È stata presentata la nuova stagione artistica del Teatro Comunale di Vicenza, la nona dalla sua apertura, dal Presidente della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, Flavio Albanese e dai referenti artistici delle diverse sezioni: Pierluca Donin, direttore di Arteven per la prosa, Loredana Bernardi, consulente di Arteven per la danza e Piergiorgio Meneghini, direttore artistico della Società del Quartetto di Vicenza per la concertistica e la sinfonica, nel suo ruolo di direttore generale dell’Orchestra del Teatro Olimpico.
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Danza: VicenzaDanza XX edizione
Grandi nomi e titoli di sicuro richiamo per celebrare i vent’anni di VicenzaDanza, la stagione di danza del Comunale che nel 2016 raggiunge con orgoglio il prestigioso traguardo che rappresenta, da un lato la maturità per una rassegna con la missione di proporre sempre spettacoli di indiscusso valore artistico, che ha visto negli anni esibirsi i grandi nomi della danza internazionale a Vicenza, dall’altro quello del riconoscimento a livello nazionale del ruolo di apripista per altre iniziative del genere, giunte dopo nel tempo e con “numeri” molto diversi, specialmente in ambito di ricerca e di sperimentazione.
La programmazione – realizzata in collaborazione con Arteven – prevede sette spettacoli in abbonamento, di cui due in doppia data e una tripla data per lo spettacolo dei Momix, che ritornano a Vicenza con il loro ultimo spettacolo. Grandi nomi, per le celebrazioni del ventennale, come quello di Paul Taylor che inaugura la stagione, grandi titoli come “Giselle” (in versione classica), “Lo Schiaccianoci” riletto in chiave contemporanea nella raffinata interpretazione del Ballet du Grand Théâtre de Genève, gruppi di sicuro richiamo, come la Compagnia Käfig, portabandiera dell’hip-hop e delle nuove tendenze artistiche, sempre in formazione diversa e nuova e un gruppo ricercato come l’americano Tulsa Ballet; ancora un’incursione nel classico nei brani che il direttore artistico del Wiener Staatsballet, Manuel Legris, dedicherà ai 20 anni della rassegna. Per i Momix, non necessitano presentazioni, lo spettacolo è quello che festeggia il 35° anniversario di attività dell’eclettico gruppo con i loro spettacoli di danza sempre in bilico tra l’acrobatico e l’illusionista.
Eccellenza artistica, unicità nelle proposte di spettacolo, grandi nomi, una strizzata d’occhio alla tradizione americana, rappresentano all’unisono la cifra artistica della nuova stagione di danza. Innovazione, territorio di esplorazione e di dibattito, contatto diretto dell’autore (spesso anche interprete) con il pubblico, sono invece le linee ispiratrici della rassegna Luoghi del Contemporaneo-Danza, quattro spettacoli per un abbonamento dedicato, in scena al Ridotto, per presentare nuove tendenze, mettere a fuoco logiche introspettive, senza tuttavia dimenticare l’impegno civile che anche le arti performative mettono a servizio della comunità.
L’apertura, davvero in grande sarà per fine ottobre con una pietra miliare della danza moderna, il più grande coreografo americano vivente: si tratta di Paul Taylor, icona della Modern Dance americana e della sua Paul Taylor Dance Company, in Italia in prima ed esclusiva nazionale per questa stagione, solo a Vicenza, proprio per celebrare i 20 anni di VicenzaDanza. La compagnia è riconosciuta a livello mondiale come pura eccellenza nella danza moderna; dalla sua fondazione, nel 1954, Paul Taylor ha coreografato 140 lavori, molti dei quali sono diventati dei capolavori e come tali celebrati a livello internazionale. Per lo spettacolo di Vicenza, in data unica nazionale al Teatro Comunale, sono state scelte tre coreografie del Maestro: “Arden Court” del 1981, “Equinoxe” del 1983 e “Promethean Fire” del 2002, un grido accorato contro la violenza degli attacchi dell’11 settembre, su musica di J.S.Bach.
Il cartellone propone in novembre un titolo indimenticabile del grande repertorio, una “Giselle” classica, presentata dal Royal New Zealand Ballet, lontanissimo nello spazio ma diretto da un talento italiano come Francesco Ventriglia, compagnia presente sui palcoscenici italiani per la
prima volta. Il Royal New Zealand Ballet è riconosciuto a livello internazionale per la sua capacità di esplorare, oltre al balletto classico, nuovi confini e nuove possibilità creative; nel 2014 la direzione artistica è stata affidata a Francesco Ventriglia, già solista del Balletto della Scala e direttore artistico di MaggioDanza. Questa nuova produzione di uno dei balletti più amati dal pubblico è stata realizzata da due superstar della danza come, Ethan Stiefel e Johan Kobborg, rispettivamente ex primi ballerini dell’American Ballet Theater (e direttore artistico del New Zealand prima di Ventriglia) e del Royal Ballet.
Dal balletto classico si passa in dicembre agli ormai “classici” Momix che presentano per tre giorni di seguito il nuovo spettacolo ideato per i 35 anni di attività, “W MOMIX Forever – 35th Anniversary” naturalmente firmato dal fondatore e direttore artistico Moses Pendleton; nel programma alcuni pezzi cult del loro straordinario repertorio (da “Momix Classics”, a “Opus Cactus”, da “Bothanica” a ReMix” e “Sun Flower Moon”, e altri ancora) e nuove creazioni: “Daddy Long Leg” di Moses Pendleton e Tim Latta, “Light Reigns”, “Paper Trails” e “”Aerea”. “Lo spettacolo – dice Julio Alvarez, storico produttore della compagnia – sarà ancora una festa fra i Momix e il loro pubblico, un binomio perfetto che da trentacinque anni diverte, suscita grandi emozioni, e si prende anche un po’ in giro creando effetti di grande poesia”.
