1996-2015: vent’anni di un festival indipendente. “Tutto era cominciato nel 1996 con il recital di Galatea Ranzi e Mira Andriolo Dall’Immagine Tesa, su testi di Clemente Rebora, nella juvarriana Villa Bria di Gassino Torinese. Tutto era continuato con presenze straordinarie come quella di Marisa Fabbri, madrina del festival nei suoi prima anni di storia. Fu lei a raccomandarci una progettualità impegnata, affrancata da concessioni corrive. Si muovevano i primi passi, allora, di un’avventura culturale stimolante per il Festival, per gli interpreti, i performer, i registi, le compagnie e il pubblico. Pubblico che è andato sempre crescendo fino alle diecimila unità della scorsa edizione. Tanti sono stati i temi svolti dal Festival negli anni: dalle alchimie della lingua teatrale proposte nelle prime prove d’attore all’impegno estetico e politico dell’attuale nouvelle-vague di creativi della scena. Tante le scelte condivise, tanti i compagni di viaggio. Elementi prioritari della filosofia del Festival sono stati e sono la libertà intellettuale, la tutela degli artisti e le solide relazioni nazionali e internazionali intessute, ma anche la capacità di rinnovarsi” (Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, direttori del festival)
Nel 2015, nel pieno di una crisi del modello occidentale e dell’Italia in particolare, Torino Creazione Contemporanea – XX Festival delle Colline Torinesi rivendica orgogliosamente il proprio ruolo propositivo nel panorama teatrale europeo. Lo vuol fare con un’edizione speciale, dal 1° al 20 giugno, che pur in un periodo di difficoltà mette comunque Torino e il Piemonte al centro dell’attenzione generale.
È quella sulla donna vittima di tanti fondamentalismi e protagonista essa stessa dei cambiamenti in atto nel nostro tempo, la riflessione principale che accomuna molti progetti artistici del cartellone di questa edizione.
Nell’ambito del gemellaggio Torino incontra Berlino il Festival, in collaborazione con il Théatre Vidy di Lausanne, presenta in prima nazionale Frühlingsopfer da Le Sacre du Printemps di Igor Strawinski e Testament dal King Lear di Shakespeare, del noto collettivo teatrale femminile berlinese She She Pop. Una realtà artistica – che da sempre difende il ruolo della donna nella vita sociale – vincitrice del Premio del Goethe Institut al Festival Impulse.
Alla mamma di Pasolini, Susanna Colussi, è dedicato MA, l’ultimo lavoro di Antonio Latella, presentato a Torino in prima assoluta e coprodotto dal Festival. Latella, uno dei registi italiani più operativi in Germania e in Russia, si era già confrontato con la parola pasoliniana una decina di anni fa in occasione della messa in scena di Pilade, di Porcile, di Bestie da stile. Questa volta dirigerà Candida Nieri, che l’anno scorso aveva inaugurato, con Caterina Carpio e Valentina Vacca, il cartellone del Festival con Francamente me ne infischio, spettacolo per il quale la Nieri ha vinto, insieme alle compagne, il Premio Ubu come migliore attrice 2013. Sempre Latella ebbe a firmare per il Festival due memorabili allestimenti: Studio su Medea e Hamlet’s Portraits. “Tutta la letteratura e il teatro di Pasolini – scrive Latella – sono pervasi dalla presenza di quella madre che lo ha accompagnato nella fuga dalla banalità coatta del vivere quotidiano.”
Un’altra testimone del Festival è Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace. Su di lei il Teatro delle Albe di Ravenna ha costruito lo straordinario Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, scritto e diretto da Marco Martinelli. È Ermanna Montanari a vestire i panni della politica birmana. La recita torinese sarà preceduta dalla lettura di un messaggio della stessa San Suu Kyi, che dopo ventuno anni di reclusione oggi siede in parlamento, unica donna, ma che si vede ancora sbarrata la strada verso la Presidenza in Birmania.
Un’intensa attrice e artista libanese, Lina Majdalanie (nuovo nome d’arte di Lina Saneh), propone invece sempre in prima nazionale Biokhraphia, scritto con Rabih Mroué, che pone la questione decisiva nel mondo arabo e non solo della libertà individuale. Il titolo è un gioco di parole dato che “khraphia” significa delirio, ma pure escrementi. La possibilità di programmare Biokhraphia si concretizza ancora grazie al Thèatre Vidy che lo produce e con il quale il Festival ha sancito un importante patto di collaborazione.
