drammaturgiadi Jalila Baccar e Fadhel Jaïbitesto diJalila Baccar
———
Violence(s) è uno spettacolo sconvolgente, uno spaccato della vita reale della Tunisia d’oggi che demolisce una visone collettiva tenuta viva e alimentata dall’esposizione mediatica di quella che veniva chiamata “primavera araba”.
Tutti siamo stati affascinati da quella forza rivoluzionaria innovativa, trainante. Ma scopriamo ora attraverso le pagine di questo racconto fatto di singole vicende (tutte di color nero) che riflettono la gravità della situazione sociale e quindi politica di quel paese “una riflessione su delitti, grandi e piccoli, reali e immaginari, commessi da gente “comune”, esseri eccezionali o psicopatici”. L’iniziale tzunami di freschezza e giovanile entusiasmo della primavera araba pare non abbia lasciato un solco profondo nella società, Nell’arco di un tempo limitato la disperazione ha preso il posto della speranza, l’entusiasmo si è esaurito nel botto del tappo di champagne, l’ottimismo ha presto ceduto il passo alla paura e le manifestazioni pacifiche alla violenza che dilaga in tutto il paese contagiato dal fanatismo islamico in crescita quasi dovunque nel mondo musulmano. La vita non ha più valore in un mondo dominato dal fondamentalismo islamico, dalla ferocia tribale in Libia, dalla follia distruttrice in Siria, dalla guerra fratricida fra sunniti e sciiti in Iraq, dai massacri dell’Isis, dal caos in Yemen. In Tunisia la disoccupazione è alle stelle, la crisi delle imprese peggiora di giorno in giorno e la situazione nelle regioni interne è drammatica. Come si può dunque pretendere, come dice il regista Fadhel Jaïbi “che migliaia di giovani tunisini si sarebbero gettati a mare per raggiungere il “mondo libero”. Perché tante violenze, stupri, furti, saccheggi, in aumento esponenziale? Al di là della spiegazione culturale, sociale, economica, politica, psichiatrica, non esiste forse un grande mistero, un buco nero insondabile legato al “passaggio all’azione”? Annientarsi o annientare l’altro, questa è la questione lacerante al cuore della nostra indagine civile, artistica.”
La drammaturgia (curata da Jalila Baccar e Fadhel Jaïbi) è declinata su ritmi lenti che rispecchiano le tensioni non sempre represse, le realtà che sfumano nella alterata cognizione (finta o sincera) dei personaggi, nella nevrotica esplosione di atteggiamenti specchio delle loro tribolazioni psichiche.
La regia di Fadhel Jaïbi (che cura anche scene e luci) è pulita e direi sofferta come lo sono i suoi personaggi. Gli attori (Jalila Baccar, Fatma Ben Saïdane, Noomen Hamda, Lobna M’lika, Aymen Mejri / Nesrine Mouelhi, Ahmed Taha Hamrouni / Mouïn Moumni) interpretano i difficilissimi ruoli con grande attenzione e professionalità con acconce tonalità e gestualità sempre funzionale. Le musiche ei suoni sono curati dal bravissimo Kais Rostom.