Il “debutto” di Giorgio Strehler al Teatro dell’Opera di Roma con Le nozze di Figaro di Mozart nel celeberrimo allestimento del Teatro alla Scala di Milano (sette repliche in programma fino al 3 giugno) è un successo annunciato. Classico, ma non tradizionalista, minimalista e luminosissimo, pre-rivoluzionario (la vera rivoluzione arriva in scena alla fine del terzo atto con il Coro di Roberto Gabbiani e gli allievi della scuola di danza del teatro dell’Opera diretta da Laura Comi) e semplicemente meraviglioso nella sua omogeneità, nella sua verità, lo storico spettacolo è una gioia per il pubblico romano. E se la musica di Mozart è divina e fa davvero bene all’anima e rinvigorisce il cuore, l’allestimento di Strehler, con le scene capolavoro monumentali e profondissime di Ezio Frigerio, i costumi settecenteschi rifiniti, un gioiello di sartoria di Franca Squarciapino e luci calde di Gianni Mantovanini, è meraviglioso, in perfetto equilibrio fra rivoluzione e rispetto del testo. Non c’è necessità di scandalizzare, ma di lasciar vivere gioiosamente la musica di Mozart e la vivacità di libretto di Da Ponte ripreso da Beaumarchais: l’allestimento in scena è un capolavoro di perfezione filologica, di gioia e inno alla vita trapelare la vivacità, la malinconia sottesa di un testo irrefrenabile.
Lo storico allestimento portato in scena da Marina Bianchi, già accanto a Strehler nel 1981 al debutto dello spettacolo, presenta un cast di giovani, ma bravissimi artisti che arrivano a coincidere con i personaggi, ben in grado anche di interpretare con convinzione i lunghi recitativi. Lode a Rosa Feola, già molto apprezzata dal pubblico romano, che incarna una vivacissima Susanna, perfettamente in parte: poco civettuola, ma decisamente pragmatica, perfetta nelle accese sfumature del ruolo. Accanto a lei, un altrettanto vivace e arguto Markus Werba nel ruolo di Figaro, ex barbiere di Siviglia ora al servizio del Conte D’Almaviva (che vorrebbe rivalersi con Susanna proprio di quello ius primae noctis da lui abolito), leggerissimo e ricco di grazia il Cherubino di Michaela Selinger. Lode ai conti: Alessandro Luongo è un Conte D’Almaviva molto elegante e in parte anche nella recitazione, quasi perennemente adirato e contrariato dalle situazioni, ma commovente nel Perdono del quarto atto. Eleonora Buratto è una Contessa D’Almaviva malinconica e rassegnata, ma dalla presenza regale, dalla voce potente e attenta che esordisce con l’intensa Porgi amor in apertura del secondo atto per conquistare lunghi applausi con Dove sono i bei momenti del terzo atto, tormentosa e struggente. In parte anche Isabel De Paoli (Marcellina), Carlo Lepore (Bartolo), Matteo Falcier (Basilio), Saverio Fiore (Curzio), Damiana Mizzi (Barbarina), Graziano Dallavalle (Antonio).
Sul podio dell’Orchestra del Teatro dell’Opera, il tedesco Roland Böer (alla quinta esperienza con Le Nozze) che imprime ritmo e vivacità, ma senza esagerare alla partitura, accompagnando i lunghi e indispensabili recitatativi al fortepiano. Dopo quasi quattro ore trascorse in teatro il desiderio è solo uno: restare e ricominciare ad ascoltare Le Nozze.