In gennaio la programmazione prosegue con un grande classico rivisitato con eleganza e originalità, “Lo Schiaccianoci” proposto dal Ballet du Grand Théâtre de Genève, prestigiosa compagnia che il pubblico del Teatro Comunale di Vicenza conosce bene per le sue riletture in chiave contemporanea dei grandi classici dell’Ottocento e del primo Novecento
Affidata al trentaduenne belga Jeroen Verbruggen questa rilettura de “Lo Schiaccianoci” di Petipa-Caikovskij promette un viaggio nell’immaginario fiabesco, tenero e gioioso, non lontano dal tema del superamento dell’infanzia che sottende questo balletto, prestatosi nel tempo a molte interpretazioni; in questa, particolarissima, sarà ambientato in un fantastico mondo barocco fatto di scene e costumi, realizzati dagli stilisti bulgari Livia Stoianova e Yassen Samouilov, che vestono anche star dello showbiz come Lady Gaga.
Doppio appuntamento in aprile, con l’americano Tulsa Ballet che proporrà tre diverse coreografie di eccezionale bellezza e con il Balletto dell’Opera di Vienna, il Wiener Staatsballet diretto dall’eclettico Manuel Legris, già étoile dell’Opéra di Parigi che pure proporrà tre brani, tratti dal repertorio, dedicati ai 20 anni di VicenzaDanza.
Fondato in Oklahoma nel 1956, diretto dall’italiano Marcello Angelini dal 1995, (già solista al Maggio Musicale Fiorentino, poi principal in grandi compagnie internazionali) il Tulsa Ballet ha raggiunto una notevole fama internazionale ed è riconosciuto per l’equilibrio del suo repertorio che va dai grandi classici del diciannovesimo secolo a lavori innovativi nel campo della danza contemporanea; all’attivo lavori di Kylián, Forsythe, Duato, Balanchine, McGregor, Hans van Manen, Kudelka, Taylor e MacMillan e altri.
A Vicenza porterà in scena “Petie Mort”, coreografia di Jirí Kylián, “Rooster”, coreografia di Christopher Bruce, su musiche dei Rolling Stones e “Classical Symphony” di Yuri Possokhov, uno dei migliori belletti neoclassici degli ultimi anni, creato per il San Francisco Ballet, montato anche al Bolshoi.
II pubblico del Teatro Comunale di Vicenza ha potuto apprezzare nella passata stagione l’eleganza formale e la tecnica ineccepibile dei danzatori del Wiener Staatsballet; per celebrare i 20 anni di VicenzaDanza Manuel Legris, discepolo prediletto di Rudolf Nureyev, sta scegliendo tre brani di grande significato artistico, due coreografie contemporanee ed un estratto dal balletto classico per sottolineare la poliedrica capacità interpretativa dei suoi danzatori.
La stagione di danza si concluderà all’inizio di maggio con “Pixel” uno spettacolo che celebra il sorprendente, fantasmagorico e poetico incontro tra la danza hip-hop e le nuove tecnologie, presentato dalla sempre coinvolgente Compagnie Käfig – Centre Chorégraphique National de Créteil et du Val-de-Marne. Il nuovo spettacolo, in cui le arti, il mondo virtuale e la profonda umanità degli interpreti si intrecciano in modo inconsueto e assolutamente originale, nasce dall’incontro di Mourad Merzouki, direttore artistico della Compagnia, e gli artisti visuali Adrien Mondot e Claire Bardainne, in un viaggio accompagnato dalla musica avvolgente e vellutata dell’israeliano Armand Amar.
Riprenderanno con gli spettacoli della stagione di danza, anche gli Incontri con la Danza, gli approfondimenti che precedono la messa in scena, incontri condotti da critici, giornalisti, storici della danza nel Foyer del Teatro, un’ora prima dell’entrata in Sala, appuntamenti seguiti con grande attenzione dal pubblico,
Prosegue nella nuova stagione anche il Progetto Supporter Danza che prevede, prima degli spettacoli “ufficiali”, l’esibizione di giovani promesse della danza, segnalate da critici ed esperti, pochi minuti per offrire agli spettatori la possibilità di vedere rappresentate nuove tendenze e ai nuovi interpreti di farsi conoscere dal pubblico del Comunale.
Si svolgono al Ridotto, gli spettacoli dei Luoghi del Contemporaneo-Danza, per offrire un confronto dialettico e artistico con gli autori e gli interpreti, grazie alla proposta di temi esistenziali e di ricerca, rappresentati in modo emblematico, scarno eppur denso di significati, nelle performances.
Quattro gli appuntamenti in programma: il primo, in febbraio, con “Jessica and me”, di e con Cristiana Morganti, storica danzatrice del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, insignita del Premio Danza&Danza 2015 come Migliore Interprete/Coreografa, proprio per questo suo secondo solo dopo “Moving with Pina”, del 2010.
Il secondo appuntamento è in marzo con “What is Classic?” proposto dall’Associazione Culturale DanzaVenezia (Manola Bettio, Viviana Palucci, Stefano Tomassini, frutto di un percorso di ricerca coreografica realizzato nell’ambito del Progetto Choreographic Collision 7 da tre giovani coreografi italiani, per indagare, in termini performativi, alcuni classici del repertorio di danza.
