Continuano gli appuntamenti con il teatro off del Fringe Festival di Roma con nove diversi spettacoli ogni sera sottoposti al giudizio del pubblico che vota mandandone tre nella semifinale del sabato.
Nella settimana dal 14 al 19 giugno abbiamo assistito a due rappresentazioni dalla raffinata tessitura drammaturgica.
“La conferenza”, testo inedito di Giuseppe Manfridi, è una commedia surreale nei dialoghi e grottesca nell’allestimento, apparentemente distante dalla produzione del drammaturgo romano. In realtà, anche in questa pièce Manfridi affronta le tematiche relazionali e familiari evidenziando gli effetti sottesi dalle dinamiche psicologiche dei protagonisti, esprimendo la sua tipica scrittura teatrale che richiama l’attenzione sulla parola come veicolo di un significato.
Un grasso conferenziere alle prese con la stesura del suo intervento non riesce ad andare oltre il saluto da rivolgere al pubblico, attanagliato dal dubbio sull’appellativo da utilizzare: “dame”, “signore”, “signori”, “cavalieri”? da cui scaturisce una diatriba semantica tra significato e significante e l’uso del linguaggio.
Interferisce con l’uomo la svampita e stridula tuttofare Donnina, biondona dagli enormi occhi che, insieme al figlio Francisco, entra ed esce dalla scena in un intreccio di ruoli e rapporti che svelano rivalità passate mai sopite.
Il grottesco circo dell’esistenza è enfatizzato dal trucco estremamente marcato che disegna maschere sui volti, effettuato dall’Accademia di trucco professionale. Anche la recitazione sopra le righe con la voce in falsetto e la gestualità ritmica di Davide Poggioni, Alessia Carbonaro e Stefano Roselli accentua l’atmosfera clownesca voluta dal regista Claudio Jankowski.
Compagnia Teatro Studio Jankowski.
“Indubitabili celesti segnali” fotografa la vita di tre sorelle in un basso napoletano. Elisabetta, Anna e Maria, così chiamate dai genitori devoti alla Madonna e alla di lei famiglia, vivono il loro ruolo di vergini come un destino, indifferenti al mondo esterno.
Tutto si compie e si consuma tra le mura domestiche dove fioriscono e avvizziscono le tre giovani esistenze, prigioniere della loro repressa femminilità, mentre là fuori gli altri vivono e muoiono. L’esasperata solitudine intrecciata a una religiosità superstiziosa e magica, genera effetti fisici di patologica “isteria” in ciascuna, come mutismo, cecità, gravidanza, che avvelenano la loro quotidianità e le fanno gridare al miracolo, trasformando la casa in santuario. Fino all’arrivo del Salvatore. Scemo, ma reale, in carne e ossa. E con lui, la libertà e la salvezza per la più giovane delle sorelle, spezzando il mistificatorio rituale della Sacra Famiglia.
Il lavoro rielabora in chiave atemporale e astratta, tra noir e commedia, l’opera “Festa al Celeste e Nubile Santuario” del drammaturgo napoletano Enzo Moscato.
Cinzia Antifona, Valentina Greco e Francesca Pica, dirette da Francesco Petti, raccontano, pregano, si illudono, si ammalano con la verosimiglianza delle bigotte meridionali.
Compagnia PolisPapin