di e con Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Giulia Zacchini, Luca Zacchini
in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana
residenza artistica Associazione Teatrale Pistoiese
con il sostegno di Regione Toscana
durata: 1h 10’, atto unico
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Per il secondo appuntamento con la rassegna ‘A teatro prima di cena’ tornano alla Pergola Gli Omini con La famiglia Campione, un’ora tra nonni, genitori e figli, tutti insieme, tutti soli. Lo spettacolo ha avuto un’anteprima sulle assi del massimo teatro fiorentino nel 2014, anno in cui la compagnia ha ricevuto il Premio Franco Enriquez per la ricerca drammaturgica e l’impegno civile. Nella nuova e definitiva versione dieci sono i personaggi, tre le generazioni a confronto, tre in tutto gli attori, Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi e Luca Zacchini. La famiglia Campione è fatta di ricordi, confessioni, pensieri al futuro, uno dei figli domani parte, un’altra, la Bianca di Giulia Zacchini, si è chiusa in bagno da una settimana. Ci provano a stare insieme, ma è così che vanno le cose: nessuno in fondo si fa troppe domande, continua solo ad andare avanti. Anzi, a girare intorno alle stanze, intorno ai discorsi, a girare a vuoto.
La famiglia è larga, larghissima, è un campione di famiglie, è La famiglia Campione. Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Giulia Zacchini e Luca Zacchini, la compagnia toscana de Gli Omini, gettano lo sguardo su una famiglia come tante, in un corridoio come tanti, dove s’incontrano la moglie col marito e l’ex, i nonni con i nipoti, i figli con i genitori e i finti genitori. Rotelli, Sarteanesi e Zacchini interpretano le tre generazioni, così che ognuno sia nonno, genitore e figlio di se stesso e il ritratto dell’oggi, delle piccole province, della gente di valle, della famiglia reale, si astragga dalla quotidianità, rimanendo sospesa nel tempo.
“Come gruppo ci piace continuare un percorso di ricerca e aggiungere tasselli”, racconta Luca Zacchini, “decidere a priori di fare tre personaggi a testa è stata un’occasione di studio per accrescere le nostre capacità attoriali, ci ha consentito di approfondire i nostri punti di forza in scena, scovando anche caratteristiche più nascoste.”
I nonni aspettano di morire, i genitori sono troppi, i figli continuano a girare a vuoto. Ma uno di loro domani parte, abbandona il posto di combattimento, si stacca dal giro e ogni tanto anche la famiglia se lo ricorda. Un’altra, invece, la Bianca di Giulia Zacchini, ha scelto un viaggio diverso, si è chiusa in bagno e da una settimana non esce, non parla.
“Tutto sommato sono tranquilli perché comunque mangia”, interviene Luca Zacchini, “nessuno della famiglia riesce a capire il problema di Bianca né si chiede quale potrebbe essere. Ci piaceva consegnare una coppa a una famiglia di personaggi che non avesse niente di troppo positivo. Conducono la loro vita e se la rifanno con gli altri e non con se stessi se le cose non vanno bene.”
I personaggi sono dieci, ma assumono i modi, le parole, le storie di centinaia di persone conosciute da Gli Omini per strada. La famiglia Campione ha alle spalle un percorso fatto di indagini e laboratori, un progetto che ha coinvolto cinque comuni della provincia fiorentina e più di ottanta giovani, che la compagnia ha incontrato, conosciuto e messo in scena, in uno spettacolo dalla forma sempre diversa e che ora trova la sua stabilità. Le parole e i temi prendono vita da indagini di periferia, da gente vera.
“In pratica arriviamo in un posto”, spiega Luca Zacchini, “ci stiamo una settimana, dieci giorni, ci guardiamo intorno, intervistiamo più persone possibili, riascoltiamo il materiale, lo scegliamo, lo riscriviamo, e nell’ultimo giorno di residenza mettiamo in scena un’ora fatta dei personaggi e delle storie più belle. Per La famiglia Campione abbiamo usato lo stesso metodo, con una differenza: ci siamo dati a priori un tema, la famiglia, e una in particolare, allargata, mezza spaccata.”
L’obiettivo è far ridere e poterlo fare su qualsiasi argomento, senza remore, è una delle ‘missioni’ che gli Omini si sono dati fin dalla nascita, nel 2008. E la risata, prima o poi, si incrina sulla bocca di tutti, se non riconosci te stesso, riconosci il vicino di sedia o di casa. Elemento ulteriore di realtà è la lingua dei Campione, una parlata per niente teatrale, un dialetto toscano che sa di pranzo in osteria, di scontri conviviali.
