“C’era una volta un regno…” iniziano così moltissime fiabe che tutti i bambini hanno ascoltato centinaia di volte prima di addormentarsi e poi letto o guardato alla televisione o al computer. E dopo l’incipit che rimanda a paesi indefiniti nel tempo e nello spazio si giunge al lieto fine attraverso svariate peripezie: un percorso quasi sempre ricco di streghe, draghi, orchi… che preannunciano all’ignaro bimbo le cattiverie e difficoltà della vita.
Matteo Garrone (Roma 1968), uno dei più interessanti registi del cinema italiano, sceglie il mondo delle fiabe per sperimentare un percorso inverso a quello compiuto nelle sue ultime opere (Gomorra e Reality) in cui partiva da fatti reali per giungere a una dimensione fantastica e da fine intellettuale qual è si è rivolto a uno dei capisaldi (sebbene sconosciuto ai più) della letteratura italiana: Lo Cunto de li Cunti (o Pentamerone) di Giambattista Basile (Napoli 1575 – 1632), una raccolta di 50 favole in napoletano (pubblicata postuma tra il 1634 e il 1636) in cui trionfa il gusto del racconto fantastico con momenti comici e sentimentali e con non rare incursioni in quello che oggi è definito horror.
Sul valore dell’opera di Basile fa testo il giudizio di Benedetto Croce: “L’Italia possiede nel Cunto de li Cunti o Pentamerone del Basile il più antico, il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari” e anche il più saccheggiato se è vero, come è vero, che gli scrittori più conosciuti del settore da Charles Perrault ai fratelli Grimm fino a Christian Andersen vi hanno attinto largamente: la prima stesura conosciuta di racconti come Cenerentola, Il gatto con gli stivali o La bella addormentata nel bosco è, infatti, nell’opera di Basile.
Delle cinquanta fiabe Garrone e i suoi collaboratori hanno scelto La cerva fatata, Lo polece e La vecchia scortecata (nel film rispettivamente La regina, La pulce e Le due vecchie) che hanno come protagoniste tre donne in tre diverse fasi della vita: una ragazzina che sogna un marito per fuggire dalla monotonia quotidiana (Viola, la principessa de La pulce), una donna che per divenire madre è disposta a tutto e quando lo diviene è visceralmente possessiva del figlio (la regina di Selvascura) e una vecchia popolana ingenua… ma non troppo (Dora ne Le due vecchie).
Garrone intreccia le tre storie – quasi a formare un racconto unico dalle diverse sfaccettature – collegandole attraverso il ‘carro di Tespi’ di un gruppo di saltimbanchi che viaggiando di villaggio in villaggio si esibisce anche nei castelli dei tre regni (Selvascura, Altomonte e Roccaforte).
È strabiliante la modernità dei racconti di Basile, sembra quasi che sia riuscito a leggere il nostro presente per stigmatizzarne problematiche, a volte vere e proprie ossessioni come quelle della ricerca a tutti i costi della giovinezza e della bellezza con il rifiuto di quanto predisposto dalla natura: nella vecchia Imma che paga per farsi scorticare (sperando di ridiventare giovane e bella) non vi è una satira ante litteram della chirurgia estetica? E nella vicenda di Viola costretta dal rispetto di un editto del re a sposare un orco si può leggere la denuncia della violenza che tante donne devono affrontare tra le mura domestiche. E la regina di Selvascura che si affida alle indicazioni di un mago per raggiungere il proprio scopo ricorda chi ancora oggi ricorre a maghi e fattucchiere.
Sono passati quasi quattro secoli da quando Basile ha scritto le favole, ma egoismo, capacità di sacrificare anche chi si ama per perseguire il proprio scopo o per difendere la propria immagine, ingratitudine e orrore di certe situazioni sono rimasti eguali e fanno passare in secondo piano anche chi, oggi come allora, è capace di sacrificarsi per gli altri.
Garrone è stato geniale nel raccontare le storie senza voler collegare il presente al passato, anzi rappresentando il passato in tutta la sua vitalità senza tradire lo spirito dei testi originari. È stato inoltre coraggioso a resistere alla tentazione di usare la lingua di Basile: un napoletano arcaico che avrebbe reso necessarie le didascalie anche in Italia e forse avrebbe impedito l’avvalersi di un cast internazionale di attori straordinari i quali danno a ogni personaggio una profonda intensità (è girato in inglese e chi ha la fortuna di vederlo in lingua originale si accorge dello stile della recitazione e dell’uso sapiente della voce).
Splendido sempre, in certi momenti è un film mozzafiato che per la bellezza e pastosità delle immagini rivela il Garrone pittore che ha saputo individuare i riferimenti più adatti (I capricci di Goya) e scegliere location eccezionali rese ‘favolose’ dalla fotografia di Peter Suschitzky che ha creato immagini che paiono frutto della fantasia e invece sono edifici e panorami della nostra Italia: indimenticabili le gole dell’Alcantara, il Bosco del Sasseto o celebri castelli come Castel del Monte e quello di Donnafugata.
Antiche stradine di pietra dal colore particolare, foreste impenetrabili, saloni affascinanti che paiono usciti da un sogno… tutto è invece reale, così come sono reali (bravissimi gli artigiani che li hanno costruiti) il drago e la pulce gigante affidati all’intervento digitale solo per i ritocchi.
Il risultato è un film forte, imprevedibile, trascinante, coinvolgente e divertente: un trionfo della fantasia, una favola che fa sognare e resta nella mente, ma che fa riflettere sulla natura umana e sulla sua sostanziale immutabilità.
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La scheda
Titolo originale: Tale of Tales
Regia: Matteo Garrone
Sceneggiatura: Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
Cast: per La Regina: Salma Hayek, John C. Reilly, Christian Lees, Jonah Lees, Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini, Laura Pizzirani, Franco Pistoni, Giselda Volodi, Giuseppina Cervizzi, Jessie Cave
per La pulce: Toby Jones, Bebe Cave, Guillaume Delaunay, Eric Maclennan, Nicola Sloane, Vincenzo Nemolato, Giulio Beranek, Davide Campagna
per Le due vecchie: Vincent Cassel, Shirley Henderson, Hayley Carmichael, Stacy Martin, Kathryn Hunter, Ryan McParland, Kenneth Collard, Renato Scarpa
Genere: fantasy
Origine: Italia/Francia
Anno: 2015
Durata: 128 minuti