Sempre per il segmento internazionale, atteso alla prima italiana è anche Las ideas dell’argentino Federico León, il cui spettacolo Yo en el futuro fu molto applaudito dal pubblico torinese qualche anno fa.
Il Festival 2015 permette di conoscere anche una nuova drammaturga tedesca. È Rebekka Kricheldorf. In programma in prima nazionale il suo testo Villa dolorosa messo in scena da Roberto Rustioni in collaborazione con la Pav di Roma e ancora nell’ambito di Torino incontra Berlino. Una specie di Tre Sorelle nell’annoiata Germania, locomotiva d’Europa. Cambiano i tempi ma l’imperativo è sempre lo stesso: cercare la felicità.
È invece tratto da un romanzo greco, di Petros Markaris, Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, miglior novità italiana 2014 ai Premi Ubu. Siamo nel pieno della crisi economica greca: vengono trovate le salme di quattro donne, pensionate, che si sono tolte volontariamente la vita. “Abbiamo capito che siamo di peso allo Stato, ai medici, ai farmacisti e a tutta la società” – spiegano in un biglietto – Risparmierete sulle nostre pensioni e vivrete meglio”.
Tra i fedelissimi del Festival, al pari di Latella, vi è Emma Dante che sarà in cartellone con Io, Nessuno e Polifemo, testo e regia della stessa Dante, che dello spettacolo, una sorta di cabaret letterario, è pure interprete. In palco con lei ci sono altri cinque attori ed una impetuosa musicista, Serena Ganci. Il lavoro è tratto dall’Intervista impossibile a Polifemo di Emma Dante pubblicata nella raccolta Corpo a corpo di Einaudi. Racconta lo sbarco di Odisseo nella terra dei Ciclopi, forse la Sicilia, forse Milazzo, capovolgendo ogni interpretazione positiva sull’eroe omerico. Ricordiamo che Emma Dante è la recente mattatrice ai supercitati Premi Ubu: suo il miglior spettacolo, sua la migliore regia per Le sorelle Macaluso. Un’altra bella prova d’attrice è alla base di Darling (ipotesi per un’Orestea) di Ricci/Forte, quella di Anna Gualdo nei panni di Clitemnestra in uno spettacolo coprodotto dal Festival, con altri tre interpreti, liberamente ispirato all’Orestea di Eschilo e messo in scena in un claustrofobico container. Evoca gli orrori della trilogia classica magri attraverso Artaud e il rock dei Led Zeppelin.
Una sorta di inno al teatro civile è Trincea di Marco Baliani dedicata alla Grande Guerra, che debutterà in prima assoluta al Festival. La regia è di Maria Maglietta. Lo spettacolo coprodotto con Marche Teatro ha ottenuto il riconoscimento dalla Presidenza del Consiglio come evento del Centenario. Nell’anno dell’Expo milanese dedicato alla nutrizione, il progetto si concentra sulla magra alimentazione dei soldati nelle trincee.
Per il Focus sulla Creazione Italiana Contemporanea realizzato insieme al Teatro Stabile le scelte di Mario Martone e del Direttore del Festival portano alla ribalta nel 2015 due artisti: Gabriele Vacis e Alfonso Santagata. Di Vacis viene presentato La parola padre, spettacolo nato da alcuni laboratori tenuti nell’Europa Centro Orientale. Le interpreti sono sei ragazze provenienti da Italia, Bulgaria, Macedonia, Polonia. Tutte parlano più o meno inglese. Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria e con i loro padri. Santagata, uno dei nomi storici del teatro di ricerca, il pubblico lo potrà ammirare alle Fonderie Limone di Moncalieri con il suo Esterniscespiriani, epifania di personaggi tratti appunto dal teatro di Shakespeare. Calibano è il dirigente responsabile di un cimitero e comanda a bacchetta i becchini e di Ariel non si fida.
