“Mare di mezzo” di Giorgio Azzone ed Erica Guglieri, in programma nel cartellone del “V Festival delle Palme di Rapallo” organizzato da EuroArt, ha ripercorso i canoni stilistici del lavoro di ricerca, immergendoci in un microcosmo suggestivo, accattivante e compiaciuto di sorprese.
Una ideazione che si sviluppa modernamente nella sequenza delle danze popolari italiane come fonte primordiale di formazione e di tradizione.
L’evoluzione compositiva dei coreografi mantiene sempre alta la soglia dell’attenzione dello spettatore, grazie a un serrato e partecipe ritmo, tra l’avvolgente musica di Einaudi, della Nuova Compagnia di Canto Popolare unitamente alle attraenti melodie folkloristiche tradizionali che rendono un sensoriale appagamento visivo e un’innata gioia.
Le coreografie si ispirano al mondo dell’acqua, del vento, delle radici e del fuoco trovando nel “corpo” un percorso espressivo ed emotivo sia per chi danza sia per chi assiste.
“Mare di mezzo” è un viaggio in cui l’elemento della “terra” affonda il movimento dei danzatori nella filosofia antica, principio materiale di tutte le cose ed elemento fondamentale. La fisicità e la sensualità dei giovani ballerini (Erika Guglieri, Lorenzo Morrone, Alessio Cattaneo, Lorena Cavallo, Maria Luisa Haupt, Maura Nascioli) sono il tramite verso la realtà contemporanea dell’umanità e dei ricordi mediante i gesti, le linee del corpo, l’uso fluido delle braccia-gambe-mani come fossero elementi della natura, disegnando spazi nell’immaginario collettivo dell’origine dell’uomo.
La Compagnia del “Balletto di Liguria” in scena ha dipinto, come in un quadro, l’arte della danza ben sottolineando qualità specifiche: fluidità, suadenza espressiva, sospensione, vibrazione e slancio.
Un allestimento in cui la narrazione diventa la memoria storica e il ricordo di un’esperienza vissuta della cui identità fanno parte integrante il sentimento del passato e delle tradizioni troppo spesso dimenticate.
Le coreografie e le sonorità che danno vita allo spettacolo ci trasportano in alcune danze tradizionali mediterranee, le quali hanno una metrica melodica nella composizione delle figure solistiche e d’insieme legate al complesso e rituale fenomeno del folklore e della cultura popolare, intesa come tradizione riguardante usi e costumi, miti, leggende, filastrocche, fiabe, proverbi, credenze popolari di alcune determinate aree geografiche: pizzica, taranta, flamenco, tamurriata, danze orientali e arabe, tarantelle, sirtaki… tutte accomunate da un ottimo lavoro di fusione ad opera dei creativi e talentuosi coreografi Azzone-Guglieri, tra seduzione e gioco legati ai momenti di vita della comunità, danzata da ballerini di qualità in cui primeggiano l’esplosività di Alessio Cattaneo e Lorenzo Morrone per forza, vigore e presenza scenica.
Un applauso a Maura Nascioli, direttrice del Balletto di Liguria, per aver ideato e dedicato la produzione alle tradizioni come manifestazione di danza appartenente alla “gente”, in origine creata ed eseguita dal popolo e fruibile da un vasto pubblico.
Lo spettacolo è risultato un chiaro invito alla percezione del nostro corpo e all’ascolto del battito inteso come nutrimento essenziale per vivere in rapporto allo spirito. Un inno al respiro più arcaico di un processo storico, culturale e linguistico i quali hanno confermato che i balletti e le danze popolari sono ancora oggi un forte richiamo e soprattutto un bene prezioso da riscoprire, salvaguardare e rivalutare non solo nelle sagre di appartenenza ma bensì sul piano nazionale perché appartengono a un’arte, ancora oggi in continua evoluzione.
Una multirazzialità che trova espressione nella sinfonia del “corpo” e nell’espressione del “gesto” per ammettere al suo interno la presenza di gruppi ed etnie nell’abbraccio poetico di tolleranza e uguale dignità.