ideazione di Giacomo Bisordi
a cura di Gabriele Lavia
con Pietro Biondi, Daniele Biagini, Andrea Macaluso
Produzione Fondazione Teatro della Toscana
Durata: 1 ora circa
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Galileo Galilei, il teatro, la nascita delle scienze moderne. Dopo il tutto esaurito di lunedì 7 e 14, ultimo appuntamento lunedì 21 settembre, ore 18, nella Tribuna Dantesca della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, con la lettura del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, a cura di Gabriele Lavia su ideazione di Giacomo Bisordi.
Pietro Biondi, Daniele Biagini e Andrea Macaluso leggeranno le pagine della prima edizione fiorentina del capolavoro di scienza e letteratura del fisico, filosofo, astronomo e matematico pisano, datata 21 febbraio 1632 e conservata nel Fondo Galileiano della Nazionale, che raccoglie quasi tutti gli autografi esistenti di Galileo e molte sue opere a stampa.
Un incontro, un’occasione di avvicinamento a Vita di Galileo di Bertolt Brecht, lo spettacolo diretto e interpretato da Gabriele Lavia, e prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana, in coproduzione con il Teatro Stabile di Torino, che dal 28 ottobre al 12 novembre aprirà la nuova Stagione della Pergola.
“Con Vita di Galileo”, ha affermato il Maestro, “saldo il conto con la mia vita di teatrante”.
“I Discorsi … saranno i fondamenti di una nuova fisica.” Siamo nel finale di Vita di Galileo di Brecht. Andrea Sarti raccoglie dalle mani di Galilei l’eredità del suo pensiero, la ricerca di una vita: “È mio proposito esporre una nuovissima scienza che tratta di un antichissimo argomento. Il moto. Con l’aiuto di esperimenti ho scoperto alcune sue proprietà che sono degne di essere conosciute”. Gabriele Lavia porterà in scena Vita di Galileo dal 28 ottobre al 12 novembre alla Pergola, inaugurandone la nuova Stagione, ma intanto, lunedì 21 settembre, ore 18, cura, su ideazione di Giacomo Bisordi, l’ultima lettura di quei Discorsi ovvero il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, l’opera più significativa della produzione galileiana, in bilico tra narrazione e relazione, tra soggettività e oggettività dello stile, nella Tribuna Dantesca della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
Il testo, scritto a Firenze e qui stampato il 21 febbraio 1632, recando l’imprimatur ecclesiastico datato 1630, è dedicato al Gran Duca Ferdinando de’ Medici (1610-70) figlio di Cosimo II, presso il quale Galileo nel 1610 aveva cercato e ricevuto accoglienza come “matematico e filosofo”: questo il ‘copione’, conservato nel Fondo Galileiano della Nazionale, usato al leggìo da Pietro Biondi, Daniele Biagini e Andrea Macaluso.
Il Dialogo, dunque, appare circa 15 anni dopo il decreto del Sant’Uffizio che prescriveva l’insegnamento soltanto ex suppositione dell’eliocentrismo, che Galileo nell’Introduzione nomina “salutifero editto”, e ripercorre tutti capi salienti della convinzione copernicana di Galileo, la sostanza della Luna, i satelliti di Giove, le macchie solari, la relatività del moto, e (diluite fra gli altri) le maree, con la contrapposizione sì di tutti gli argomenti portati in contrario dai sostenitori di sistemi cosmologici geocentrici, ma con indizi più stringenti della loro maggior plausibilità, conditi da inequivocabili lezioni di metodo. Nonostante le mille precauzioni, il Dialogo venne denunciato al Tribunale dell’Inquisizione poco dopo la sua pubblicazione. A seguito della condanna del suo autore per “veemente sospetto di eresia” e della sua abiura, l’opera fu proibita e inserita nell’Indice il 23 agosto 1634, procurando al tipografo Landini ingenti perdite, delle quali cercò di farsi risarcire da Galileo per vie legali. La macchina della censura ecclesiastica non aveva funzionato e lo strumento dell’imprimatur si era rivelato questa volta profilassi inefficace contro la libera circolazione delle idee.
Gabriele Lavia ha scelto di curare questa lettura perché il Dialogo è, innanzitutto, un’opera teatralmente riuscita, collocata in un tempo (passato) e in un luogo (lontano) reali della vita di Galilei, e composta da quattro conversazioni scientifiche, tenute da tre protagonisti in quattro giornate diverse, nell’elegante e ricco palazzo di Sagredo a Venezia. Nella dinamica del testo, Salviati è una figura centrale: egli incarna lo stile e la metodologia del nuovo scienziato e si maschera da “copernichista”; Simplicio rappresenta la difesa passionale e letterale dell’aristotelismo e del geocentrismo, nel terrore del “conquasso del cielo della terra e di tutto l’universo” che l’eliocentrismo può recare; Sagredo è l’uomo ben dotato e disponibile a farsi convincere dalla logica e dalla retorica di Salviati. Galileo domina bene il volgare, sa gestire con abilità le regole del dramma e la dinamica della finzione nel suo rapporto con la verità.
Lo scienziato presenta la sua opera come “filosofica”, credendo che le nuove scienze siano l’ultimo sviluppo della filosofia e non, piuttosto, un sapere diverso dalla filosofia e non alternativo a essa. L’alto oggetto della filosofia, ovvero la costituzione dell’universo, viene presentata al centro di una disputa su una duplice possibilità: i sistemi del mondo sono almeno due, appunto quello tolemaico e quello copernicano. Durante il Dialogo si impone progressivamente, e quasi per sua propria forza, la verità della posizione copernicana, mentre di contro l’invenzione tolemaica appare sempre più lontana dalla realtà, sebbene difesa da Simplicio con passione crescente, quasi a dire che la verità di una teoria si dà indipendentemente dalla foga con cui la si asserisce o dall’indifferenza con cui la si prende. Proprio qui si misura, peraltro, la distanza tra il passionale Galileo e l’indifferente soggetto del sapere scientifico che Galileo stesso intende presentare. Ma si tratta di un intreccio difficilmente districabile.
È notevole che la matematica, classicamente usata in astronomia, diviene la chiave di scrittura e lettura, ma ancora più notevole è che la materia terrestre sia descritta al pari dell’etere delle sfere della cosmologia antica: perfetta, inalterabile, dotata solo di movimento locale. Avviene così una reale unificazione di astronomia e fisica, essendo gli astri e la terra conosciuti mediante un unico metodo, dominati dalle stesse regole del calcolo, retti dalle stesse leggi del movimento.
Nel Dialogo troviamo quindi al lavoro, teoretico e tecnico, la genesi delle scienze moderne.
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BIGLIETTI
Posto unico: 3€
In vendita presso la biglietteria del Teatro della Pergola, via della Pergola 18.
Tel. 055.0763333; e-mail biglietteria@teatrodellapergola.com.
Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.
Domenica chiuso.