Questa rubrica non vuol rappresentare una panoramica di quanto esce sugli schermi nel mese, né una selezione del meglio, ma semplicemente l’indicazione di opere che presentano motivi d’interesse.
Vorrebbe inoltre essere d’aiuto a chi volendo recarsi al cinema cerca un film adatto ai suoi gusti o allo stato d’animo del momento: non sempre infatti si ha voglia di problematiche sociali o esistenziali, c’è anche il momento in cui andare al cinema significa, giustamente, fuggire dal quotidiano per distendere la mente con due risate (ridere è un diritto) o fuggire nel sogno identificandosi con gli ‘eroi’ dello schermo o farsi catturare dall’enigma di un thriller.
La grandezza del cinema è di essere un diamante con mille facce: si può sempre trovare quella adatta al momento che si sta vivendo.
L’importante è andare al cinema e non guardare il film sullo schermo di casa: vedere un film è un rito e come tutti i riti ha bisogno di un tempio.
Quello che la rubrica si propone, nei limiti del possibile, è evitare l’inutile imbecillità, la volgarità fine a se stessa e l’idiozia: ce ne sono già troppe nella vita quotidiana fuori dal cinema.
Poiché però sbagliare è umano, si chiede scusa in anticipo per eventuali errori.
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Mesi precedenti: APRILE 2015 – MARZO 2015
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Genere: bellico
Regia: David Ayer
Cast: Brad Pitt, Shia LaBeouf, Logan Lerman, Jon Bernthal, Michael Peña, Jim Parrack, Jason Isaacs, Xavier Samuel, Brad William Henke, Kevin Vance, Scott Eastwood, Alicia Von Rittberg, Anamaria Marinca
Sinossi: Primavera del 1945, il destino della guerra appare segnato per la Germania che comunque non demorde e manda al fronte le ultime risorse umane di cui dispone che conservano però una certa supremazia tecnologica: i carri armati Tiger, macchina da guerra più efficiente degli Sherman americani. Al sergente Don Collier, detto Wardaddy, reduce con il suo tank Fury da quasi tutti i campi di battaglia della guerra, è affidata una pericolosa missione dietro le linee nemiche. Il suo usuale equipaggio formato da soldati profondamente diversi tra loro, ma tenuti coesi dal carisma di Collier è integrato da una giovane recluta che sostituisce un mitragliere morto. Le scene di combattimento molto spettacolari tra tank si integrano con l’educazione al combattimento della giovane recluta e con un’equilibrata focalizzazione dei singoli caratteri. Originale la scansione in tre blocchi: due di scontri intervallati da un terzo profondamente umano.
Origine: Usa
Anno: 2014
In sala dal 2 giugno 2015
Note: David Ayer e i suoi collaboratori hanno confezionato un film che può intrigare anche chi non ama il genere bellico: non che manchino i combattimenti peraltro molto scenografici specialmente nello scontro tra la piccola colonna di Sherman guidata da Fury e il poderoso Tiger tedesco, non rappresentano tuttavia l’unica finalità di un film lontano dal clima eroico-propagandistico che spesso caratterizza opere similari, qualunque sia il paese d’origine. La guerra con le sue leggi spietate è mostrata nella sua natura di momento eccezionale che è necessario subire senza però abituarsi e in cui le leggi di una corretta convivenza non devono essere mai dimenticate. Perno di questa lettura sono la figura della recluta con i dubbi e le difficoltà ad adeguarsi a una necessità disumana e soprattutto il bel blocco centrale con protagoniste due donne tedesche e l’equipaggio di Fury in un’atmosfera che diviene progressivamente domestica superando diffidenze e contrasti.
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INSIDIOUS 3 – L’INIZIO
Genere: horror
Regia: Leigh Whannell
Cast: Dermot Mulroney, Stefanie Scott, Lin Shaye, Angus Sampson, Leigh Whannell
Sinossi: rimasta orfana di madre, l’adolescente Quinn – che ritiene che il padre presti poca attenzione a lei e al fratellino privilegiando il lavoro – cerca disperatamente di rapportarsi con lei per trovare conforto. I suoi maldestri tentativi di porsi in contatto con “l’altrove” (dimensione parallela cui accedono solo le anime dei morti e pericolosi demoni) mettono in moto un’entità sovrannaturale poco amichevole verso la ragazza. Quinn cerca l’aiuto di Elise Rainier, una famosa medium, che però rifiuta poiché per motivi personali si è ritirata dall’attività e non ritiene di poter infrangere la propria decisione. La ragazza è sempre più terrorizzata da eventi misteriosi al punto che il padre, benché scettico, si reca a scongiurare Elise di aiutare la figlia. Questa accetta anche se con molti dubbi e inizia la sua battaglia contro le entità negative per salvare la ragazza. Riuscirà tra un colpo di scena e un effetto speciale nel suo intento?