“Facciamo il ritratto di una famiglia di provincia, dove in pochi hanno conseguito la laurea e forse anche il diploma di scuola superiore”, precisa Zacchini, “il modo di parlare dei personaggi è simile a quello che si può trovare entrando in un bar o al mercato. Era impossibile per noi allontanarci dal dialetto, anzi, l’abbiamo usato più che mai, mettendo anche in relazione il diverso utilizzo che ne viene fatto dalle tre generazioni, dai verbi fantasiosi dei nonni all’italiano sgangherato dei giovani”.
Il ritratto feroce de La famiglia Campione mostra dunque quanto miseri e spuntati siano gli strumenti che abbiamo per capire cosa ci sta succedendo. Soltanto Bianca disconosce questa realtà allo sbando, dentro e fuori casa.
“Bianca è la più in gamba della famiglia”, conclude Zacchini, “per noi rappresenta la speranza, l’ottimismo. Però, si è chiusa in bagno. Questa è la sua risposta. Ed è tanto positiva quanto amara.”
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Intervista a Luca Zacchini
di Matteo Brighenti
Qual è il vostro metodo di lavoro? Come avete composto La famiglia Campione?
“Gli Omini dove li metti stanno. E dove stanno, tutto assorbono. Come spugne o pezzi di pane. In pratica arriviamo in un posto, ci stiamo una settimana, dieci giorni, ci guardiamo intorno, intervistiamo più persone possibili, riascoltiamo il materiale, lo scegliamo, lo riscriviamo, e nell’ultimo giorno di residenza mettiamo in scena un’ora fatta dei personaggi e delle storie più belle. Facciamo dei ritratti quindi, delle istantanee del qui e ora, specchio deformante della realtà che ci circonda, partendo sempre dal piccolo, dal locale, per arrivare a qualcosa di universale. Tutto nasce sul posto, insieme alla gente. Il vero senso della nostra visione viene solo dalla selezione e dal montaggio. Per La famiglia Campione abbiamo usato lo stesso metodo, con una differenza: ci siamo dati a priori un tema, la famiglia, e una in particolare, allargata, mezza spaccata.”
Tre attori per nove personaggi. Tutti siete nonni, genitori, figli. Perché questa scelta?
“Come gruppo ci piace continuare un percorso di ricerca e aggiungere tasselli, decidere a priori di fare tre personaggi a testa è stata un’occasione di studio per accrescere le nostre capacità attoriali, ci ha consentito di approfondire i nostri punti di forza in scena, scovando anche caratteristiche più nascoste. Prevedendo poi debutti frequenti, questa distribuzione dei ruoli ci consente di trovare in corsa dei cambiamenti impossibili da fare se avessimo un approccio più istituzionale, più classico.”
In scena usate il toscano, una lingua parlata, non teatrale.
“Facciamo il ritratto di una famiglia di provincia, dove in pochi hanno conseguito la laurea e forse anche il diploma di scuola superiore. Il modo di parlare dei personaggi è simile a quello che si può trovare entrando in un bar o al mercato. Era impossibile per noi allontanarci dal dialetto, anzi, l’abbiamo usato più che mai, mettendo anche in relazione il diverso utilizzo che ne viene fatto dalle tre generazioni, dai verbi fantasiosi dei nonni all’italiano sgangherato dei giovani.”
Ai nove personaggi si aggiunge Bianca, la sorella che si è chiusa in bagno.
“Tutto sommato sono tranquilli perché comunque mangia. Nessuno della famiglia riesce a capire il problema di Bianca né si chiede quale potrebbe essere. Ci piaceva consegnare una coppa a una famiglia di personaggi che non avesse niente di troppo positivo. Conducono la loro vita e se la rifanno con gli altri e non se stessi se le cose non vanno bene. Noi non ci eleviamo dalla media che descriviamo, ci sono cose che ci riguardano in prima persona, anche i nostri genitori si sono riconosciuti, ma non ne fanno un dramma nella vita e non l’hanno fatto nemmeno dopo aver visto lo spettacolo.”
Bianca disconosce la realtà della famiglia in cui vive?
“Per noi, che comunque conosciamo meno la persona che è in bagno, Bianca è la più in gamba, rappresenta la speranza, l’ottimismo. Però, si è chiusa in bagno. Questa è la sua risposta. Ed è tanto positiva quanto amara.”
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Biglietti
Intero: 10 €
Ridotto: 8 € (under 26, over 60, abbonati e possessori di PergolaCard, soci Unicoop Firenze, utenti SDIAF).
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Biglietteria
Teatro della Pergola
Via della Pergola, 24 – Firenze
Tel. 055.0763333
biglietteria@teatrodellapergola.com
Dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.
Circuito regionale Boxoffice, online su http://www.boxol.it/TeatroDellaPergola/IT/?A=96892, e tramite la App del Teatro.