Si è svolta dal 17 al 26 luglio 2015 la 45ª edizione del Giffoni Experience Film Festival, una delle più originali rassegne cinematografiche del ricco panorama italiano.
Il festival nasce in provincia di Salerno nella cittadina di Giffoni Valle Piana (da cui prende il nome) nel lontano 1971 da un’idea molto originale dell’allora giovanissimo Claudio Gubitosi che ne è tuttora il direttore artistico: protagonisti e giurati sono, infatti, solo bambini e ragazzi provenienti dall’Italia e dal mondo. Spetta a loro visionare i film in concorso e discuterne con registi, autori e interpreti per poi scegliere i vincitori: un’esperienza unica, indimenticabile ed estremamente formativa.
Inizialmente con respiro regionale, ha acquisito una dimensione internazionale cui partecipano esponenti di primo piano non solo del mondo del cinema, ma anche del teatro, della musica e delle arti figurative perché in questi anni i suoi campi d’interesse si sono ampliati a 360° nel rispetto sempre dell’originale vocazione.
Anima della 45ª edizione 3.600 giurati, dai 3 ai 18 anni – provenienti da circa 50 Paesi (tra cui Australia, Brasile, Corea del Sud, Francia, Giordania, India, Iraq, Libano, Palestina, Qatar e Usa) e 160 città italiane – ai quali è spettato il compito di giudicare le 156 opere presentate (98 in concorso) e selezionate tra le oltre 4.200 proposte: numeri di tutto rilievo e interessante testimonianza dell’attenzione che il mondo del cinema dedica alle giovani generazioni in una visione non più ghettizzante.
Accanto ai film per gli spettatori più giovani, ma non per questo non godibili da chi li accompagna come Minions o alla proiezione di una serie di ‘corti’ Disney dedicati a Topolino e al mondo dei Topi e Paperi realizzati in un nuovo stile grafico accattivante e divertente sono state presentate in anteprima opere intriganti e non banali quali Quando c’era Marnie (l’ultimo lungometraggio del favoloso Studio Ghibli) e Pixels (in cui una razza aliena scambia le immagini lanciate nello spazio di videogame degli anni ottanta per una dichiarazione di guerra e attacca la Terra utilizzando gli schemi di quei giochi per le sue strategie) che si preannunciano ottimi successi della prossima stagione.
Tra gli eventi speciali non si può non ricordare il secondo film di Valter Veltroni: I bambini sanno con protagonisti bambini e ragazzi (di entrambi i sessi e di età differenti) intervistati sulle principali problematiche attuali. Le loro risposte (i giovanissimi realizzerebbero forse una società migliore) dovrebbero essere meditate dagli adulti.
Il tema
Ogni anno il Festival ha un tema, un filo conduttore che lega elaborati e giudizi, quello del 2015, l’oraziano Carpe diem, è fondamentale per ragazzi che si affacciano alla vita e si apprestano ad affrontarne il complesso alternarsi di gioie e dolori, entusiasmi e delusioni. La locuzione va vissuta non nel significato effimero troppo spesso attribuitole forse sull’onda del rinascimentale legame alla giovinezza fisica che inevitabilmente si consuma, ma nell’originario pensiero di Orazio di vivere il presente per affermare la libertà di gestire se stessi al di fuori di ogni condizionamento nell’ottica che le azioni e le scelte di oggi creano il futuro dei singoli e della società.
Monito e invito fondamentali in un’epoca in cui i nuovi mezzi di comunicazione di massa (internet e tutti i suoi derivati, ‘social’ compresi) rischiano di divenire strumenti di un appiattimento intellettuale di massa in un orwelliano futuro in cui libertà e democrazia diventano solo entità formali.
Sezioni e vincitori
Le sezioni competitive sono scandite dalle diverse età dei destinatari e frutto di un accurato e non facile lavoro di selezione e attribuzione:
Elements + 3 (3-5 anni): con 24 ‘corti’ e diverse produzioni animate americane e russe, oltre a due lungometraggi fuori concorso tra cui particolarmente stimolante il danese Minnie and the Mozzies che con grande delicatezza affronta il ‘bullismo’, grave problema dell’età giovanile e ora anche infantile. La palma del vincitore ha arriso al francese Capitan Fish di John Banana.
Elements +6 (6-9 anni): 7 lungometraggi e 6 ‘corti’ hanno trattato tre temi (amicizia, coraggio e determinazione) fondamentali nella formazione per creare buoni cittadini. I titoli italiani in competizione sono stati due: The Games Maker di Juan Pablo Buscarini e Grotto di Micol Palluca cui è arrisa la vittoria davanti all’olandese The amazing Wiplala di Tim Ollehoek. Tra i ‘corti’ ha vinto il cecoslovacco The wish fish di Karel Janak che ha preceduto The present di Jacob Frey (Germania).
Elements +10 (10-12 anni): quest’età sospesa tra fantasia e realtà è stata perfettamente tradotta in immagini da sette film di varia nazionalità, tutti accomunati dal fil rouge dell’impegno civile dei protagonisti, spesso costretti a fronteggiare problemi e situazioni molto più grandi della loro età come nel bel film francese Adama di Simon Rouby in cui un dodicenne si trova da solo ad affrontare i pericoli e i drammi della Prima guerra mondiale o nell’iraniano My Mother’s Blue Sky di Alì Ghavitan in cui un bambino di otto anni (Amir) si trova a lottare da solo per difendere la propria libertà dalla prepotenza dei potenti. Originale il belga Labyrinthus di Douglass Boswell in cui mondo reale e virtuale finiscono con il confondersi. Fantasia fino a quando? Forse se lo è anche chiesto la giuria assegnandogli la vittoria. Secondo il danese The shamer’s daughter di Kenneth Kains.