Origine: Usa
Anno: 2015
In sala dal 3 giugno 2015
Note: La serie Insidious annovera già due episodi che hanno riscontrato un grande successo tra gli appassionati del genere. Figura centrale è la sensitiva Elise Rainier (ottimamente impersonata da Lin Shaye che dà credibilità e umanità al personaggio) e quest’episodio ne racconta le origini e i motivi per cui ha iniziato a fare evolvere le proprie capacità sensitive. A differenza dei due precedenti (affidati alla regia di James Wan) Insidious 3 è diretto da Leigh Whannell al suo esordio nei lungometraggi dopo anni di attività come sceneggiatore (tra cui i primi due Insidious insieme a Wan e il franchise horror Saw anche questo di grande successo), comunque un grande esperto di come cercare di spaventare gli spettatori. Whannell ovviamente non cambia la formula vincente (sul piano commerciale) dei due film precedenti: un cocktail di horror, mistero e paranormale con qualche notazione ironica e ammiccamento al pubblico.
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Genere: drammatico
Regia: Peter Greenaway
Cast: Elmer Bäck, Luis Alberti, Maya Zapata, Rasmus Slätis, Jakob Öhrman, Lisa Owen, Stelio Savante
Sinossi: Il primo amore artistico di Peter Greenaway è stato per la pittura la cui influenza non lo abbandonerà mai nella sua attività registica iniziata nel lungometraggio nel 1980 con Le cadute. Il primo successo internazionale risale al 1982 con lo splendido I misteri del giardino di Compton House. Lo stile pittorico e visionario ne caratterizza tutte le opere della lunga carriera: anche questa personalissima lettura di Sergei Eisenstein (il regista russo pietra miliare della storia del cinema) riflette le riflessioni di Greenaway su cinema, sesso e morte presenti sottotraccia nelle sue opere migliori. Il film racconta gli ultimi dieci giorni del soggiorno di Eisenstein in Messico, dove si era recato per girare Que Viva Mexico! (il film non vedrà mai la luce con la sua firma). La lontananza dall’Urss si prolungava eccessivamente per il regime sovietico che lo richiamò in patria d’urgenza non lesinando le pressioni dirette e indirette. Secondo Greenaway in quei dieci giorni accaddero eventi che mutarono Eisenstein o meglio ne portarono in superfice caratteri a lui stesso ignoti.
Origine: Paesi Bassi, Messico, Finlandia, Belgio
Anno: 2015
In sala dal 4 giugno 2015
Note: vedi recensione
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Genere: commedia noir
Regia: Sergio Misuraca
Cast: Dario Raimondi, Alessandro Schiavo, Alessio Barone, Ivan Franek, Aurora Quattrocchi, Emanuela Mulè, Salvo Piparo, Antonello Puglisi, Consuelo Lupo, Sergio Vespertino, Marta Richeldi
Sinossi: Dario e Nicola (convincenti Dario Raimondi e Alessio Barone) sono due giovani siciliani disoccupati – come tanti, troppi coetanei – che trascorrono la giornata tra giri in motorino, qualche spinello e cercano di arrangiarsi in qualche modo. Nicola è un abile tappezziere, anche se indipendentemente dal poco lavoro non sembra avere la tempra del gran lavoratore, mentre Dario è un neolaureato in attesa di un ‘miracolo’ che pare realizzarsi quando un influente personaggio del paese (il ‘Professore’) gli assicura una raccomandazione ‘vincente’ (troppo spesso unica speranza in una società in cui la disoccupazione giovanile è altissima) chiedendogli in cambio di portare a Roma in modo riservato una busta di documenti da consegnare a un suo interlocutore. Per non perdere la busta o rischiare di essere derubato Dario che deve viaggiare in auto fa nascondere dall’amico tappezziere la busta nel sedile della sua vecchia utilitaria. Giunto a Roma si verificano le prime sorprese e non tutto va come dovrebbe…
Origine: Italia
Anno: 2015
In sala dal 4 giugno 2015
Note: Interessante lungometraggio d’esordio di Sandro Misuraca e realizzazione di un suo antico sogno, Fuori dal coro è un film non banale che dopo un inizio da commedia brillante ha sviluppi inaspettatamente drammatici, anche se spesso alleggeriti da flash comici. La vicenda narrata è la fotografia di un mondo malavitoso che pare uscito dalle cronache che troppo spesso occupano le pagine dei giornali: un mondo in cui a delinquere non sono emarginati o giovani privi di lavoro e alla ricerca di facili guadagni (la manovalanza è il ruolo loro riservato), ma personaggi insospettabili come ‘il professore’. Il film può essere scandito in tre parti: quella iniziale (la migliore come credibilità e compattezza) che descrive la vita sfaccendata di Nicola e Dario in una Sicilia di cui pare sentire l’odore delle zagare e del mare, le avventure romane di Dario in cui il film perde la sua solarità e la regia cade in qualche inutile eccesso e il ritorno in Sicilia in cui il noir (con una logica non sempre irreprensibile) sostituisce la spensieratezza iniziale.
