da “Orlando” di Virginia Woolf
Traduzione, riduzione e adattamento di Rocco D’Onghia
Con Elisa Canfora, Nadia Milani, Valeria Sacco, Francesca Zoccarato
Ideazione dell’animazione di Giusi Colucci
Musiche originali di Roberto Andreoni
Puppets, scene e costumi di Marco Muzzolon, in collaborazione con Raffaella Montaldo e Consuelo Olivares
Disegno luci di Marco Zennaro
Maschere di Andrea Cavarra (Zorba Officine Creative)
Voci dei poeti Francesco Orlando
Consulenza ai costumi di Paola Giorgi
Registrazione voci Silvia Orlandi
Regia di Jolanda Cappi
Direttore di produzione Franco Spadavecchia
Produzione Teatro del Buratto
Spettacolo inserito in INVITO A TEATRO
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L’ultimo appuntamento di IF Festival della stagione, che significativamente si apre anche al pubblico internazionale di Expo Milano 2015, presenta un suggestivo incontro tra parola letteraria e teatro di figura riproponendo “… E scrisse O come Orlando”, recente produzione del Teatro del Buratto, con la regia di Jolanda Cappi, ispirata dal romanzo “Orlando” di Virginia Woolf, che si fonda su una sua riscrittura drammaturgica di Rocco D’Onghia per il teatro di figura, in scena al Teatro Verdi dal 19 al 31 maggio.
Anche per questa produzione, come consuetudine al Teatro del Buratto nella ripresa delle proprie produzioni di teatro di figura, la Compagnia, dopo il debutto dello scorso maggio, ha proseguito nella ricerca di sempre nuove potenzialità del teatro su nero, cifra stilistica che contraddistingue il percorso artistico del Buratto, affidando il racconto alle immagini e alla fascinazione di oggetti, teatrini, pupazzi e sculture animate nei tagli di luce, cui si alternano nuove proiezioni di immagini in movimento che diventano a loro volta scenografie. Così pure le scenografie diventano le cornici che scandiscono e introducono le diverse scene, offrendo ulteriore supporto narrativo, dove le parole del testo vivono nella voce del narratore e si incidono nel nero della scena come segno grafico ulteriore.
Così il libro diventa teatro, le pagine diventano immagini per costruire un suggestivo spettacolo che ruota, oltre che sul noto tema dell’androginia, anche dagli spunti fortemente visivi che il romanzo stesso offre.
L’uso dei diversi linguaggi che il teatro di figura propone, come l’animazione su nero di pupazzi e oggetti, il teatrino delle marionette e l’uso di maschere, cui si aggiunge l’uso di proiezioni e cornici grafiche , crea sul palcoscenico un continuo gioco basato sul doppio e sul molteplice, che trascina lo spettatore in un vortice di metamorfosi. Un gioco di specchi che rifrange la presenza e la deriva delle diverse identità di Orlando in mutamenti, che coinvolgono non solo il protagonista ma anche gli oggetti, i costumi di scena e la musica.
Da sottolineare anche quest’ultima, vera e propria colonna sonora composta da Roberto Andreoni, che non è accompagnamento o sottofondo, ma costante confronto e dialogo con le immagini e l’animazione. Nel percorso di messa in scena l’una ha influenzato le altre e viceversa: la musica, basandosi sulle azioni ed emozioni offerte dalle immagini ha anche contribuito a influenzare la regia di Jolanda Cappi, suggerendo con “visioni” sonore la costruzione di alcune scene e passaggi drammaturgici.
Un fluire, uno scorrere di quadri in cui l’androgino Orlando, vive un’esperienza straordinaria che attraversa la storia inglese, trasformandosi da ragazzo sognante e protetto alla corte della regina Elisabetta I, ad ambasciatore in Oriente; da giovane innamorato della bella principessa russa Sasha, durante il Grande Gelo di Londra, alla metamorfosi in donna, dopo un lungo sonno profondo “…una piccola morte che permette di continuare a vivere” .
Questo nostro spettacolo si chiude – senza poi seguire il protagonista e la sua Autrice nel cammino letterario nella complessità del Novecento – con l’approccio alla nuova vita di giovane donna, colta e affascinante ma stretta e costretta tra bustini e nastri, coinvolta nel duro confronto con i saccenti Poeti londinesi, che culmina nella celebrazione della Poesia: “… voce che risponde a una altra voce”.
Il nostro racconto si ferma qui anche per concentrare la sua attenzione sulla prima, sorprendente trasformazione da uomo a donna, per incontrare la storia di un essere umano “nato due volte”: prima giovinetto e maschio, poi donna, femmina adulta.
Come nel libro anche nello spettacolo la metamorfosi è metafora attraverso la quale Virginia Woolf sembra intenzionata a dare corpo a un pensiero segreto, intimo, quello dell’androgino – “io non sono né l’uno, né l’altro, né uomo né donna”, intuizione profonda da far emergere e portare allo scoperto, per «celebrare le nozze interiori» tra il maschile e il femminile che è in ognuno di noi.
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Teatro Verdi Via Pastrengo 16, Milano Tel. 02 6880038 ——— ORARI: da martedì a sabato: ore 21.00 ——— BIGLIETTI: intero 20€ – convenzionati 14€ -ridotto (over 65/under 25) 10€ ——— INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: 02 27002476 – www.teatrodelburatto.it – info@teatrodelburatto.it La Biglietteria presso il Teatro Verdi è aperta solo nei giorni di spettacolo |