Reading: Alessandro Porcu
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Ispirato a Scritti Corsari di Pierpaolo Pasolini, La fattoria degli animali e 1984 di George Orwell, lo spettacolo è ambientato in un imprecisato futuro distopico in cui l’Occidente baratta la propria particolare cultura – e quindi ogni forma di senso critico e consapevolezza – con il raggiungimento di un elevato benessere economico. Il mondo che conosciamo si trova quindi popolato da macchine che respirano, ovvero esseri umani dai sensi e dalle menti atrofizzate che aderiscono completamente ai modelli sociali, culturali e politici imposti dalla Casta dominante. A rappresentare questa realtà alienante e priva di colore è la band romana Stage of reality che nella realizzazione del loro ultimo lavoro The breathing machines si ispirano a Scritti Corsari, profetico e ultimo lavoro di Pasolini che delinea con grande lucidità le conseguenze della globalizzazione trent’anni prima dell’esistenza del fenomeno stesso. La critica ai mass media e alla società di massa vengono sottolineati dal supporto visivo nel quale questa società distopica – così preoccupantemente simile alla nostra – prende forma. Il sound rock si mescola con quello elettronico creando un’atmosfera estraniante e futuristica, la scelta di cantare in inglese manifesta l’intento della band di rivolgersi a un pubblico che non sia solo italiano. Alla voce graffiante del frontman degli Stage of reality si mescola la voce profonda – quasi sommessa – di Alessandro Porcu che fa rivivere il pensiero dell’ultimo Pasolini, la lucida e disperata analisi dell’Italia dei consumi di massa e dei mass media. Reading e supporto visivo ancora una volta sono complementari, attraverso le immagini viene ripercorso brevemente il percorso artistico, umano e politico di Pierpaolo Pasolini.
Uno spettacolo poliedrico e multimediale in cui musica, video e letture sono inscindibili e che – sulla scia di Pasolini regista – si serve del mezzo tecnologico per criticare la gli aspetti più preoccupanti dell’attuale civiltà tecnologica: la cancellazione dei particolarismi culturali in virtù di una globalizzazione che tende ad appiattire le differenze anzicchè evidenziarle come punto di forza di ogni particolare zona del mondo, la creazione di una falsa democrazia globale che invece di fornire a tutti le stesse opportunità e meriti si limita a uniformare il pensiero politico ed eliminare il dissenso.