Terzo appuntamento, in aprile con una produzione Aterballetto la celebre formazione italiana di danza contemporanea diretta da Cristina Bozzolini; in programma due brani distinti, “Solo from Tempesta” di Cristina Rizzo, interpretato da Damiano Artale, “E-link” di Michele di Stefano, interpretato da Damiano Artale e Philippe Kratz, un riallestimento 2015 a cura di Biagio Caravano e Michele Di Stefano nell’ambito del progetto RIC.CI Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni 80’/90′ ideazione Marinella Guatterini.
Precederà le produzioni di Aterballetto “Venus” di e con Nicola Galli, spettacolo definitivo frutto della residenza artistica di danza al Teatro Comunale di Vicenza nella passata stagione.
Il quarto e ultimo appuntamento è previsto in maggio con “L.A.N.D. Where is my love”, di e con Daniele Ninarello, una interessante performance collettiva di danza contemporanea e di ricerca, con al centro il concetto di paesaggio come luogo delle relazioni tra i corpi.
Le residenze artistiche di danza, previste anche nella nuova stagione, sono in corso di definizione; saranno annunciate e presentate nel dettaglio dopo l’estate.
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Prosa
Grandi interpreti, classici intramontabili, uno sguardo positivo sulla realtà e un’introspezione esercitata con leggerezza, sono le caratteristiche salienti della nuova stagione di prosa del Teatro Comunale di Vicenza, che accoglie le preziose indicazioni del pubblico e mette in scena una serie di spettacoli di grande livello e di sicuro appeal, nuovissime produzioni in fase di debutto o titoli di spessore e di grande successo della scena nazionale.
La programmazione – realizzata in collaborazione con Arteven – prevede sei spettacoli in abbonamento, tutti in doppia data, turno A o B, come di consueto; partirà in novembre con un grande “piccolo” del teatro nazionale: Paolo Rossi e altri 11 attori e musicisti in “Molière: la recita di Versailles”. La riscrittura dell’opera, firmata da Stefano Massini, uno dei maggiori drammaturghi italiani, con Paolo Rossi e Giampiero Solari, si prefigge di approfondire l’arte comica, di fondere la tradizione e l’attualità con rigore e poesia. Ne nasce una divertente rappresentazione della vita quotidiana dei teatranti, alla ricerca del capolavoro assoluto, tra brani tratti dalle commedie più celebri e stralci della straordinaria biografia del grande capocomico francese. Le canzoni originali sono di Gianmaria Testa. Lo spettacolo, una produzione del Teatro Stabile di Bolzano, debutterà in novembre.
Il calendario propone in gennaio un monologo che ha ottenuto nella scorsa stagione uno strepitoso successo: “Father and Son” con Claudio Bisio, ispirato a “Gli Sdraiati” e “Breviario comico” di Michele Serra, regia di Giorgio Gallione, una produzione del Teatro dell’Archivolto di Genova. In scena le difficoltà di un padre che non riesce a capire suo figlio, un dialogo tra generazioni in conflitto che fa sicuramente sorridere ma molto pensare, un rapporto radiografato senza pudori e con un linguaggio in continua oscillazione tra l’ironico e il doloroso, il comico e il tragico. E’ l’occasione per riflettere sul nostro tempo e sul futuro, un soliloquio che permette a Claudio Bisio, al suo attesissimo ritorno in palcoscenico, di confrontarsi con un testo di grande forza emotiva e teatrale, comica ed etica. E ne esce assolutamente vincitore.
Il terzo appuntamento, in programma a febbraio, prevede un testo epocale della drammaturgia di fine ottocento, “Il Gabbiano” di Anton Cechov, regia di Carmelo Rifici, interpretato tra gli altri dal giovane e talentuoso Fausto Russo Alesi, una nuova produzione LuganoInScena che debutterà in novembre. Dello spettacolo il regista, neo direttore del Teatro di Lugano dopo essere stato collaboratore di Luca Ronconi e Direttore della Scuola del Piccolo Teatro di Milano, succedendo al Maestro, spiega: teatro e mistero, verità e sogno. Non a caso i protagonisti sono attori, scrittori, registi, e l’umanità che gira intorno a loro, fatta di contadini, di lavoratori, non sogna altro che essere attori e scrittori. Ossessione della rappresentazione di sé. I personaggi recitano su un palcoscenico che si specchia in un lago che mostra a sua volta la loro misera umanità e l’incapacità di volare in alto. Il lago li attrae verso il basso.
Il sorriso ironico, tipico del teatro napoletano, caratterizza invece il quarto spettacolo, in cartellone in febbraio: si tratta de “Il Sindaco del Rione Sanità” di Eduardo De Filippo, nella strepitosa interpretazione di Eros Pagni, grandissimo attore che ha vinto la scommessa di portare “in casa” di Eduardo De Filippo un testo di Eduardo interpretato da un attore non napoletano (è andato in scena per la prima volta nel 2014 per i trent’anni dalla scomparsa dell’autore), per la regia di Marco Sciaccaluga. La commedia affonda le sue radici nella realtà, mescola il comico e il tragico, realismo e simbolismo, così come il suo protagonista, Antonio Barracano, è un personaggio la cui grandezza sta proprio nella capacità di mettere insieme il bene e il male, il positivo e il negativo, l’alto e il basso. Lo spettacolo è una coproduzione Teatro Stabile di Genova e Teatro Stabile di Napoli e rappresenta sicuramente uno dei testi più “shakespeariani” di Eduardo.
