Ambientato a Singapore, città-Stato del Sud-Est asiatico (sita sulla punta meridionale della penisola malese cui è collegata da una ferrovia e da un ponte, caratterizzata da numerosi corsi d’acqua e laghi e da un clima equatoriale e tra le zone più ricche del mondo grazie anche al suo frequentatissimo porto) dalla popolazione composita comprendente diverse etnie e religioni, Best of, scritto nel 2013 per la celebre attrice malese Siti Khalijah Zainal da Haresh Sharma (Singapore 1965, famoso, attivo e pluripremiato drammaturgo) e rappresentato nel medesimo anno al M1 Singapore Fringe Festival – primo dei testi di Sharma tradotto in italiano – racconta una storia apparentemente comune che ha la capacità di mostrare la profonda dicotomia tra una società multiculturale, moderna e progredita e la profonda solitudine della protagonista.
Si prende così coscienza che anche in quell’area del mondo di cui poco si sa nel nostro quotidiano esistono problematiche complesse come quella in cui si trova la giovane donna che vive la schizofrenia del mondo contemporaneo tra una vita cui l’alto progresso tecnologico dà l’illusione di essere sempre in contatto con qualcuno in virtù di un prepotente e imperioso cellulare ultramoderno e dalle infinite funzioni e la palese incapacità di interagire con l’altro creando rapporti umani appaganti e intensi.
Di religione musulmana, la protagonista – di cui non si conosce il nome assurgendo quindi a simbolo del disagio odierno – con un cugino in galera (unico suo punto d’appoggio) e la madre malata è sposata e in rotta con il coniuge con il quale arriva a comunicare da una stanza all’altra via messaggi… naturalmente come in numerose parti del mondo vorrebbe divorziare, ma la sua fede mentre dà piena libertà al marito di chiedere il divorzio obbliga la donna a dipendere dalla firma del coniuge che approfittando di ciò non si presenta a firmare aumentando in lei il senso d’incertezza e disagio e mostrando una palese diversità tra i due sessi anche in questo caso sancita dalla religione.
Sul crinale tra modernità raffinata e tradizione vincolante la donna è sola come dimostra il suo essere ancorata a una panchina mentre scorre la vita di una fantasmagorica e futuribile città che la brillante fantasia di Manuel Renga – il quale insieme ai colleghi registi Vittorio Borsari e Valentina Marcotti complice la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano ha fondato nel 2011 la Compagnia Chronos3 cui si deve lo spettacolo – ha immaginato contenere le torri di alcune grandi metropoli e in cui scorrono ore e stagioni a indicare l’eterna ripetitività della fatica di vivere indipendentemente dal progresso.
Un’ottima e duttile Elena Ferrari dà vita a questo essere fragile e forte che è la donna sotto ogni cielo a sua volta diretta da Tatiana Olear dalla regia vivace ed essenziale per ribadire che la donna è un pilastro fondamentale della società.
TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=kE-3kepcF-E&feature=youtu.be