XV EDIZIONE FESTIVAL PERGOLESI SPONTINI
Montecarotto – Teatro Comunale
Una serata barocca in ricordo del castrato Nicolini
(16 settembre 2015)
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Uno dei più grandi interpreti dell’opera sei-settecentesca fu il castrato Nicola Grimaldi detto Nicolini (Napoli 1673–Napoli 1732), grande cantante e grande attore, per il quale Pergolesi aveva concepito il ruolo di Marziano della Sallustia, peraltro mai cantato dal Nicolini che morì prima.
A questo virtuoso del passato è stato dedicato un concerto barocco con un virtuoso del presente.
Al Teatro Comunale di Montecarotto, uno dei tanti gioielli di cui le Marche sono piene, si è esibito il controtenore Carlo Vistoli, un funambolo dalla voce di velluto, accompagnato dall’Ensemble Talenti Vulcanici diretto da Stefano Demicheli.
Il cantante segue i canoni della “dottrina degli affetti” e della prassi esecutiva barocca, dà espressività alla frase con accento scandito e parola chiara, tiene con sicurezza il ritmo della tempesta di note ribattute, fa sfoggio di virtù belcantistiche grazie ad un’eccezionale agilità vocale, una magistrale gestione del fiato nelle fioriture, nelle scale cromatiche e nel canto spianato, nel quale, oltre al sostegno dei suoni, emerge anche la morbidezza della linea di canto.
Le notevoli abilità virtuosistiche e la consolidata perizia tecnica del controtenore romagnolo si evidenziano nelle arie di furore, dalla ricca coloratura, fittissimi vocalizzi e canto sbalzatissimo (“T’amai quanto il mio cor già seppe amarti” da Amadigi di Gaula di Händel), ma la bellezza della voce si assapora totalmente nelle arie di dolore con accompagnamento lento e recitativi morbidi e sensuali (“Torno ai ceppi” e “Se penso a Statira” da Arsace di Domenico Natale Sarri o Sarro), dove le larghe arcate, i lunghi fiati, i suoni rinforzati con la messa di voce, tenuti e dilatati, la levigatezza e la morbidezza del canto (“Cor ingrato” e “Cara sposa” da Rinaldo di Händel) e l’espressività dell’accento (“Per trucidar la perfida” da Sallustia di Pergolesi) danno il giusto risalto ad una voce particolare, dal colore contraltile denso e screziato, seducente e carnoso nella zona centrale, brillante e prepotente negli slanci acuti, con appoggi gravi non di petto tranne un affondo bassissimo nel bis “Venti, turbini” dal Rinaldo di Händel (possibilmente da evitare), aria difficilissima eseguita bene durante il concerto. Comunque anche le arie e gli ariosi lenti hanno al loro interno una sezione fiorita.
Inoltre la voce di Vistoli è ampia ed estesa, il suono è sempre pieno e rotondo (“Si scorgo amante” dall’opera Cambise di Alessandro Scarlatti) e soprattutto aperto, non intubato come fanno alcuni, sia uomini che donne, per scurire il suono, è una vocalità speciale per timbro e spessore che fluisce con naturalezza anche nei cambi di registro.
L’Ensemble Talenti Vulcanici (tutti sempre in piedi, non so perché) apre e chiude ogni aria ed interloquisce con la voce, anche con strumenti antichi, oltre a dar prova della sua bravura nelle Ouverture di Arsace di Domenico Natale Sarri o Sarro e di Rinaldo di Händel e nella Sinfonia interna dal primo atto dell’Amadigi di Händel.
Stefano Demicheli, ora seduto al cembalo ora in piedi davanti ai musicisti, dirige con passione e precisione del gesto.