Ancora una nuova produzione per il quinto appuntamento in programma a marzo, la trasposizione teatrale di “Una giornata particolare” di Ettore Scola e Ruggero Maccari, interpretata da Giulio Scarpati e Valeria Solarino, regia di Nora Venturini. Nel capolavoro cinematografico originale, la sceneggiatura nasconde una commedia perfetta: un ambiente chiuso, due grandi protagonisti, due storie umane che si incontrano in uno spazio comune in cui sono “obbligati” a restare, prigionieri. Fuori il mondo, la Storia, di cui ci arriva l’eco dalla radio. Sicuramente una grande prova di interpretazione, una nuova avvincente sfida per i due protagonisti dello spettacolo, volti ultranoti al pubblico e attori di caratura, interpreti del nuovo spettacolo prodotto dalla Compagnia napoletana Gli Ipocriti che debutterà in novembre.
Sesto e ultimo appuntamento in aprile con il testo teatrale per eccellenza “Hamlet” di William Shakespeare nella versione di Andrea Baracco, regista dello spettacolo, una produzione Romaeuropa Festival, che vede come interpreti Lino Musella, Paolo Mazzarelli, Eva Cambiale e Michele Sinisi, tra i migliori interpreti della nuova generazione. Il regista, conosciuto dal pubblico di Vicenza anche per la sua presenza al Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico, prova a mettere, nelle sua versione del testo shakespeariano, la giusta distanza nei confronti dell’opera, per non incorrere nell’errore di ritrovarsi involontariamente a riprodurre quanto costruito nel tempo, nelle infinite rappresentazioni del testo teatrale per eccellenza. E lo fa con un Amleto insicuro, alla deriva, che commette passi falsi sia nel corpo che nel pensiero, un uomo alla deriva, la sua e quella del suo mondo.
Anche nella nuova della stagione di prosa, riprenderanno gli Incontri con l’Autore, avviati lo scorso anno, momenti di presentazione e approfondimento di quanto gli spettatori potranno poi vedere in scena; a condurli saranno giornalisti, critici, a volte con la presenza dei protagonisti; si svolgeranno prima dell’inizio dello spettacolo, alle 19.30 nel Foyer.
La rassegna Luoghi del Contemporaneo-Prosa, dedicata a momenti di forte introspezione o di impegno civile, sarà in scena negli spazi del Ridotto e presenterà cinque titoli, differenti nell’ispirazione e nei temi che affrontano, tutti in grado di coinvolgere con grande potenza narrative ed emotiva, l’attenzione del pubblico.
Si parte in novembre con uno spettacolo diventato un cult nella denuncia e nella lotta contro la violenza alle donne, si tratta di “Ferite a morte” di Serena Dandini, interpretato da Lella Costa, Orsetta de’ Rossi, Rita Pelusio. Messo in scena in forma di lettura-evento, lo spettacolo ha visto numerose interpreti illustri di tutto il mondo impegnate nella cultura, nello spettacolo, nella politica e nella società civile dar voce ad un immaginario racconto postumo delle vittime di femminicidio, creando un’occasione di riflessione e di coinvolgimento dell’opinione pubblica, dei media e delle istituzioni, Dopo tre stagioni nei teatri italiani, dopo essere stato rappresentato a New York, Washington, Ginevra, Bruxelles, Londra, Parigi, Lisbona e in molte altre città, lo spettacolo firmato dalla Dandini in collaborazione con Maura Misiti, ricercatrice del CNR, viene ripreso in tournée anche nella nuova stagione teatrale.
Un’interessante collaborazione viene proposta in dicembre con il Teatro del Lemming “nuovo” protagonista della scena teatrale vicentina, che presenterà “Romeo e Giuletta. Lettere da un mondo liquido”, regia di Chiara Elisa Rossini e Massimo Munaro. Lo spettacolo è il secondo movimento di una trilogia shakespeariana che sarà completata a breve, la rappresentazione del conflitto fra individuo e potere, un modo di porsi domande sul nostro tempo, quel mondo liquido di cui parla Zygmunt Bauman, una società sotto assedio in cui tutto sembra provvisorio, senza certezze e senza rassicurazioni, dove tutto scorre veloce, su un unico binario: quello della mercificazione.
Il terzo appuntamento, in programma in gennaio, è la trasposizione teatrale del capolavoro del realismo magico in letteratura, “L’amore ai tempi del colera” di Gabriel Garcia Marquez; nella omonima versione teatrale, sottotitolata “Operita musical per cantattrice e suonatori”, una produzione Parmaconcerti, per la regia di Cristina Pezzoli, in scena domina l’eclettica Laura Marinoni, attrice insignita dei più importanti premi teatrali italiani. Nello spettacolo, che ha debuttato nella scorsa stagione, l’attrice interpreta tutti i ruoli di un intreccio molto articolato, un amore a distanza che dura tutta la vita, con l’aiuto di Alessandro Nidi al pianoforte e Narco Caronna alla chitarra ed alle percussioni; oltre a recitare, Laura Marinoni canta ed accenna a passi di danza, fondendo inaspettatamente vari generi, con incursioni anche nella canzone francese e brasiliana.