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Genere: commedia drammatica
Regia: Anna Muylaert
Cast: Regina Casé, Michel Joelsas, Camilla Márdila
Sinossi: Il bel film di Anna Muylaert fornisce uno spaccato della società brasiliana e dei limiti che la caratterizzano spesso anche negli ambienti più democratici e progressisti. Val lavora come governante in una ricca famiglia (presso la quale vive) a San Paulo, città cui è approdata – dopo la separazione dal marito – per fuggire dalla miseria del nativo stato di Pernanbuco, uno dei più poveri del poverissimo Nord-Est e cercare di assicurare un futuro alla figlia. Il racconto inizia con Val (bravissima Regina Casé: la sua interpretazione fatta di delicatezza e sfumature merita da sola la visione del film) ormai da anni governante nella splendida villa con piscina (in una zona ‘in’ di San Paulo) di una coppia in cui lei opera con successo nel settore della moda e lui è un artista dall’incerto successo e dalla sicura poca voglia di lavorare. Il loro figlio è un bambinone complessato e insicuro su cui Val riversa tutto l’affetto che non ha potuto dare alla figlia affidata ai parenti. Un giorno Val riceve la notizia che la figlia (Jessica) sta per arrivare a San Paulo dopo anni di lontananza. Val ne è felice e comunica la sua gioia alla famiglia presso cui lavora che la invita a ospitare Jessica nella sua camera. Jessica però è una ragazza molto decisa, volitiva e intelligente (è a San Paulo per superare l’esame di ammissione nella selettiva facoltà di architettura) e il suo arrivo sconvolge gli equilibri esistenti e porta alla luce il fatto che l’apparente rapporto democratico della famiglia con Val è in realtà un paternalismo che non intacca pregiudizi e differenze sociali. Riuscirà Jessica nel proprio intento e troverà Val un nuovo equilibrio?
Origine: Brasile
Anno: 2015
In sala dal 4 giugno 2015
Note: Al suo quarto film la regista brasiliana Anna Muylaert ha realizzato un’opera che le ha assicurato al Sundance Festival il ‘Premio speciale della Giuria alle attrici’ (meritatissimo) e il ‘Premio del pubblico’ alla Berlinale. L’apparente tono da commedia non tragga in inganno: gli argomenti trattati sono molto seri e denunciano la debolezza di una società in cui il concetto di democrazia si confonde anche inconsciamente con il paternalismo. La regista porta alla luce anche un conflitto generazionale: comportamenti accettati e naturali per Val (Val e sua figlia non possono fare il bagno in piscina, nemmeno quando è inutilizzata, Jessica può studiare o in camera di Val o in cucina)… sono radicalmente rifiutati dalla figlia. È arrivata mia figlia è un film al femminile: il dramma ruota, infatti, intorno a tre donne (Val, Jessica e la padrona di casa) mentre le figure maschili sono o negative (l’ex marito di Val di cui Jessica parla con riluttanza, o patetiche e inesistenti come l’artista fallito e il giovane rampollo). Il Brasile descritto dalla Muylaert è pieno di contraddizioni economiche, ma soprattutto culturali trasversali a tutta la società: è l’immagine dolorosa di un Paese ricco di prospettive e di speranze, ma dai piedi d’argilla.
