per soli, coro e orchestra di Gioachino Rossini
R.O.F. 2015Pesaro, Adriatic Arena
(15 agosto 2015)
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A ferragosto chi va al mare, chi va al monte, io sono andata alla messa insieme alla marea di persone che gremiva l’Adriatic Arena di Pesaro per la solenne Messa di Gloria di Rossini.
Questo gioiello di musica sacra, che lascia trasparire reminiscenze di altre opere (Viaggio a Reims e Comte Ory all’inizio, Aureliano in Palmira nel terzetto), rivela l’attenzione di Rossini alla costruzione dei cori e all’eleganza della strumentazione, purtroppo ci è pervenuta composta solo dal Kyrie per coro e due tenori e del Gloria per tutte le voci.
Il Coro del Teatro Comunale di Bologna, preparato e diretto dal Maestro Andrea Faidutti, fa subito bella mostra della sua compattezza sopra le cupe note iniziali del Kyrie tratteggiate dall’Orchestra Filarmonica “Gioachino Rossini”, diretta da Donato Renzetti. Al Coro si uniscono i due tenori nel “Christe eleison”, il virtuoso Juan Diego Florez per le tessiture più acute e Dempsey Rivera che gli fa da controvoce con tessitura più bassa.
Florez brilla in tutti i brani solistici con slanci sempre a fuoco, facilità d’emissione in ogni registro, sovracuti luminosi e sensibili scale cromatiche (dal Gloria: “Gratias agimus tibi”, “Qui tollis peccata mundi” ricco di fiorettature, “Qui sedes a dextram Patris”). Correttissima Jessica Pratt nel “Laudamus te” del Gloria fa sfoggio della sua arte belcantistica con suoni puliti, filati sonori e uso della messa di voce. Bello il timbro del mezzosoprano Viktoria Yavaya, che dovrebbe rinvigorire le note gravi. Bellissimo il colore, notevole l’ampiezza vocale del basso Mirco Palazzi nel melodrammatico “Quoniam tu solus sanctus” del Gloria, introdotto dalla voce solistica del clarinetto e sostenuto dall’intreccio sonoro di coro e orchestra. Ogni brano ha un’introduzione strumentale molto bella e il tutto orchestrale è un vero trionfo. Il Gloria, infatti, richiede un’orchestra squillante ed intensa.
Un ambiente più raccolto avrebbe giovato alle voci.
Nella seconda parte si ascoltano due cantate per solisti.
“Il pianto d’Armonia sulla morte d’Orfeo”, cantata di Girolamo Ruggia per tenore, coro e orchestra, si apre con una Sinfonia, cui segue un coro maschile (“Quale i campi Rodopei’’), poi entra Armonia col recitativo “Sparse il lacero crine’’ che sfocia nell’aria “Nelle spietate Furie’’, poi altro recitativo “Ma che tu desti già’’ e l’aria con coro “Almo piacer de’ Numi”. Armonia è interpretata da Juan Diego Florez, virtuoso e belcantista d’alto lignaggio, morbido negli attacchi e nella linea di canto ben calibrata, perfetto nei passaggi da un registro all’altro, scintillante nei dialoghi con un caldissimo violoncello che sfuma il suono e lo smorza e con un voluttuoso clarinetto, deciso nelle impennate acute e negli slanci finali in sovracuto.
“La morte di Didone”, cantata drammatica per soprano e orchestra, è introdotta da una pagina orchestrale di grande intensità che enfatizza la solennità della situazione, seguita da un coro dolente che dà il passo alla disperazione di Didone, interpretata da Jessica Pratt. Il soprano australiano sfoggia la sua arte belcantistica con delicatezza d’emissione, lunghi filati rinforzati, sensibili scale cromatiche, superbe arcate che si espandono in acuto, in dialogo con un bravo corno e altri strumenti solisti e accompagnata da una musica a volte spumeggiante, che, come spesso accade in Rossini, non sempre segue gli stati d’animo.