Sicuramente scoppiettante il quarto appuntamento, in calendario a febbraio, dedicato ad una figura grandissima e controversa dell’arte italiana del ‘600: è “Caravaggio” uno spettacolo di prosa con videoproiezioni, di e con Vittorio Sgarbi, regia di Angelo Generali. Lo storico dell’arte condurrà il pubblico attraverso la vita e la pittura rivoluzionaria di Michelangelo Merisi, in uno spettacolo teatrale originalissimo, arricchito dalla musica di Valentino Corvino e dalle immagini delle opere più rappresentative del pittore lombardo curate dal visual artist Tommaso Arosio. Parlando della sua contemporaneità, Sgarbi afferma “Ogni secolo sceglie i propri artisti. E questo garantisce un’attualizzazione, un’interpretazione di artisti che non sono più del Quattrocento, del Cinquecento e del Seicento ma appartengono al tempo che li capisce, che li interpreta, che li sente contemporanei. Tra questi, nessuno è più vicino a noi, alle nostre paure, ai nostri stupori, alle nostre emozioni, di quanto non sia Caravaggio”.
Finale di partita a fine febbraio, con “I giocatori” del catalano Pau Mirò, regia (e traduzione) di Enrico Ianniello, interpreti Renato Carpentieri, Tony Laudadio, Enrico Ianniello, Giovanni Ludeno, attori cresciuti alla scuola di Toni Servillo, volti conosciuti al grande pubblico perché spesso interpreti dei film di Nanni Moretti. Lo spettacolo, Premio Ubu 2013 “miglior testo straniero”, riunisce simbolicamente sul palcoscenico Napoli e Barcellona, grazie ad Enrico Ianniello che cura il primo allestimento in Italia di Jùcature (Giocatori) di Pau Mirò, vincitore del premio Butaca 2012 per il miglior testo in lingua catalana e messo in scena la scorsa stagione a Barcellona con la regia dello stesso Mirò. In scena quattro uomini condividono tragicomiche frustrazioni e fallimenti giocando a carte, in attesa di un ultimo estremo guizzo vitale. In un vecchio appartamento, intorno ad un tavolo, sotto una lampada, un barbiere, un becchino, un attore e un professore di matematica, giocano a carte: uomini di mezza età (quindi senza un’età che li descriva), senza nome (sono definiti dalla loro professione), senza lavoro e senza un vero amore. Maschere grottesche che si incontrano, in tempo di crisi, per mettere in gioco l’unico capitale che hanno a disposizione: la loro solitudine, la loro ironia, la loro incapacità di capire. Lo spettacolo, un superbo concentrato di poesia e ironia, ha ottenuto ovunque un notevole successo.
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Concertistica
La stagione concertistica della Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, realizzata in collaborazione con la Società del Quartetto comprende i consueti 15 appuntamenti, in programma dal 26 ottobre al 18 aprile.
Il leitmotiv della stagione numero 106 del Quartetto, disegnata dal direttore artistico Piergiorgio Meneghini, sta nella massiccia presenza di eccellenze musicali italiane, protagoniste di ben nove dei quindici appuntamenti in cartellone. Si tratta di musicisti talvolta non sufficientemente conosciuti e valorizzati dal pubblico di casa nostra (anche a causa di un certo, opinabile, trend esterofilo) ma che, al contrario, a livello internazionale godono di un’altissima reputazione e portano alto il prestigio della rinomata scuola interpretativa italiana.
Non a caso il primo concerto del 26 ottobre è affidato ad un pianista barese – Benedetto Lupo – che da noi non gode della fama che lo accompagna invece nel resto d’Europa e nel mondo, dove suona regolarmente al Lincoln Center di New York, alla Salle Pleyel di Parigi, alla Wigmore Hall di Londra e alla Philharmonie di Berlino in recital o come solista a fianco di formazioni come la London Philharmonic, la Gewandhaus di Lipsia, la Chicago Symphony e molte altre. Il cinquantaduenne pianista italiano apre la stagione concertistica con un coinvolgente programma nettamente diviso fra Schumann (Blumenstück, Tre Romanze dall’op. 28 e la “spettacolare” Sonata n. 2) ed i 24 Preludi di Skrjabin. La serata è espressamente dedicata alla memoria del marchese Giuseppe Roi, che della Società del Quartetto fu Presidente e Consigliere, ma soprattutto amico e sostenitore; anche oggi, attraverso la Fondazione che porta il suo nome.
Appartengono al filone delle eccellenze nazionali anche I Solisti Filarmonici Italiani (eredi di altri due ensemble che ebbero in passato grande notorietà all’estero, come “I Virtuosi di Roma” ed “I Solisti Italiani”) che il 16 novembre propongono un programma dedicato a Mendelssohn. Ma il clou di questa serata autunnale sarà la prima esecuzione assoluta dell’Ottetto concertante per archi – espressamente dedicato ai Filarmonici – di Pierangelo Valtinoni, compositore vicentino le cui opere per ragazzi sono regolarmente rappresentate nei teatri di mezza Europa.
Passando dagli archi ai fiati, incontriamo, lunedì 25 gennaio, i cinque magnifici “Fiati associati” (sono Massimo Mercelli, Fabio Bagnoli, Riccardo Crocilla, Paolo Carlini e Paolo Faggi) ovvero le “Prime parti” di flauto, oboe, clarinetto, fagotto e corno in alcune fra le principali orchestre italiane. Con la voce di Cristina Zavalloni gli “associati” daranno vita ad una serata incentrata nella parte sul Teatro Musicale tedesco (Kurt Weil/Bertold Brecht) e nella seconda sui Musical di Cole Porter.