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Genere: documentario
Regia: Lydia Smith
Sinossi: Pluripremiato documentario intimo su uno dei più classici pellegrinaggi che da secoli coinvolgono il mondo cattolico: un percorso che dalla Francia attraverso la Spagna del Nord raggiunge Santiago di Compostela per venerare la tomba di San Giacomo nella splendida basilica. Ognuno ha le sue motivazioni come accade nel lungometraggio della Smith, ma tutti cambieranno per sempre. Il film autobiografico e itinerante racconta le vicende di un gruppo di pellegrini – ciascuno con le proprie motivazioni e attese – testimonianza di come resti invariata nel tempo la ragione fondamentale del viaggio: la ricerca di se stessi indipendentemente dall’essere o meno credenti. C’è, infatti, chi come la brasiliana Sam cerca una forza interiore per uscire dalla depressione, chi come Tatiana vuole attraverso il Cammino elevare la propria fede migliorando il rapporto con Dio, chi come il sessantacinquenne Wayne lo fa per onorare la memoria della moglie scomparsa e chi come l’anziano sacerdote Jack accompagna l’amico: per lui il Cammino è una via verso il futuro.
Origine: Spagna, Usa
Anno: 2014
In sala dal 4 giugno 2015
Note: Il Cammino per Santiago non è solo un percorso attraverso la Spagna, ma un complesso insieme di sentieri che da molte regioni europee portano i fedeli (o meglio i pellegrini) a vivere l’atmosfera della Basilica di San Giacomo di Compostela in cui come in nessun’altra la fede è palpabile. Ogni anno sono centinaia di migliaia i pellegrini che tentano l’ardua prova del percorso (oltre 500 miglia) ricevendo a ricordo, se riescono nell’impresa, l’apposita simpatica targa, oltre naturalmente a quella maturazione psicologica che il lungo cammino compiuto soli con se stessi genera e che è foriera del miracolo del mutamento. Dopo il commovente Il cammino per Santiago girato nel 2010 da Emilio Estevez, il documentario della Smith trasmette la sincerità e il coinvolgimento di chi ha personalmente effettuato (nel 2008) questo cammino di ricerca e di approfondimento della propria anima. Impresa ancor più difficile è stata però il reperimento dei fondi per la realizzazione del film, avvenuto solo grazie al contributo di moltissimi privati poiché le strutture ufficiali diffidavano del successo dell’argomento. I fatti hanno mostrato come gli ‘esperti di mercato’ si sbagliassero: Sei vie per Santiago è tra i dieci documentari Usa con maggiori incassi nel 2014.
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Genere: commedia romantica
Regia: George Tillman Jr.
Cast: Scott Eastwood, Britt Robertson, Alan Alda, Oona Chaplin, Jack Huston
Sinossi: è il racconto della storia d’amore tra un ex campione di rodeo (Luke) che cerca disperatamente di tornare alle competizioni e una studentessa (Sophia) che sta per iniziare un lavoro nel mondo dell’arte realizzando così il suo sogno di fare la gallerista. Il lavoro di Sophia è a New York, città quanto mai stimolante per la cultura, ma non proprio centro di riferimento per i rodei. Interessi e prospettive sono quindi contrastanti e divergenti e il rapporto tra Sophia e Luke entra in crisi. Un giorno però il fato fa incontrare ai due giovani Ira…
Origine: Usa
Anno: 2014
In sala dal 4 giugno 2015
Note: Tratto dall’omonimo best seller romantico di Nicholas Sparks, La risposta è nelle stelle (decimo film tratto da un’opera del prolifico autore accreditato di oltre 95 milioni di copie vendute) esplora ponendoli a confronto con garbo ed equilibrio due intrecci amorosi: quello più che decennale di Ira con l’adorata moglie e quello di Sophia e Luke. Sono due generazioni diverse cresciute con culture e mentalità differenti non solo per età, ma anche per una vorticosa trasformazione della società e per la perdita o l’appannamento di alcuni valori un tempo primari. La regia e la recitazione notevolmente professionale (sia della Robertson, stella nascente del cinema americano, sia del giovane Eastwood, bravo al di là della grande somiglianza con il padre) evitano il romanzo rosa facendo assumere al film una valenza etica sulla completezza offerta da una storia d’amore duratura in cui la coppia cresce e matura all’unisono affrontando insieme le molte sfide ora facili ora difficili offerte dalla vita, consolandosi reciprocamente negli insuccessi e gioendo insieme per i successi. E la migliore ricompensa di un amore è un dolce ricordo come quello di Ira.