Prosegue anche nel 2015 la condivisione da parte del Festival dei progetti della compagnia italo-australiana IRAA Theatre, ovvero Roberta Bosetti e Renato Cuocolo, impegnati – alla Fondazione Merz – in una creazione in prima nazionale, MM&M, Movies, Monstrosities, and Masks, autobiografia tutta corroborata da grandi film della storia del cinema. In definitiva una ricerca, presentata in prima nazionale, sull’identità. Altro personaggio femminile del 2015 è l’istitutrice Miss Giddens. Viene rispolverata da Valter Malosti nel suo Giro di vite. In scena in prima nazionale Irene Ivaldi alle prese con un vero “concerto di fantasmi” assistita da G.u.p. Alcaro, Premio Ubu 2014
Con sullo sfondo la follia del potere è Macbeth su Macbeth su Macbeth di Chiara Guidi, che racconta di un re che uccide per diventare re, finché qualcun altro lo ucciderà con le stesse motivazioni. Gli interpreti sono tre attrici e il violoncellista Francesco Guerri. Sulla cui esibizione ha lavorato l’artista visiva e performer Francesca Grilli, creando un finale indimenticabile con una fiamma che distrugge archetto e suono. Ancora dalla Romagna Felix arriva un nuovo Discorso: Kriminal tango, di Fanny&Alexander, gustoso ritratto del torinesissimo Fred Buscaglione, latin lover, un po’ gangster, amabile spaccone, scialacquatore. Lo spettacolo in prima assoluta sarà in scena a le Roi Music Hall, l’ex Lutrario dove Buscaglione si esibiva col suo pianoforte rosa.
Tra le giovani compagnie del 2015 c’è Babilonia Teatri con Jesus, spettacolo che affronta grandi temi, come il senso della vita o della morte e le radici cristiane della nostra cultura. Enrico Castellani e Valeria Raimondi attraverso la figura di Cristo e sbarazzandosi della la sua mercificazione cercano un approdo alle radici della spiritualità. Ma come se parlassero ai loro bambini. E ci sono ancora: le Fibre Parallele, con Licia Lanera Premio Ubu 2014 come miglior attrice under 35 e Premio Duse (nella Celestina di Ronconi), protagonista di La beatitudine, una prima nazionale coprodotta dal Festival, scorribanda nel rapporto tra sesso e potere che strizza l’occhio a Foucault; il Mulino di Amleto, vincitrice del Bando Generazione Creativa Scene alla sBando, coraggiosamente alle prese con uno dei capolavori del teatro politico di Brecht, Ascesa e caduta della Città di Mahagonny, reinventato come Mahagonny. Una scanzonata tragedia post-capitalistica e, infine, i Maniaci d’Amore impegnati in un progetto speciale, un laboratorio con gli allievi del College di Acting della Scuola Holden. Oggetto del loro lavoro l’opera di Kafka e Metamorfosi in particolare. L’esito in forma scenica sarà presentato col titolo Blue Kafka, che richiama lo scrittore da un lato e l’aereo pittore Yves Klein dall’altro (suo è il blu dell’estasi).
A proposito di artisti figurativi va detto che il segno d’artista della ventesima edizione è donato dalla libanese Zena el Khalil, l’ennesima donna di un’edizione molto al femminile. Succede ai Masbedo.
Gli spettacoli saranno presentati a Torino, nei Teatri Astra, Carignano, Gobetti e Casa Teatro Ragazzi, ed anche alla Fondazione Merz, al Le Roi Music Hall e a Moncalieri, alle Fonderie Limone.
Sarà possibile realizzare la XX edizione grazie alla fiducia e al sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Piemonte, della Città di Torino, della Compagnia di San Paolo, della Fondazione CRT, della Fondazione per la Cultura Torino e di Italdesign Giugiaro, del Sistema Teatro Torino, del Goethe-Institut Turin, del Ministero degli Affari Esteri tedesco, di PAV. E grazie alla collaborazione della Fondazione del Teatro Stabile di Torino, della Fondazione Teatro Piemonte Europa, della Fondazione Live Piemonte dal Vivo, della Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, dell’Associazione Amici del Festival delle Colline Torinesi.
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Per informazioni:
Festival delle Colline Torinesi – Corso Galileo Ferraris, 266, Torino – tel. +39 011 19740291
Sito: festivaldellecolline.it – Facebook: festivalcollinetorinesi – Twitter: @CollineTorinesi #fdct15