Se di belle storie di eccellenza musicale italiana stiamo parlando, “I Piccoli Musici” di Mario Mora, che provengono da un paesino bergamasco della Val Cavallina, non hanno nulla da invidiare ai rinomati cori di voci bianche della tradizione di lingua tedesca. Ambasciatori musicali dell’Unione Europea e protagonisti dei concerti di Natale di Assisi trasmessi ogni anno in Eurovisione dalla RAI, i Piccoli Musici del maestro Mora vantano anche un’intensa attività concertistica e discografica (per Sony e Decca) in lavori impegnativi come i Carmina Burana, la terza Sinfonia di Mahler, Carmen e Turandot. Il loro concerto di Natale, in programma lunedì 21 dicembre, promette intense suggestioni.
Proseguendo in questo filone orgogliosamente italiano, fra marzo ed aprile arrivano – una dietro l’altra – due formazioni cameristiche che sono il frutto della passione e del talento dei loro fondatori. Si tratta dell’Orchestra da Camera di Mantova di Carlo Fabiano (che il 21 marzo torna a Vicenza in formazione allargata, con i Fiati solisti dell’Orchestra di Santa Cecilia guidati dal cornista Alessio Allegrini per un concerto tutto mozartiano) e dell’Orchestra da Camera Italiana di Salvatore Accardo (lunedì 11 aprile), emanazione dei corsi di alto
perfezionamento in strumenti ad arco che il violinista napoletano creò in quel di Cremona negli anni Ottanta.
La carrellata degli interpreti “made in Italy” comprende inoltre l’accoppiata violoncello-pianoforte di Enrico Dindo e Pietro De Maria (per loro, nel concerto del 14 marzo, molto Schumann e la Sonata n. 1 di Brahms), l’Hèsperos Piano Trio di Filippo Lama, Stefano Guarino e Riccardo Zadra (che sabato 9 gennaio prosegue la sua avventura con i Trii di Beethoven) ed infine il pianista Filippo Gamba, impegnato nel “viaggio” integrale all’interno delle 32 Sonate beethoveniane (il 7 marzo, con in evidenza l’opus 10).
Quattro le formazioni cameristiche che arrivano al Teatro Comunale di Vicenza da varie parti d’Europa: dalla Francia il giovane, ma già pluripremiato Quartetto Hermés (il 2 novembre con un programma tutto francese), il quartetto “Lockenhaus on tour” (il 2 dicembre, con Alexander Lonquich al pianoforte) ed il Quartetto Panocha con il pianista francese Louis Lortie in veste di ospite (il 15 febbraio, con un programma fra Brahms e Dvořák).
Infine, lunedì 22 febbraio, il baritono-star Matthias Goerne (voce schubertiana per eccellenza, acclamata nei teatri di tutto il mondo) ci porterà – accompagnato da Alexander Schmalcz al pianoforte – nel magico mondo del ciclo liederistico “Winterreise” di Schubert.
L’evento più atteso dell’intera stagione è senza alcun dubbio il ritorno a Vicenza – venerdì 5 febbraio – di Murray Perahia, astro del pianoforte la cui carriera è stata fortemente condizionata da un serio malanno alla mano con il quale il pianista newyorkese combatte da anni. Nonostante ciò, Perahia – alla soglia dei 70 anni – siede ancora nel ristretto “Olimpo” degli immensi pianisti dei nostri giorni ed i suoi recital si trasformano sempre in eventi unici, da “tutto esaurito”.
Per gli amanti degli ottoni, la data da non perdere è quella del 18 aprile (il concerto conclusivo della stagione) quando saliranno sul palco del Comunale i mitici London Brass: quattro trombe, quattro tromboni, un corno ed una tuba che hanno stupito il mondo con arrangiamenti che riescono a mettere insieme Vivaldi e Duke Ellington.
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Sinfonica
La Stagione Sinfonica – realizzata in collaborazione con l’Orchestra del Teatro Olimpico – presenta una programmazione con sei appuntamenti in cartellone, più il tradizionale Concerto di fine anno fuori abbonamento, dopo aver superato l’anno della svolta, che l’ha trasformata in un’orchestra “under 30” con al centro un percorso di alto perfezionamento. Le lunghe giornate di lavoro a Villa San Fermo di Lonigo (quartier generale dell’orchestra) ed i traguardi ottenuti nella passata stagione hanno evidentemente convinto il direttore principale Alexander Lonquich che dai suoi giovani maestri d’orchestra può ora pretendere di più. Così, il pianista e direttore tedesco ha alzato l’asticella, impaginando – con i colleghi che lo coadiuvano nell’attività formativa – un programma ambizioso e decisamente più impegnativo rispetto a quello dello scorso anno.
A beneficiarne sarà in primis il pubblico che avrà modo di ascoltare brani di forte impatto emotivo come la Sinfonia “Classica” di Prokof’ev, la prima Sinfonia di Bruckner, il Don Juan di Strauss, il poema sinfonico che Debussy dedicò al “Pomeriggio di un Fauno”, l’Appalachian Spring di Aaron Copland, il Wagner del “Preludio e Morte di Isotta”, oltre alle sempre verdi Sinfonie “Scozzese” e “Italiana” di Mendelssohn, alla Sinfonia “del Fuoco” di Haydn, all’ouverture dal Don Giovanni di Mozart.