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Genere: drammatico
Regia: Gianluca Maria Tavarelli
Cast: Isabella Ragonese, Mehdi Dehbi, Francesco Scianna, Stefania Orsola Garello, Nello Mascia, Pietro De Silva, Yessmine Ouni, Salima Al Wadi, Jazi Abderrazek, Daniele Pilli, Haydee Borelli, Andrea Bruschi, Marcello Montalto, Maurilio Leto, Roberta Bizzini, Massimiliano Davoli, Maria Amato
Sinossi: Stefania (Isabella Ragonese) è una giovane infermiera siciliana sposata con Roberto (Francesco Scianna), soldato nella missione italiana in Iraq durante la seconda guerra del Golfo. Il loro grande amore è fortemente incrinato da quella speciale schizofrenia che impercettibilmente e lentamente colpisce chi vive alternando i momenti di pace (i ritorni a casa da Stefania) a quelli di guerra (perché i nostri soldati, indipendentemente dalle ipocrite dizioni ufficiali, in Iraq hanno preso parte a una guerra come testimoniano i molti che non sono tornati). Un giorno viene notificato a Stefania che Roberto è morto, vittima di un attentato compiuto da un ‘martire di Allah’ in un mercato di Nassiriya. Stefania decide di partire per l’Iraq per capire lo scopo per cui Roberto ha perso la vita e quando in realtà ha cominciato a morire insieme al loro amore. Si unisce quindi come volontaria a una missione umanitaria e scopre una realtà profondamente diversa da quella di cui era convinta e che lentamente sgretola il suo muro di pregiudizi.
Origine: Italia
Anno: 2015
In sala dal 4 giugno 2015
Note: Gianluca Tavarelli con una Storia sbagliata dimostra di aver conservato intatte (nonostante la lunga parentesi televisiva) le qualità rivelate con il bellissimo Un amore (1999) realizzando un film ricco di umanità e dai significati profondi. A cominciare dal titolo che riprende quello di una canzone di Fabrizio De André scritta nel 1980 come colonna sonora di due documentari-inchiesta sulla morte di Pasolini e di Wilma Montesi (uno dei primi grandi scandali che coinvolse l’Italia democristiana). ‘Sbagliata’ è la storia che vede coinvolti Stefania e Roberto perché le loro vite sono drammaticamente e diametralmente opposte, perché è ‘sbagliata’ la guerra/non guerra che uccide Roberto (insieme a centinaia di migliaia di civili e migliaia di soldati dei vari Paesi partecipanti alla ‘missione di pace’) e insieme a lui, anzi prima di lui, il sentimento che lo lega a Stefania e che certamente non può essere tenuto in vita né da skype né da quei ritorni a casa che finiscono (come denunciato anche dal bel film di Clint Eastwood American sniper) per far emergere il disadattamento alla vita normale di questi uomini costretti a combattere un nemico che non esiste, ma che in effetti può essere in ogni persona (uomo, donna o bambino) incontrata. La storia privata raccontata da Tavarelli diviene con il viaggio di Stefania in Iraq un viaggio in due culture che drammatici errori di strategia politica rendono sempre più lontane e nemiche e di cui – nonostante si viva in un’era di comunicazione intensa e (apparentemente) globale – si hanno da entrambi i lati soprattutto visioni unilaterali. Stefania giunge in Iraq aggregandosi a una missione umanitaria in cui non crede (un gruppo di medici il cui fine è operare i bambini iracheni di labbro leporino, malformazione che in quella terra, chissà perché, significa essere condannati a morire) e piena di pregiudizi e di odio. La realtà che trova è però ben diversa da quella immaginata e la corazza d’incomprensioni in cui si era nascosta si sgretola man mano che Stefania è portata a interrogarsi su se stessa e sul mondo che la circonda. La sua storia diviene quindi proiezione della ‘storia sbagliata’ tra il nostro mondo e l’Islam e un incitamento (come indica il bellissimo finale) ad aprirsi alla speranza e a non dare spazio a medievali Califfati e novelli Crociati.