Recensione di Andrea Gamurrini
Il padre della canzone italiana non ha certo bisogno di presentazioni. Le sue opere sono la colonna sonora dell’Italia del Novecento e rendergli omaggio è un obbligo per chi si ritiene musicista; se poi l’omaggio viene fatto da personaggi di livello del mondo del Jazz, capaci di reinterpretarlo con gusto, raffinatezza, padronanza e conoscenza, senza essere per niente intimoriti dal confronto con il grande “Mimmo”, quello che si ottiene è una formula vincente e di successo, capace di prendere per mano il pubblico e portarlo in un mondo di suoni, dove momenti al limite del free jazz si fondono e risolvono nelle note melodie dell’artista di Polignano, che da un secolo sono parte integrante del reticolo sociale italiano.
Questo è lo spettacolo proposto dagli “Uomini in frac” il 29 giugno scorso alla Rocca Costanza di Pesaro all’interno della rassegna musicale denominata “Rocca Costanza Scena Aperta“, gruppo composto da Peppe Servillo (voce), Javier Girotto (sax), Fabrizio Bosso (tromba), Furio di Castri (contrabbasso), Rita Marcotulli (pianoforte) e Mattia Barbieri (batteria).
Lo spettacolo inizia con “Selene” in forma strumentale senza Servillo il quale entra in scena solo al secondo brano “Tu si ‘na cosa grande“.
Dopo le presentazioni d’obbligo “l’orchestra degli uomini in frac” entra nel vivo del concerto proponendo “Notte di luna calante” con intro solo di Girotto al sax baritono e Bosso alla tromba.
Bellissima la versione dell’ “Uomo in frac” con la Marcotulli che gioca armonizzando sotto la voce di Servillo, apprezzabile l’assolo di Barbieri per introdurre “Lazzarella“.
Il concerto continua con “Resta cu’ mme” dove Servillo spiega la storia del tentativo di censura della frase “nun m’emporta e chi t’ha avuto“, con “Volare” dove d’obbligo il pubblico fa sentire la sua voce intonando il ritornello italiano più famoso al mondo e “Lu pisce spada” dove Girotto passa al timpano e Servillo canta in siciliano.
Il concerto si chiude, tra applausi e standing ovation, con il bis della canzone popolare abruzzese “Amara terra mia“.