Nelle miti sere romane il Fringe Festival di teatro indipendente attrae un pubblico eterogeneo che può scegliere tra nove proposte a settimana e assistere a tre spettacoli in sequenza su tre palchi.
Il voto popolare (da domenica a venerdì) manda in semifinale tre lavori riproposti il sabato tra i quali una giuria selezionata sceglie quello da destinare alla finale del 5 luglio.
La semifinale del 13 giugno ha visto in scena “La vera vita del cavaliere mascherato” della Compagnia Azzèro Teatro, “Guerriere. Tre donne nella Grande Guerra” della Compagnia Giorgia Gigia Mazzucato, e “Così grande e così inutile” della Compagnia Il servomuto.
Il primo testo, di Alessandro De Feo e Giancarlo Sammartano, si ispira a “La vita reale di Jacob Geherda” opera semisconosciuta di Brecht, della quale mantiene il filo conduttore della trasformazione, insieme a pezzi di altre opere, poesie e aforismi dell’autore.
Il cameriere di un modesto bar berlinese è malpagato e maltrattato dal gestore. Il suo sogno di evasione lo trasforma nel Cavaliere Mascherato, impavido difensore degli oppressi, che dovrà scontrarsi con quattro prepotenti avventori del circolo nautico. Il timido e pavido Gehenda assume le sembianze di un eroe senza macchia che lancia la sua sfida e duella con gli antagonisti buffamente camuffati, esprimendosi con i toni enfatici della commedia dell’arte e del gioco clownesco: “Solo chi ha poco da mangiare lo divide con gli altri”, “L’uomo non è fatto per il lavoro ma per il denaro”. Il cavaliere perde il primo round alla spada, vince il secondo a poker e anche il terzo consistente in un colloquio d’affari in cui i rivali tentano di comprare le sue opinioni. Egli scappa rifiutando il denaro per la libertà che rende più felici. La sua riscossa segna il riscatto di tutti gli oppressi che incita con vari aforismi: “Nessuno è libero laddove qualcun altro è oppresso”, “Nulla è il denaro per chi lo ha ma non c’è salvezza per chi non ne ha”.
Finito il sogno, tutto torna come prima.
Il secondo lavoro della terna semifinalista è “Guerriere. Tre donne nella Grande Guerra”. Testo realistico e poetico sul fondamentale contributo fornito dalle donne nella prima guerra mondiale. Portatrici di viveri al fronte correndo il rischio dei cecchini, sostenitrici della famiglia con il lavoro in fabbrica e nei campi. Giorgia Mazzucato, allieva di Dario Fo, autrice e attrice poliedrica con il tono e l’inflessione della voce e la postura, cambiando posizione sul palcoscenico, cambia anima. Angela si è travestita da uomo per combattere in prima linea e nessuno se ne accorge perché “a qualunque latitudine l’uomo è semplice”. Eva è un’albergatrice i cui idoli sono la Regina Elena e Coco Chanel che ha rivoluzionato la figura femminile. La veneta Franca ha ideali socialisti e lavora in una fabbrica di armi per mantenere i figli; il marito è partito soldato e lei diventa portatrice carnica per tentare di incontrarlo. È la Storia delle donne raccontata dalle donne, fino all’eroismo. La caratterizzazione dei personaggi è fondata su documenti originali ed esclusivi dell’epoca.
“Così grande e così inutile” affronta in chiave grottesca il pensiero di Majakovskij, riportato in vita dopo il congelamento, in un adattamento di Lorenzo Collalti tratto dai testi del poeta. Tra realtà e immaginazione girano intorno al drammaturgo russo i personaggi delle sue opere, i cui dialoghi evocano le sue poesie e altri scritti facendone emergere la vita turbolenta e la cultura russa dopo la rivoluzione bolscevica, incastonate nelle vicende biografiche del protagonista de “La cimice”, la pièce teatrale in cui la cimice catturata sull’operaio russo ibernato veicola i germi della “malattia borghese”.