Fred Ballinger, un ottantenne compositore e direttore d’orchestra in pensione trascorre un periodo di vacanze, come avviene da innumerevoli anni, nel solito lussuoso hotel-benessere (cioè uno di quelli in cui la giornata è programmata tra massaggi, piscina e svariate cure) nei dintorni di Davos (Alpi svizzere) insieme al vecchio amico nonché consuocero Mick, famoso regista hollywoodiano, che sta finendo insieme a un variegato ed entusiasta gruppo di giovani collaboratori la sceneggiatura del prossimo film che, data l’età, sarà probabilmente l’ultimo, il suo testamento artistico e spirituale.
Fred e Mick hanno deciso di sostenersi vicendevolmente in quest’ultimo tratto di strada, ma lo vivono in modo opposto: Fred (un Michael Caine raramente così bravo rivive con Sorrentino l’ebrezza di essere nuovamente il protagonista principale, anzi di interpretare un personaggio studiato per lui) ha ‘tirato i remi in barca’ rinunciando a dirigere e scegliendo l’ozio intelligente delle passeggiate e delle buone letture. Mick (una sinfonia di sfaccettature l’interpretazione di Harvey Keitel), invece, considera ancora la possibilità di lavorare con successo al centro della sua esistenza, anzi unica ragione di vita.
Sul rapporto psicologico e spirituale tra questi due anziani così simili e così diversi, sul loro osservare con sereno distacco la vita che scorre intorno, specie quella dei più giovani siano essi figli o collaboratori, Paolo Sorrentino (Napoli 1970, secondo quelli che amano il gioco delle somiglianze il più felliniano degli attuali registi italiani) ha costruito un film intimo, dolce, leggero e profondo che racconta il bello del divenire vecchi (“meglio vecchi che morti” ha dichiarato con il suo spirito british Michael Caine).
Fred e Mick nelle loro passeggiate tra il verde lussureggiante della montagna svizzera s’interrogano sulla salute (la prostata è protagonista di un quotidiano bollettino…) o continuano antiche diatribe (emerge ancora un filo di gelosia) su una ragazza che si contendevano da giovani, anche se non c’è più il ricordo di come la storia sia andata a finire. Dialogo non inventato, ha avuto occasione di precisare il regista, ma ascoltato durante un pranzo tra vecchi amici, a conferma che i fatti si perdono nella memoria, ma i sentimenti lasciano una traccia indelebile: forse con il procedere degli anni si dimentica il nome della prima ‘cotta’, ma la sensazione provata resta scolpita in modo indelebile.
A Sorrentino interessa la vecchiaia in funzione non del passato, ma del futuro, di come non sprecare il tempo che rimane in tormenti e diatribe inutili e nel rapporto con i figli che invece di tempo ne hanno ancora molto e possono voltare pagina e ricominciare.
Fred è in vacanza con la figlia (la bella e brava Rachel Weisz) con la quale ha un forte legame (è anche la sua assistente) che influisce positivamente su entrambi e sul loro modo di vedere e comprendere l’altra generazione: è la figlia a costringendolo a uscire dal passato in cui si è pigramente rinchiuso nascondendosi dietro motivazioni fasulle e a risvegliare il desiderio di un futuro diverso dal vegetare in attesa della morte.
Fred va letto attraverso il suo rapporto con la musica che il compositore si ostina a considerare ormai ‘in pensione’ per cui respinge, anche con ironica durezza e inventando nobili motivazioni, l’invito della Regina Elisabetta di dirigere per il compleanno del marito un concerto in cui Simple songs, la sua composizione più famosa, sarà interpretata dalla migliore cantante del momento. La musica e lui sono, però, un’unica realtà e inconsciamente (o no) riesce a trarre melodie spiegazzando la carta di una caramella o ‘dirigendo’ (in una delle sequenze più belle) un concerto di campanacci di mucche al pascolo.
L’amico Mick è l’opposto: in lui vi è la frenesia di chi sente di non aver più molto tempo davanti e vuol utilizzarlo per realizzare l’opera indimenticabile, il capolavoro assoluto.
Entrambi sono ormai senza compagna e la vecchiaia in questo caso è solitudine, indipendentemente dal modo di viverla.
La solitudine peraltro regna nell’antico albergo e va oltre la vecchiaia per divenire simbolo del nostro tempo: è solo il giovane attore di successo Jimmy Tree (un ottimo Paul Dano) tormentato dal tipo di successo conseguito e in hotel per studiare il nuovo personaggio da interpretare, lo è la silenziosa massaggiatrice che balla da sola, si sente sola la figlia di Fred e sono soli e silenziosi gli ospiti circondati dallo sfarzo antico della sala da pranzo.
Il passato nel ricordo dei vecchi diventa presente e si confonde con questo e la giovinezza passa splendida, fugace e bellissima (nelle fattezze di Madalina Ghenea, miss Universo) davanti agli occhi di Fred e Mick (e ai corpi che allineati sul bordo della piscina termale denunciano tragicamente il tempo trascorso e sembrano solo attendere la fine) lasciando il rimpianto di quanto non si è vissuto.
Se l’hotel sembra emergere da un album fotografico del secolo scorso (ospitò Thomas Mann quando scriveva La montagna incantata), l’ambiente con le sue montagne innevate, i ripidi pendii su cui pascolano variegate mucche, la tavolozza dei colori che spiega il titolo dell’opera dello scrittore tedesco, conferisce a tutto un’atmosfera di serenità che non è turbata dall’irruzione di Brenda Morel, l’attrice cult di Mick (una Jane Fonda che ha avuto il coraggio di invecchiarsi notevolmente e devastare il proprio viso con una miriade di rughe) e dalle relative conseguenze.
Youth – La giovinezza è un film che resta dentro e invita a pensare sul passato e sul futuro (il presente è così fugace…) e mostra che – a qualsiasi età – l’unica speranza è il futuro: per quanto breve possa essere immaginato, se si vuol vivere, occorre fare sempre nuovi progetti indipendentemente dalla loro riuscita.
È un piccolo capolavoro pieno di sensazioni e ricco di ‘chicche’. Da vedere.
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La scheda
Titolo originale: Youth – La giovinezza
Regia: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino
Cast: Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Mark Kozelek, Robert Seethaler, Alex Macqueen, Luna Mijovic, Tom Lipinski, Chloe Pirrie, Alex Beckett, Nate Dern, Mark Gessner, Paloma Faith, Ed Stoppard, Sonia Gessner, Madalina Ghenea, Sumi Jo, Jane Fonda
Genere: commedia
Origine: Italia
Anno: 2015
Durata: 118 minuti