Tra i ‘corti’ lo statunitense The red hunter di Alvaro Ron ha preceduto l’italiano Two left feet di Isabella Salvetti.
Generator + 13 (13-15 anni): i film riflettono il sentire dei giovani in questa delicata fase della loro maturazione in cui la musica diviene simbolo di libertà e autonomia confondendosi spesso con i sogni e i sentimenti in un mix irreale ma positivo in cui purtroppo a volte irrompono il dolore e la pesantezza della vita reale. Ecco quindi accanto al norvegese Beatles di Peter Flinth e al tedesco Sanctuary di Marc Brummund (vincitore della sezione davanti a Beatles) i più dolorosi Thread of Lies (Corea del Sud) di Lee Han con il dramma di una giovane madre e il francese Marie’s Story in cui Jean-Pierre Améris racconta una storia realmente accaduta a cavallo del diciannovesimo secolo.
Generator +16 (16-17 anni): il passaggio all’età adulta è sempre difficile e ricco di inquietudini, e quando viene a mancare il sostegno della famiglia, o si è sradicati dal proprio ambiente e ci si deve confrontare con realtà, culture e abitudini diverse dalle proprie la droga può sembrare una facile scorciatoia. Sette film esaminano con rigore e pietas questa delicata fase comune ai giovani di ogni razza e Paese: dalle ragazze finlandesi di Other Girls diretto da Esa Illi a quelle del francese Max & Lenny (di Frederi Nicolas) all’adolescente inquieto dello statunitense di All the willderness di Micheal Johnson vincitore della categoria. Secondo Standing Tall della francese Emmanuelle Bercot.
Generator + 18 (oltre i 18 anni): è la sezione più ‘adulta’ prevista dal Festival. Le opere presentate esprimono storie e sensibilità di Paesi diversi per storia e cultura come Irlanda e Corea, Nuova Zelanda e Francia, ma raccontano tutte il coraggio nell’affrontare, anche sbagliando o illudendosi situazioni di disagio fisico o morale: dal commovente Margarita with a Straw della regista indiana Shonali Bose alla storia di lotta quotidiana del francese Fatima di Philippe Faucon e a Coin Locker Girl di Jun Hee Han ispirato alla tradizione del ‘cappa e spada’ della Corea. Ed è quest’originale film coreano il vincitore, precedendo lo statunitense Gabriel di Lou Hove.
Hanno completato il panorama competitivo due sezioni le cui caratteristiche si distaccano dallo schema generale, ma non per questo sono meno attinenti al tema:
Cortrometraggi Generator +18: nove cortometraggi fiction in cui s’incrociano generazioni, età e realtà sociali differenti (l’Italia era presente con tre corti: Cervinia di Luca Marcionelli, La Malaerba di Mirco Valenza e Point of vieuw di Matteo Petrelli cui è arrisa la vittoria) e undici cortometraggi d’animazione (di cui due italiani: Mechanick di Margherita Clemente, Lorenzo Cogno, Maria Garzo e Tudor Moldovan e The wait of may di Simone Massi) originali anche nella tecnica. In questa tipologia trionfo dei russi con About a mother di Dina Vilikovskaya seguito da My grandfather was a cherry tree di Tatiana Polietkova.
In GexDoc protagonisti sono i grandi e tragici temi purtroppo ancora attuali: terrorismo, integrazione e genocidio. Sono drammi diversi, ma legati tra loro da un sottile filo conseguenziale frutto di problematiche tuttora irrisolte e che paradossalmente si avvalgono in negativo dei grandi progressi soprattutto tecnologici dell’uomo (Warrions From The North dei danesi Søren Steen Jespersen e Nasib Farah).
La canadese Suzanne Crocker in All the time in the world si è occupata di un’altra caratteristica (negativa) della società attuale in cui nonostante un apparente eccesso di comunicazione è sempre più difficile stabilire con gli altri un contatto non solo apparente. Protagonisti per sempre (di Mimmo Verdesca) era l’unico film italiano in gara: i giovanissimi protagonisti di film cult della nostra cinematografia – da Ladri di biciclette a La vita è Bella – fanno un interessante bilancio di come quest’esperienza abbia segnato la loro vita. La Giuria ne ha riconosciuto l’originalità assegnandogli il primo premio. Secondo il film della Crocker.
Tra i molti Premi speciali ricordiamo il ‘Giotto super BèBe’ a The Mods, un ‘corto’ (nella sezione +3) degli italiani Alessandro Portincasa e Antonio Padovan e l’Amnesty International Award (nella sezione +18) assegnato ai francesi Beach flags e Fatima.
Un’ottima edizione per uno splendido futuro
Ancora una volta il bilancio di questo Festival – unico per il mondo cui si rivolge, per la sua mission di formare i cittadini di domani (si spera in parte migliori di quelli dell’oggi) e per la sua finalità di avvicinare i giovani fin dalla più ‘tenera’ età al cinema (ma anche alle altre arti) in modo critico e autonomo – è stato ottimo: l’auspicio è che tanti sforzi abbiano un successo crescente e una divulgazione diffusa nel mondo della scuola perché quella portata avanti dal Festival di Giffoni è autentica cultura con un respiro internazionale sulle problematiche dell’oggi e del domani.
E la cinematografia italiana? Ha ottenuto buoni risultati nelle sezioni in cui era presente: spiace costatare che nell’intera fascia della maturazione dei giovani e delle problematiche connesse non abbia espresso prodotti degni della competizione.
L’auspicio finale è vedere molti dei film del Festival nella normale programmazione. Speriamo non sia un sogno di mezza estate.