Lonquich dirigerà l’orchestra in quattro (l’anno scorso furono due) dei sei concerti in stagione; anche questa più pregnante presenza sul podio è un chiaro segnale che il musicista di Trier è pienamente convinto dello spessore e del potenziale espressivo della “sua” OTO. Di contro, lo si potrà apprezzare nel doppio ruolo di direttore e solista solo nel concerto inaugurale del 23 novembre, quando interpreterà l’impervia “Burleske” in re minore di Richard Strauss (completano il programma la Sinfonia n. 1 di Prokof’ev e la numero 3 di Mendelssohn).
Nel secondo appuntamento della stagione, in programma sabato 19 dicembre, Lonquich guiderà la OTO in due suggestive pagine fra Otto e Novecento: “Appalachian Spring” di Aaron Copland (lavoro che nel 1945 valse al compositore newyorkese un “Pulitzer” per la musica) e la prima Sinfonia di Bruckner (proposta nella prima versione).
Tre sono gli artisti-ospiti della stagione, tutti di grande caratura internazionale. Il 18 gennaio tocca al violoncellista franco-tedesco Nicolas Altstaedt, classe 1982, già assegnatario del “Borletti-Buitoni Trust”, del “BBC New Generation Artists” e del premio “Credit Suisse Young Artists”. Reduce da una stagione che lo ha visto esibirsi con la Vienna Symphony Orchestra, con la Tokyo Symphony, con la Czech Philharmonic, con la Frankfurt Radio Symphony e con la Netherlands Philharmonic, Altstaedt cesellerà con il suo violoncello italiano del 1770 il primo Concerto di Haydn e, dal podio, guiderà poi la OTO nelle Danze transilvane di Veress e nella “Tragica” di Schubert.
Il 10 febbraio sarà il livornese Federico Maria Sardelli ad impugnare la bacchetta della OTO in un programma costruito quasi come un botta e risposta fra Haydn e Mozart, con un breve prologo affidato ad un’Ouverture di Joseph Martin Kraus. Figura pressoché unica nel panorama musicale e culturale italiano (oltre che come musicista è conosciuto come filologo, scrittore di romanzi, incisore, disegnatore satirico…), Sardelli è un’indiscussa autorità vivaldiana di fama internazionale che gli è valsa due nomination ai Grammy Awards degli ultimi anni.
Toscano è pure il terzo ospite della stagione – il cinquantenne pianista pistoiese Andrea Lucchesini (già vincitore del prestigioso Premio intitolato a “Dino Ciani”) – che nel concerto conclusivo del 27 aprile affronterà il primo Concerto in re minore di Brahms, preceduto dalla Sinfonia “Italiana” di Mendelssohn diretta da Alexander Lonquich.
Il concerto-evento della stagione è senza dubbio quello in cartellone il 4 aprile, quando salirà sul palco del Teatro Comunale di Vicenza una grande orchestra sinfonica frutto della fusione – inedita – della OTO con l’Orchestra Giovanile Italiana di Fiesole (OGI). La serata è particolarmente attesa non solo per il “colpo d’occhio” degli oltre 80 orchestrali sul palco, per l’impatto sonoro di un grande complesso sinfonico e per l’intenso programma pensato da Alexander Lonquich per la specialissima occasione (Wagner, Strauss, Heuberger, Debussy e Ravel), ma soprattutto perché segna l’incontro con una realtà consolidata – quella della OGI, fondata 30 anni or sono da Piero Farulli – che rappresenta l’eccellenza italiana ed un punto di riferimento nel campo dell’alta formazione orchestrale e del perfezionamento.
Come ormai da tradizione, la OTO sarà infine protagonista del Concerto della notte di San Silvestro. A fare da “padrone di casa”, il 31 dicembre a partire dalle ore 22, sarà il violinista e direttore salisburghese Alexander Janiczeck, già direttore-ospite della Scottish Chamber Orchestra e della Chamber Orchestra of Europe.Il raffinato programma pensato per l’occasione comprende celebri ouvertures (Le Nozze di Figaro, Il pipistrello), danze slave ed ungheresi di
Brahms e Dvořák, le Tre Danze tedesche di Mozart, il Valzer dell’Imperatore di Strauss e molto altro ancora.
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Fuori Abbonamento
Si amplia la programmazione degli spettacoli Fuori Abbonamento proposti dalla Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, portando a nove gli appuntamenti non previsti nelle sezioni artistiche di danza e prosa, concertistica e sinfonica. Si tratta di appuntamenti diversi per ispirazione, tipo di pubblico e fascia di età; i generi spaziano dal gospel alla serata futurista, dalle danze tradizionali al cabaret, dal musical all’operetta. Ma non solo: a settembre sarà annunciata la programmazione di concerti di musica pop e rock che la Fondazione intende offrire al suo pubblico, dopo lo strepitoso passaggio di Patty Smith al Comunale di Vicenza nel dicembre scorso, il grande successo riscosso e l’originale concerto di aprile dei Marlene Kuntz; sono proprio gli spettatori a chiedere anche questo tipo di eventi, ad un teatro “di tutti” come il Comunale si propone di essere, nella mission e nell’offerta del prodotto culturale.
L’inizio sarà in novembre con un appuntamento cult del cabaret nazionale, Ficarra & Picone in “Apriti Cielo”, spettacolo scritto e interpretato dalla notissima coppia di comici siciliani. Anche questo, come altri lavori, è costituito da quadri che rappresentano la vita quotidiana con i suoi paradossi al limite dell’assurdo. I due comici, prendendo spunto dalla realtà, tra cronaca nera, vicende politiche, fanatismo religioso e altro ancora, ci offrono, con la leggerezza che li contraddistingue, una riflessione divertente sulla nostra società e sulla nostra nazione, regalando al pubblico momenti di sana e spietata ironia.
