbolo di forza, bellezza e modestia. Più o meno come gli alpini stessi). I brani recitati e letti erano soprattutto documenti epistolari reperiti in archivi di pubblico dominio o concessi da privati, lettere e racconti popolari, ma anche brani tratti da Le scarpe al sole di Paolo Monelli, Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern e i Diari di Felice Bacchiarello. Particolarmente toccante è stata una canzone in lingua russa, eseguita in maniera struggente da un ragazzo dell’est, subito dopo la lettura di un brano de “Il sergente nella neve”. È quando il protagonista capita in un’isba russa, affamato ed infreddolito, e si trova di fronte a soldati dell’altra fazione che stanno mangiando. Ed é una donna, superando ancora una volta la stupidità della guerra, a dare a chi ha fame una scodella calda, anche se è un nemico. Emerge nel racconto quanto sia assurdo combattere chi è come te, e come la solidarietà sia l’unico antidoto al male. Alla fine eravamo tutti divertiti e commossi. Molti applausi.
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“ALPINI? CHAPEAU! – Storie e memorie tra canzoni e narrazione”, a cura della compagnia CanzonEteatro
Ada Prucca e Giancarlo Bovetti, voci
Agli strument: Alberto Bovetti, Gianni Cellario, Attilio Ferrua, Corrado Leone, Mario Manfredi e Giancarlo Re.
Luci e suoni di Andrea Candela
Spettacolo a cura di ANA Pinerolo, Anapaca ONLUS ed associazione le Ciaspole.