Uno straordinario spettacolo «site-specific» di danza aerea sulla parete est della Torre Grande del castello di Arco; cinque acrobati «verticali», tre assistenti alle corde un light designer della compagnia Cafelulé per una proposta «unica» (realizzata cioè specificamente per questa location) che si materializza sullo sfondo di uno degli scorci più suggestivi del Trentino: la rocca immersa nell’olivaia arcense, in alto sopra l’Alto Garda. «Il castello delle meraviglie», sabato 25 luglio con inizio alle ore 21.30, è l’appuntamento clou dell’estate 2015 per quanto riguarda il non comune palcoscenico rappresentato dal castello di Arco, nell’ambito delle iniziative per la sua valorizzazione. L’ingresso è libero (ma i posti sono limitati).
La danza verticale è un insieme di danza e di tecniche d’arrampicata su roccia, in cui i movimenti si relazionano con la forza di gravità e la dimensione perpendicolare del corpo rispetto al piano di appoggio verticale. La danza verticale è praticata utilizzando un’attrezzatura d’arrampicata: un’imbragatura bassa di tipo sportivo e una corda con cui i danzatori vengono assicurati dall’alto con i dovuti dispositivi. Pur avvicinandosi all’acrobata, il performer di danza verticale è piuttosto un vero danzatore che esegue delle coreografie, accompagnato da giochi di luce. La proposta è organizzata dall’assessorato alla cultura e dalla Delega consiliare per castello, olivaia e agricoltura.
La compagnia Cafelulé – nota per aver aperto recentemente con una sua performance il Giro d’Italia di ciclismo – ha creato uno spettacolo ispirato al tema della meraviglia, accostandosi al castello di Arco quale scenario fuori dal comune più che come presenza storica e monumentale. Un’emozione, la meraviglia, ispirata dai corpi sospesi che danzano liberi dalla gravità, tessendo sulla torre del castello le tracce dei loro sogni. Guardando le figure che si muovono sospese, lo spettatore sarà portato a scoprire nuovi punti di vista, nuove prospettive. I piedi si sollevano da terra, camminando verso l’alto a raggiungere il cielo e conquistano il sogno della leggerezza. Non sono persone, non sono corpi, ma sono figure quasi magiche, al di là delle dimensioni ordinarie che regolano lo scorrere del nostro tempo e delle nostre dimensioni.
La Torre Grande del castello di Arco è il punto di riferimento e il simbolo non solo della città di Arco, ma dell’intero Alto Garda: come una sentinella imponente domina la vallata percorsa dal fiume, che si apre verso il lago. Il castello di Arco esisteva già nell’anno Mille, anche se non al suo massimo sviluppo, e proprio a partire dall’inizio del secondo millennio, con la presa del potere da parte dei Conti d’Arco, inizia a crescere ed ingrandirsi. Nel 1495 Albrecht Dürer lo dipinge, nel momento del suo massimo splendore, lasciando testimonianza di un vero e proprio borgo fortificato, circondato e difeso da possenti mura di cinta e alte torri di guardia. Dopo il 1703, sperimentata l’artiglieria pesante delle truppe del generale Vendôme, si capisce che il sistema difensivo del castello è ormai obsoleto e quindi viene pian piano abbandonato e utilizzato molto spesso come cava di materiali per gli edifici in città. Le due guerre mondiali del Novecento portano gli ultimi pesanti danni, finché nel 1980 inizia un lungo e importante lavoro di restauro, che tra l’altro riporta alla luce un meraviglioso ciclo di affreschi dedicato al tema del gioco e della vita cavalleresca.