In dicembre è in programma un evento straordinario con “Zang Tumb Tumb – Serata Futurista” ideazione di Roberto Floreani, uno spettacolo ad alto coinvolgimento emotivo di declamazione, musica, videoproiezioni e aerodanza per ricordare la pubblicazione del celebre testo futurista di Filippo Tommaso Marinetti, nella ricorrenza dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Tre attori declamatori, tra cui lo stesso Floreani, sequenze coreografiche di danza del futurismo, ispirata e vicina ai principi del volo e accompagnamento musicale di un’Orchestra i cui musicisti saranno posizionati tra il pubblico, sono gli ingredienti di una serata a tema, davvero unica.
Sempre a dicembre, in prossimità delle festività natalizie, è in programma il tradizionale appuntamento con “Gospel in Vicenza!” concerto tenuto quest’anno da FVG Gospel Choir, formazione friulana particolarmente vocata alla coralità e al crossover di generi.
L’appuntamento del primo giorno dell’anno è come di tradizione dedicato alla danza, in particolare alle danze tradizionali e moderne del Balletto Nazionale della Georgia Sukhishvili, uno dei più grandi gruppi coreografici del mondo. La compagnia folklorica fu fondata a Tbilisi nel 1945, con l’intento di far conoscere alle nuove generazioni le antiche danze popolari georgiane, di riproporre quelle dimenticate e di creare coreografie nuove e originali. È conosciuta a livello internazionale ed apprezzata per questa riproposizione in chiave moderna di musiche e danze di ispirazione folkloristica.
A gennaio sarà in scena anche il musical, protagonista “Pinocchio” della Compagnia della Rancia, con le musiche di Dodi Battaglia, Red Canzian e Roby Facchinetti, la regia di Saverio Marconi, una produzione musicale dei Pooh. Questo musical per la famiglia, che ha già fatto numerosi tour internazionali, è stato presentato anche al Columbus Day del 2010 (era dai tempi di “Rugantino” di Garinei e Giovannini che un musical italiano non arrivava negli Stati Uniti); è basato sul libro originale di Collodi, cambiando ma senza stravolgere la trama, adattandola ai ruoli della famiglia dei nostri giorni.
A febbraio sarà invece la volta dell’operetta con un pezzo di culto del genere come “Al cavallino bianco”, operetta di Hans Müller e Erik Charell, su musica di Ralph Benatzky, una produzione della Compagnia Corrado Abbati. Si tratta di un nuovo allestimento, un’edizione senza tempo, dove gli elementi della tradizione sono riletti con una nuova e forse sorprendente interpretazione, in uno spettacolo che sembra un fuoco d’artificio, pieno di quadri di elegante spettacolarità e colpi di scena che portano all’immancabile “happy end” nel celebre albergo che dà il nome allo spettacolo.
In febbraio il cartellone presenterà nuovamente il cabaret con Ale & Franz in “Tanti lati – Latitanti” il nuovo spettacolo dei due comici, molto noti al grande pubblico televisivo. Il punto di partenza è proprio la loro singolare coppia, ideale per esplorare i tanti lati delle relazioni personali, perché l’inesauribile materiale umano è sempre il punto di partenza da cui tutto nasce. In scena ci saranno carrellate di uomini scaltri, uomini dubbiosi, uomini saggi, uomini risolti, uomini strani che faranno ridere della loro e della nostra umanità. Un invito a cercarsi, specchiarsi e naturalmente a ridere, grazie alla stralunata ironia che caratterizza la comicità surreale della coppia di protagonisti.
Ancora un’operetta a marzo con “La Principessa della Czarda” lavoro in due atti di Leo Stein e Bela Jenbach, musiche di Emmerich Kalman, presentato dalla Compagnia Teatro Musica Novecento. L’operetta venne presentata a Vienna, proprio nei giorni dell’assassinio di Sarajevo e dello scoppio della prima guerra mondiale, ottenendo da subito uno dei più grandi successi nella storia di questo genere musicale. La vicenda è ambientata in tarda epoca asburgica, tra Budapest e Vienna, ispirata al tema tipico delle conversazioni da salotto dell’epoca, argomento di gossip ante litteram, il tema dei matrimoni impossibili tra i rampolli dell’aristocrazia viennese e le affascinanti primedonne del varietà.
Il nono e ultimo appuntamento dei fuori abbonamento sarà in aprile, ancora con un duo comico di grande richiamo: Giobbe Covatta e Enzo Iacchetti. I due artisti saranno in scena in “Matti da slegare” versione italiana della commedia norvegese “Elling & Kjell Bjarne” di Axel Hellstenius, regia di Gioele Dix. Lo spettacolo, una nuova produzione del Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano in coproduzione con Mismaonda, debutterà in prima nazionale a fine gennaio; racconta il percorso tortuoso, complicato ed esaltante che conduce due inseparabili amici vissuti per tanti anni in una struttura psichiatrica, i due “matti”, a slegarsi dai tanti fantasmi che li hanno tormentati e resi infelici per gran parte della loro vita. Particolarmente felice la scelta di affidare a tre dei più apprezzati, simpatici, popolari e socialmente sensibili personaggi dello spettacolo italiano, un tema rilevante e delicato come quello della malattia mentale. Le loro caratteristiche attoriali e registiche garantiscono un approccio alla materia ironico, a tratti spassoso e divertente, acuto e sempre ricco di umanità.